Acpol notizie - Anno I - n. 1 - Ottobre 1969

MOTIVAZIONI DELLPEROPOSTE ORGANIZZATIVE Desidero richiamare sinteticamente alcuni punti di analisi emersi dalle relazioni di apertura e dal dibattito sul ruolo dell'ACPOL. L.:aconvergenza nell' A.C.POL di persone inserite a diversi livelli nelle strutture partitiche e di persone impegnate nella cosidetta sinistra sociale è stata oggetto di riflessione già in sede di costituzione formale dell' Associazione. E già al Iora noi trovammo le ragioni di questa convergenza in alcune scelte di merito che il dibattito ha evidenziato: "l'impegno per una profonda modificazione e ristrutturazione della sinistra in una nuova prospettiva politica" che superasse le posizioni tradizionali, non idonee a costituire un polo di attrazione privilegiato. D'altra parte ci rendiamo conto che una incisiva, una positiva contestazione all'organizzazione capitai ista del la società sarebbe stata, e sarebbe oggi, impossibile se non costituisse lo sbocco di una spinta di base e non fosse connessa ad un allargamento della partecipazione democratica e ad una mobilitazione politica di cui_ l'A.C.POL intendeva anche farsi promotrice, identificando così un momento preliminare necessario, anche se non esauriente dell'impegno dell'Associazione. Questa mobilitazione deve svolgersi da un lato nel contesto di lotte con precisi obiettivi, dall'altro sul presupposto di una riflessione - elaborazione che motivi e fondi proposte, e che organizzi sintesi politiche. PUNTI FERMI Abbiamo. individuato due punti fermi: quello iniziale, I'ACPO L come associazione di sperimentazione di base, di mobi lit.azione, di partecipazione, di riflessione, ed elaborazione di proposte e sintesi po.litiche; e quello finale: la ristrutturazione della sinistra, se vogliamo definire l'obiettivo in termini di forze; la identificazione di una strategia della classe lavoratrice per percorrere la via italiana ad una democrazia socialista di cui non ci sono forniti modelli precostituiti e che quindi dobbiamo sperimentare e costruire, se preferiamo indicare l'obiettivo in termini di contenuti e di partecipazione. Tra uesti due momenti ci sono alcune variabili, che sblloeca Gino Bianco di ANTONIO FONTANA potremmo definire alternative intermedie, aventi gli stessi caratteri qualitativi dell'ipotesi finale - volte cioè alla realizzazione di una strategia di democrazia socialista nel senso che prima indicavo: proiezione del1A' CPOL in un movimento politico 1) autonomo, o 2) coinvolgente aJtre forze eventualmente disponibili (come PSI e PSIUP) che si muovono nel l'area socialista, anche se non esauriscono, a livello istituzionale, la rappresentanza di tale area. La scelta fra queste ipotesi intermedie mi sembra che debba esseremotivata sulla base di due parametri: 1) il loro grado di idoneità a realizzare o ad accelerare la realizzazione dell'obiettivo qualitativo che hanno in comune con la stessa ipotesi finale, cioè la costruzione di una prospettiva di democrazia socialista in Italia 2) la disponibilità delle forze dell'area socialista. Quale che sia la scelta tra queste alternative, essepongono il problema di una sopravvivenza o meno del1'ACPOL; in caso affermativo non più associazione di parcheggio, ma movimento politico non partitico, capace di agire come forza· di pressione strategicamente orientata nei confronti del le sinistre partitiche e del la sua stessa eventuale proiezione; che si muove, cioè, con alcune caratteristiche talvolta evidenziate dai comitati di base nei confronti dei sindacati, quando questi comitati agiscono in uria logica che non si limiti alla contestazione verbalistica, ma cerchi l'impatto innovatore con forze del movimento operaio organizzato, a loro volta aperte a recepire queste spinte che travolgono buroçratismi e schematismi. Sarebbe, comunque, pericoloso eludere le ipotesi intermedie ed avvicinare il momento iniziale a quello finale e fare oggi del I'ACPO L solo un luogo di incontro, una specie di cenacolo per il dialogo che, così configurandosi, sarebbe certamente "aperto" e senza discriminazioni ma solo perchè non avrebbe alcun volto. E quanto al dialogo, permettetemi di dire che nessun lavoratore ne è mai stato protagonista. I lavoratori hanno attuato non il dialogo ma una lotta comune e hanno ricercato strategie unitarie per problemi comuni; e questo, al sistema partitico, lo insegna la realtà sindacale, ed è un insegnamento maturato anche contro la leadership politica dei sindacati. 11dialogo, d'al-

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