Felice Turotti - Carlo Alberto e Vittorio Emanuele II

-(34 )- Non dimeno se io ho potuto desiderare che il nostro buon · Vittorio Emanuele ci ordinasse di marciare verso la frontiera e di ·,. dare volonterosi la \'ita per procacciargli alcuna gloria, le cose cambiarono assolutamente d'aspetto a\ momento della sua abdicazione. 'rutti i prestigi più seducent'i disparvero, un lugubre velo si distese su tutta la patria:, tutti i nobili cuori si sentirono assiderati, ed io così giovine abbandonato in quei momenti da tutti gli uomini ragguardavoli che dirigevano l'amministrazione, e che credettero con ragione di doversi ritirare, mi ritrov~i solo per , dir così, di fronte ad una rivoluzione di 'carbonari. Io doveva salvare la famiglia reale, la capitale , doveva rispondere a Dio ed agli uomini d~ll'indipendenza nazionale che poteva essere grave- · mente compromessa col menomo passo falso in riguardo allo straniero. Essendo alla testa dello stato ho dovuto credere che noi non avevamo assolutamente nulla di ciò che era indispensabile per entrare in camp;,gna, che quand'anche il nostro buon re Vittorio Emanuele fosse stato alla nGstra testa, noi non potevamo in quelle nostre condizipni che sagrificare il pae~e. Io amava profondamente il re Vittorio Emanuele , io doveva essere fedele al successore di lui. Segnata l' abdicazione, la mia vita gli fu devota. Io medesimo servii di scorta alla famiglia reale, poi mi occupai con zelo a disporre ogni cosa, in modo che gli ordini del re Carlo Felice potessero agevolmente eseguirsi, qualunque ne fosse il tenore... Quale fu la mia condotta fino al momento in cui ebbe gli ordini del nuovo re? quella d'un capo che dichiara che vi fu colpa nell'insurrezione militare, e che aspetta istruzioni in una severa impassibilità. Nominato reggente del regno dal re abdicatario e non dai rivoltosi io non era che l'organo delle volontà sovrane, donde scaturiva un camente la mia autorità la mia forza. Il re avendo pronunziato non rimaneva a tutti i suoi fedeli soldati r.he ad obbedire. (1) Il principe Carlo Alberto partì non senza pericolo da Torino e si reeò a norma degli ordini ricevuti a Novara, e dichiarava con nuovo proclama di voler obbedire al re, protestando contro gli atti che gli erano stati imposti dalla violenza. Suo scopo · era d'evitare guerra fraterna per . non accrescere i semi d'odio che già esi~tevano fra provincia e provincia, e città e città, mirava ad ,impedire l'invasione austriaca, ed inutili sacrifici per una causa che sebbene gloriosa e santissima non aveva mezzi snffi. cienti per trionfare. Ma la sua condotta fu sinistramente interpretata. Abbiamo accennato come il partito liberale ave~se posto fidanza (1) Ci bra rio. Ricordi d'una miuione in Portogallo a re Carlo Alberto, ca p. VIl.

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