Angelo Maria Ricci - Elegie ed epicedi

1~4 E tu dal Lazio, ei dall' Acheo rnetallo Alle ltale Camene i prischi n1odi Senza sforzo traeste, e senza fallo.... ! Farò come colui che pianga e lodi Mesto intessendo funebre corona, Che avrà pur laude, se tu piagni, e m'odi Nel dir .di Lui, che della sua Verona Primo dipinse la funerea Cl1iostra Dove morte a pietà dolce ragiona .. , Ma chi l' orrevol gleba i vi mi mostra Ove posi colui che al mondo un giorno « Mostrò quanto potea la lingua nostra? N è ancor la veggo a quelle tombe intorno, N è tanto ho cor, cl1è dall'avello or ora D' amata sposa lagrimando io torno. Pur trascorrendo col pensier talora Quel recinto feral che tutto in mente Ne' suoi be' versi rni verdeggia ancora,. Da l unge ad(\ito alla pietosa gente Un angol sacro ove in pace riposi Il lacrimato cenere eloquente; E il vu.o' locar sotto que; salçi onzbrosi Che Inollemente le riverse chiome Sovra i muti inchin~r tumuli erbosi:

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