D. Barbacciani Fedeli - Prolusione alla solenne apertura degli studi nel Ginnasio di Forlì ...

i4 segnan1ento in quella illustre città, e invitato con offerte arnplissin1e, or dalle Repubbliche di Venezia e Genova, or dal Duca di Para1a, or dal Gran Duca di Toscana, or dal Re di Fra nci a , or da Leone XI , e noveliamente dall' augusto ln1peratore, ciascun de' quali giovar si vol ea della sperirnentata di Lui dottrina, cedè finalmente agl'impulsi di Ferdinando de' Medici, Sovrano della Toscana, e protettore n1unificentissirrto de' dotti, e lette• rati, che lo tolse all' Accaden1ia di Bologna, per darlo. a qllella non meno celebre di Pjsa, ove a Lui solo accrebbesi l' onorario fìuo a due mila scudi d' oro fiorentn11 con molte franchigie , e privilegii. Un imtnenso nutnero di scolari, attratto da!la fatna di Mercnriale, accorse in quest' ultirna città, che beo potea dirsi in allora. l' italica Atene. Diè incon1inciamento alle lezioni, ragio.. nando sulle storie epiden1iche, e sul prognostico d' I ppocrate, e spiegò un trattato sulla generazione dell' uomo, sull' acqua, e sul vino, e sui bagni Pisani. Le quali cose tutte porta n o il ti tolo di praelectiones pisanae ~ che fece pubbliche, e che molta gloria a Lui partorirono. E che più dirvi potrei, U,litori umanissimi, per addimostrarvi ch' egli fu L' I ppocrate del secolo XVI, l' incomparabile tra i precettori? Che le prirnarie Ac.cademie d' I talia, strappandolo l' una all' altra dal seno, vollero tutte abbe Ili rsi del sapere, e della fa ma d i si gr a nd' uomo, desideratissimo dai primi Sovrani d' Europa? Per costituire una sì rara celebrità a Lui valse non poco l' eloquenza, e l'erudizione, di cui era fornito, onde a ragione veneravasi dai dotti per uno de' più insigoi filologi. A provarlo degnissin1o di questo titolo, io non tornerò novella rnen te a spiega re, ch' egli era conoscitore profondo delle lingue orientali; ch' egli fu primo tra i medici, i quali latina mente favellando dalla cattedra, nelle bellezze della lingua giunse a sorpassare, od almeno pareggiò i professori d' eloquenza. Orationis vero candore (scrive Paleotti all' atnico Latini) eos etiam ~ qui hanc dicendi artem profitentur, si non superasse, at aequasse salten2 fuit judica tus. Ed in altra lettera esclama , laudando sernpre il sapientissimo Mercurìale. O quanta honì inis eruditio , quarn suavissinu: mores! ..

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