Acpol notizie - Anno I - n. 1 - Ottobre 1969

pitalismo. 11 potere economico tende a imporre modelli di sviluppo sottratti al controllo politico anche attraverso la dimensione sovranazionale in cui le· forze capitalistiche si esprimono oggi in forme nuove e in misura crescente, spostando a quel livello i centri reali di decisione e di potere. La possibilità di uno sbocco positivo del le nuove tensioni che emergono nella nostra società implica perciò anche una lotta radicale contro le tendenze in atto nel quadro d~i rapporti internazionali, dell'-imperialismo e delle logiche di potenza, che antepongono agli interessi dei lavoratori gli interessi statuali e nazionali. La situazione internazionale è i nfatti caratterizzata da una tendenza sempre più netta da parte delle potenze egemoni ad un mantenimento del le rispettive sfere di influenza. Lo stesso intervento sovietico in Cecoslovacchia va visto in questa luce, come testimonianza della volontà sovietica di mantenere inalterato I'equi Iibrio e le caratteristiche del suo "campo". specialmente per quello che riguarda l'organizzazione del pote.re. Per converso lo schieramento atlantico ne ha tratto pretesto per accentuare~ con un giro di vite in senso conservatore, la chiusura esistente nell'attuale equilibrio. economico - sociale dei paesi capitalisti. '[ Questa situazione di stallo fra i blocchi ha dunque 1.:1dnuplice effetto. D'un canto serve a cicatrizzare le strutture esistenti al loro interno, comprimendo le tendenze al cambiamento che urgono nei paesi capitalisti e nei paesi socialisti. D'altro lato essadi fatto favorisce lo sfruttamento imperialista nei confronti dei popoli del terzo mondo, le cui risorse economiche, socia Ii, civ i Ii sono oggetto di un permanente saccheggio e i cui tentativi di riscatto politico sono sottoposti ad una permanente repressione. ~ Bi.~ oteca Gino Bianco Paeselegalee paesereale I problemi della società italiana di oggi hanno radici lontane. La divisione del mondo in blocchi contrapposti, trasferita nel la lotta politica italiana, ha avviato, con la fine del l'a Ileanza antifascista, una contraddittoria ric9struzione materiale dello Stato, determinando una ferita profonda nel tessuto civile ed un impoverimento oggettivo .della società politica. Esclusa in gran parte la classe operaia del potere, essendo i suoi maggiori partiti col locati in un'opposizione frontale; diviso anche il movimento sindacale da frontiere ideologiche,· le fo~ze dominanti nel la società civile e in quella politica sono state quelle economiche e quelle ecclesiastiche. Le prime per naturale vocazione, le seconde attraverso il carattere confessionale del partito dominante, hanno stabi lito rapporti organici con il potere politico, il quale si è così sottratto ad una dialettica efficace ed in buona misura al condizionamento necessario del le masse' popolari, di cui doveva essere interprete. Sempre più la maggioranza, restringendo l'area di formazione delle scelte ai vertici, ne escludeva larga parte del Paese. A sua volta l'opposizione, pur este.ndendo i suoi consensi elettorali, non era in grado di proporre · una alternativa capace di determinare una reale modifica degli equilibri economici, sociali e politici. All'inizio degli anni '60 l'esigenza di dare sbocco politico a tensioni e lotte sociali, che anche allora ebbero particolare· intensità e carica democratica, aveva fatto maturare indicazioni e progetti di "riforma di struttura" ai quali venne contrapposta, in chiave moderata, una strategia di generica socialità. Questa contrapposizione è apparsa evidente attraverso le trascorse vicende e le inadempienze del centro - sinistra, man mano che la massiccia reazione degli interessi minacciati e la stessa eterogeneità dello schieramento di maggioranza, ne I l'ambito del quale trovavano ampia accoglienza istanze moderate, hanno sconfitto una strategia che non coglieva il senso della necessaria complementarietà di due tipi di riforme, sociaIi e di struttura, e che proprio per il suo condizionamento moderato non riusciva a stabilire un valido legame con le masse popolari e con le forze sociali e sindacali. Gli stati di necessità In ma.ncanza di questo rapporto e del la ~pinta conseguente, le istanze moderate sono' progressivamente riuscite a prevalere sulla strategia del le riforme e ad avere partita vinta attraverso ·una serie di asseriti. "stati di necessità", determinando l'invei uzione in senso "sta bi lizzatore" di un patrimonio ideale, che nel la strategia del le riforme e nell'incontro tra forze politiche di ispirazione cattolica e socialista aveva cercato la spinta e trovato la motivazione di origine. D'altra parte, in assenza di un efficace sbocco politico, l'iniziativa del movimento operaio e le rivendicazioni sindacali non hanno trovato una propiezione dinamica sul piano delle forze politiche e quindi o non hanno potuto inoltrarsi fino ad incidere sui caposaldi del potere o, quando li hanno intaccati, si sono trovate esposfe ad una risposta del sistema che si è scaricata proprio sulla condizione operaia, nella fab- . brica e nel la società. In seguito a questo processo involutivo della situazione politièa i grandi gruppi capitalistici sono riusciti ad eludere ogni programmazione e controllo politici, cioè ogni capacità di riscatto della società dalla logica di impresa: questo riscatto, attuato attraverso i I controllo poi itico .del potere economico e la definizione autonoma degli obiettivi e dei meccanismi di sviluppo della società nel

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