Carlo Maria Curci - Sette libere parole di un italiano sulla Italia

DI ItE Pill!SSIONR 127 Un Governo che sospinga a tali estremi i go· vernati s'inganna bene all'ingrosso, se crede di conservarsi per questo mez1:o. Esso dichiarandosi iucapace della precipua sua missione, reca in forse il suo diritto; nel fatto 'poi troverà la morte nelle mani stesse della l'ivolta verso cui si volle mostrare tollerante e clemente. Oh! guardate! scriveva non ha guarì un forte ing<'gno; la Società è alle prese con selvaggi della più trista generazione, sbucati non dalle foreste, ma dal fango di una civiltà corrotta e corrompitrice! Con essi non si tratta di dottrine politiche e religiose, di tale o tale altra forma di Governo: non si tralla di sapere se saremo monarchici o repubblicani; cattolici, protestanti o ebrei. La quistione è questa; resteremo noi uomini o diventeremo bestie? val quanto dire conserveremo noi pel' noi, pei nostri figli il diritto di avere un'anima , uu pensiero, una coscienza indipendente? conserveremo noi il diritto di disporre della nostra persona , del frutto d elle fatiche nostre e de'nostri maegiori? ovveramente saremo de lle macchi11e , degli automi governati dalla verga del Dio Stato, com· messa alle mani dei demagoghi Mazzini, degli atei Proudhon e dei loro consorti? E non sat·emo propriamente a questo, quando Jo Stato anà assorbito tutto, facendosi pedagogo, maestro , industriale, artefice ed artista, come fa il portatore di lettere ed il fabbricante di tabacchi? Il d·iritto al travaglio, il diritto all ' assistenza non importa pro..

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