Felice Turotti - Carlo Alberto e Vittorio Emanuele II

-(31 )- sovrano. Ma oome 1' impero delle circostanze è manifesto, e come altamente ei preme di rendere al nuovo re salvo, incolume e felice il suo popolo e non già straziato dalle fazioni c dalla guerra ch·ile, per ciò maturatamente ponderata ogni cosa, ed avuto il parire del nostro consiglio abbiamo deliberato nella fiducia che S. M. il re mosso dalle stesse consider.azioni sarà per ri · vestire, questa deliberazione della sua sovrana approvazione » questa dichiarazi{)ne smentisce tutte le calunnie di coloro r.he grid::t· rono al tradimento. Quindi non fu il reggente ehe di propria volontà abbia data la costituzione, indi distrutta, egli non fu clie esecutore dei consigli de' ministri, e la promulgò per evitare la guerra civile sempre sotto l'approvazione del su.cctJssore al trono. Carlo Felice da Modena riceveya la notizia della proclamata co· stituzione contro la quale lanciò tosto fulminante protesta, nella quale sono a lrggersi, le seguenti parole. « Dichiariamo che ben !ungi dall'acconsentire a qualunque cambiamento nella forma di governo presistente alla detta abdicazione del re nostro amatissimo fratello, consideraremo sempre come ribelli tutti coloro de'reali sudditi, i quali avranno aderito o aderiranno a' sediziosi, od i quali si saranno arrogati o si arrogheranno di proclamare una costituzione, oppure di commettere qualunque altra innovazione portante offesa alla pienezza della. reale autorità, e dichiariamo nullo qualunque atto di sovrana competenza che possa. .essere stato fatto o farsi ancora dopo la detta abdicazione del re nostro amatissimo fratello quando non emani da noi o non sia da noi sanzionato espressamente. » Con queste parole Carlo Felice annullava d'un tratto la costituzione non solamente ma la reggenza di Carlo Alberto, imperciocchè egli stesso in quella protesta nominava i Governatori delle provincie. Il Marchese Costa latore di quell'atto reca\'a eziandio una lettera autografa del re colla quale gli ordinava di recarsi a Novara, rimettere il comando delle truppe nelle mani del generale della Torre ed aspettar gli ordini che gli sarebbero pervenuti per quanto lo riguardava. Cosa quindi rimanera al principe di Carignano a fare, o divenir ribelle e fedifrago od ese· guire gli ordini del suo re. Egli desiderava ardentemente l'indi · pendenza d'Italia, e di fare la guerra all' Austria, ma conosceYa che non esistevano a quell'epoca in Piemonte gli elementi necessari per sostenere la lotta contro l'Austria con probabilitll di riuscita. Il partito retrivo assai più numeroso e potente del liberale, il popolo non aveva che nobili a;,pirazioni, ma non si sentiva di scendere in campo, quindi i difensori dell' indipendenza si limitavano a poche schiere di militi i capi delle quali ardi· mcntosi si erano lanciati nella lotta, e di giovani studenti che

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