della borghesia. Questo non si deve intendere solo nel senso che questo assieme di interessi è idealmente com• preso nel programma socialista. Lo stesso postulato si traduce nella realtà con l'evoluzione storica, che fa della socialdemocrazia, come partito politico, il rifugio natu• raie di tutti gli elementi insoddisfatti e in tal modo il partito di tutto il popolo contro l'infima minoranza bor• ghese che detiene il potere. Soltanto, è necessario che i socialisti sappiano sem• pre subordinare ai fini supremi della classe operaia tutti i bisogni, tutti i rancori, tutte le speranze della folla eterogenea che accorre verso di loro. La socialdemocra• zia deve contenere il tumulto dell'opposizione non pro• letaria nei quadri dell'azione rivoluzionaria del proleta• riato e, in una parola, assimilare gli elementi che ad essa si avvicinano. Questo non è possibile se non a condizione che la socialdemocrazia costituisca già un nucleo proletario forte e politicamente educato, abbastanza cosciente da essere capace, come sinora è avvenuto in Germania, di trascinarsi a rimorchio i contingenti di declassati e di piccoli borghesi che entrano nel partito. In questo caso, un maggior rigore nell'applicazione del principio del centralismo e una disciplina più severa, esplicitamente formulata negli articoli dello statuto, possono costituire una efficace salvaguardia contro le deviazioni opportuniste. Infatti ci sono tutte le ragioni per considerare la forma di organizzazione prevista dallo statuto come un sistema difensivo diretto contro l'assalto opportunista; è così che il socialismo rivoluzionario francese si è difeso contro la confusione jauressista; e una modificazione nel medesimo senso dello statuto della socialdemocrazia tedesca sarebbe una misura assai opportuna. Ma, anche in questo caso, non si deve considerare lo statuto come un'arma che, in qualche modo. sia di per se stessa sufficiente: esso non è che un mezzo - 35 - B t I oteca Gino Bianco
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