Angelo Maria Ricci - Elegie ed epicedi

64 ;N è véggio altro, dovunque il guardo io giro, Che in rozzi panni per l'erbosa riv-a Errar vaghi fanciulli ..... e qui sospiro! E dico: o voi che la vedeste viva, Quand'ella con materno atto pietoso A voi la mano generosa apriva, Meco venite a mattinar lo sposo Dell'alme che Dio stesso a se marita Nel bacio dell'altissimo riposo i Venite, o fiori primi della vita, Che forse un dì sarete e sposi e padri, E saprete qual sia la mia ferita; Meco·venite, o pargoli leggiadri, Caste fanciulle, cui fin d'ora inclina Prematura pietaùe ad esser tnadri, Meco adZorar la Vittima ·divina, · · Che a noi que' cari che più qui non sono Nel consorzio dell'anime avvicina. Già delle sacre squille il vigil suono Ne cl.tiama al tempio, all'ara, ove si crea Nuova luce di gloria e di perdono. Così dicen~o parvemi in idea Venir la fida sposa di lontano Che per l'arco dell' i1·ide scendea

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