In tributo di lode e gratitudine a Pio Nono

H particolar dimostranza. Ora in così lieta e festosa notte, tra l'abitato e le mura della città, non più questi Orti vedevi , ma si di giardini, tutti splendenti per vaghi lumi, gentil corona. Nè qui è tutto; cbè in ciascuno d' essi, per l' intera notte , a quanti entravano, cittadini o forestieri, fu dato, con isquisiti vini, graziosamente dissetarsi. Uno di questi poi (lo chiaman de' T artari) sovra degli altri ri.portò vanto. La via che faceva scorta, illuminata a fiaccole; illuminato a torce l' ingresso. Tutto per entro con bella grazia acconciato; ma alquanto più verso il mezzo. Un campestre arco, ornato a lauri, e a festoni, si affacciava imprevisto nella veduta. Appena dentro, da ambo i lati, era un palco di sonatori. Due loggiati mezzanamente alti, in forma di gotici, a un )ungo ed ampio sentiero facevan ala, e sovr' essi s' innarcavan verdure con fiori, ghirlande, e screziati lumi ingegnosamente intrecciati. Nel fondo, una gentil capannetta guernita fuori di ricche tende e festoni; e dentro, con vago ordin disposte, frammezzo lumi, una dovizia di bocce, che accoglievan licori d'ogni color, d' ogni gusto. Dalla capanna all'arco, superiormente, per via di cerchi, era tirato un cielo, donde pendevan palme, festoni, e dipinti lumi; dal quale insieme tutto si componeva tale una ridente scena, che era la più vaga, e leggiadra cosa a vedere. 1\'la ciò che ad ognuno sembrò veramente signorile larghezza, si è, che in due ampie ta,•ole, lunghe del pari che i due loggiati, cosparse di fiori e d' odorate erbe, si vedean seduti, tra cittadini e forestieri, un trecento convitati gratuitamente serviti di più vivande: e in mentre mangiavano, oltre ai cibi ed ai vini, 'Venivan da conserti e melodie soavissime rallegrati. Or mentre cittadini e forestieri nello interno della città, e in questi campestd luoghi deliziavano, si fece l'ora ad un fuoco d'artificio, il quale non senza alcuna novità d' ingegni s' era apprestato. Al gittare de' primi razzi, tutto il popol fu in Piazza . L'incendiamento comincia. Era finto un temporale: rimbombavano i tuoni; strisciavano con orrendi scoppi le folgori. I cori de' musici, con suoni fieri e squillanti, davano aiuto al subielto: parea di veder cosa terribile. In quel frastuono, l'incendio si fe' più lento , e pitt mite; la musica tornò giuliva; il fuoco si dipinse a bei colori: e in mezzo di esso comparve uno stemma con entro il Nome del Sovran Pontefice, tutto raggiante di limpidissima luce. Qui una

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