Luigi Cortesi ... [et al.] - Il Psi e la Grande guerra

so le nuove forme della sua· esistenza attraverso l'azione economica della lotta di classe, la quale ad un certo punto è anche azione politica, in quanto mira alla difesa del diritto operaio ed .alla conquista integrale del suo avvenire » 116 • Il Lanzillo giudicava i fatti insurrezionali e l'atteggiamento assunto dai sindacalisti, da un punto di vista rigorosamente teorico. Infatti anche nel ·suo articolo pubblicato ·sul Restio del Carlino egli insisteva sulla insufficienza del tentativo insurrezionale in Romagna e nelle Marche 117 • Secondo il suo punto di vista l'insurrezione non voluta, non prevista; non preparata, non poteva essere che un aborto. Nelle sue parole si può scorgere un invito a non lasciarsi travolgere da « impure contaminazioni» ideologiche e ad attenersi alla rigorosa tematica sindacalista che si esaurisce nello « sciopero generale ». I sindacalisti de L'Internazionale, però, richiamandosi alla esperienza della « settimana rossa », risposero alle critiche del Lanzillo, accusandolo di sacrificare all'astratta teoria, la valutazione immediata e diretta della realtà: « Se i lavoratori partecipanti allo sciopero generale senza nessuna preventiva suggestione, hanno concordemente e spontaneamente sentito la necessità di concretare la loro protesta nell'insurrezione repubblicana; se perfino i socialisti di Romagna - divisi dai repubblicani da un abisso di odio - hanno sentito la stessa necessità; ciò vuol dire che c'e nel proletariato italiano l'intuizione vasta formidabile, sicura di una necessità storica, superiore a tutte le differenziazioni fra le diverse frazioni rivoluzionarie. Di una necessità storica che impone assolutamente l'unità dello sforzo per sbarazzare il terreno del problema istituzionale» 118 • Di fronte a questo fatto nuovo i sindacalisti ritenevano ormai vano restare inerti, trincerati nelle pure teorie e sottrarsi per questo ad una azione rivoluzionaria. La loro prospettiva era profondamente mutata. L'esperienza ·deifa « settimana rossa » con il suo fallimento aveva loro imposto un radicale ripensamento della strategia rivoluzionaria. Essi erano giunti alla conclusione che una rivoluzione sindacalista per il momento era impossibile in Italia. Perché questa si attuasse occorreva creare prima le condizioni politiche adatte attraverso la distruzione delll'impalcatura dello stato monarchico. Ne conseguiva che il primo obiettivo e l'unico possibile, in quanto tutte le forze rivoluzionarie avrebbero potuto concorrervi, era la rivoluzione politica. La « settimana rossa» quindi rappresentò una svolta decisiva per tutto il-movimento sindacalista; la meta finale restava sempre la realizzazione della società sindacalista ma obiettivo immediato diveniva la rivoluzione politica. I sindacalsti, che erano stati sempre gli intransigenti assertori della tattica rivoluzionaria del~o sciopero generale espropriatore e avevano criticato qualsiasi altro metodo di lotta, propongono 116 Ibidem. 117 Il Resto del Carlinp, 26 giugno 1914. 118 La nuova ubriacatura, ne L'Internazionale, 11 luglio 1914. 78 BibliotecaGino Bianco

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