Felice Turotti - Carlo Alberto e Vittorio Emanuele II

-( 12 )- Modena era so lto Ercole d' Este tacc:~gno c speculatore facera traffìchi di granaglia e s' assocciava ad imprese commerciali col genero suo Ferdinando d' Au:>tria, i sudditi lo esecrarano per la sua avarizia. L'infante duca di Parm:1, al quale Condilac era stato inutilmente maestro non pensara che ai sensi , c l' ultima sua cura era il bene del suo popolo. Lo stato di Lucca in assai circoscritto territorio mostrava quanto potesse lo svegliato ingegno dc' suoi al)itanti che sapevano usufruttare con molta saggezza delle loro so rti . Genova più non era la vindtrice della Meloria e la rh·ale di Venezia alla quale disputa"a il commercio del mondo, ma si reggeva a repuùbl ica che sebbene aristocratica n'era il grveruo equilibrato lasciando aperta la vi,l all e cariche ed agli onori a tutti i cittadini che si distinguevaJJo colle loro virtù, coi loro senigi o colla loro industri a. La Lombardia se iJbene ares~e ri cevuto qualche impulso sotto Maria Teresa e Gim·eppe II , per le sapienti opere di Beccaria c di Vc rrì e di Parini e pel loro infaticabile zelo pc\ bene della. pat ria , tornata era nel torpore so tto Ferdinando gretto speculatore di granaglia, e se migliorò Milano in gran parte il matcri:1l e suo aspetto lo si deve più di tutto alla so lerzi a del corpo municipale composto di ci ttadini che se tutti non erano sapienti ascoltavano almeno docili la ,·oce dei chiaroveggeuti. Se la scintilla della ci\'iltà. non fu spenta Io si deve ai benemeriti estensori del giorna le il Caffè, che seppero instillare nei loro fratelli di patria gusto pcl bello, e zelo per l'utile, ed allora Mil ano splendeva per intell ettuale svi luppo sovra le altre città d' Italin. La rcpul.JIJiica di Venez ia sentira gli aceiacehi della sua decrepitolza governata da uno stuolo di patrizi timidi e corrivi si arvi cina\'a alla tomba nella quale dorea essere calata senza compianto. 11 gorerno area perduta ogni e\a:;t icità , c l' inquisizione di Stato non era più che un'ombra di sè medesima. La Stncl non scnz:t ragione so lea dire che i ,·enez iani era no trattati dal loco go r erno, come il grdn signore tratta le donne del suo serraglio, alle C] li ali sono permessi tutti i piaceri tranne quello del CJuale sollo più tenere. La monarch ia del Piemonte era il paese unico in Italia in cni · per cura del re Vittori o Amedeo si Yèdesse ro milizie aacruerrite uO ) ma essendo le stesse coman cbte dai nobili a' quali per privilegio so lamente erano serba.ti i gradi non erano valorose cd istrutte f·ome i tempi che s'avvicinavano Yolevano. Era Vittorio Amedeo principe di animo generoso, di vivace inSC'gno e di non ordinaria perizia nelle faconde dello Stato. Conlami nava la sua buona indole amore smodato di militare gloria,

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==