Carlo Maria Curci - Sette libere parole di un italiano sulla Italia

6 LIBERTÀ più non ha cessato il rischio della tirannide dei pochi, e l'ha anzi causata; per un aHa·o verso ci ha tolto quasi ogni speranza di consistenza ai· Go· vemi liberi, in quanto una costituzione civile e popolare non può tenea·si in piedi lunffamente, senza che sia appoggiata sul suffragio e sul concorso del vero popolo, cioè della maggiot·e sua parte. Pertanto ad acquistare questo suffragio e questo concorso dell'universale dovean rivolg·ersi gli studii dei veri amatori di libertà e d'Italia. Ed era , siccome sembrami, agevolissimo : un poco di lealtà, di moderazione, e sopra ogn' altro di disinteresse nei primi autori del movimento saria bastato per convincere i popoli italiani che si volea davvero la libertà : dove ne fossero stati convinti, il loro concorso non potea fallire; perchè i popoli, credete a me , non si fan pregare due volte per essere affrancati dall'assolutismo. Ora mi si dica: ci fu codesto poco di lealtà, di moderazione, di disinteresse, che era la condizione sine qua non di tutti i beni civili e politici sperati dalla Ilalia ? Indubital.amente in molti ce ne fu più di un poco ; e il Troya in Napoli, il Balbo in Torino , il Capponi in Firenze ed il Rossi in Roma erano uomini forse da ispi1·are quella indispensabil fiducia alla parte sana della Penisola , e da assicurarle le acquistate e ancor ba lenanti istituzioni. Ma i primi tre colle improvìdc morbidezzc verso la

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