Carlo Maria Curci - Sette libere parole di un italiano sulla Italia

42 DRITTO E CONVENIENZA maggior patriottismo e più scolpita italianità di quel che ne avesse l' italianissimo autore del Poema sacro. Se si prescinde da quest'unico caso, di cui g·ià dissi a cui si deve imputare la colpa, le tendenze italiane per l'Austria sono follie od imposture, niente meno che g·li odii politici e le a v, versioni mortali. Il solo che può asserirsi con verità è che una parte d'Italia, e forse la maggiore, è indifferente a questo che uno Stato della Penisola sia o non sia suggetto allo straniero, in quanto la mollitudine non vi vede compromessi i suoi interessi, ed al decoro italico resta del tutto estranea. Per quanto si è predicato e mentito, in capo ai nostri popoli non è entrato che l'origine di tutti i loro mali ed il principio di ogni loro bene dipendono dal tenere o non tenere l'Austria un piede nella Italia. Il sentimento poi della dignità nazionale, la quale certo si vantag'gerebbe non poco se tutta fosse padrona di sè, non è, e forse non può essere comune alla moltitudine. II pretendere di risuscitare . gli eroismi pagani di Sparta e di Roma è quasi lo stesso che voler divertire i nostri popoli c9i giuochi istmici o colle lotte gladiatorie. L'antichità pagana ebbe una grandezza non possibile a riprodursi nella età moderna; e l'idolatria della patria è una via·tù o un vizio, non buono ad altt·o ehe per alimentare i sogni di qualche riscaldato cervello. Con questi elementi imbarcatici lo scorso anno

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