Romolo Murri - La Chiesa e il collettivismo (contraddittorio Murri-Bertelli)

- 34 - addietro. Io, ripeto, non so se insisteresu quello che ho detto, o dire quello che non ho avuto il tempo di dire. Invece farò un'altra cosa. Risponderòmolto brevemente alle osservazioni e opposizioni,che il mio avversarioè venutofacendo,cercando tuttavia nelle risposte, non certo di prendere ad una ad una le opposizioni,alle quali mi sonotrovato dinanzi, ma cercando -di integrare invece, rispondendo,le mie idee, affinchèvoi del nostro programma possiate farvi un'idea più esatta e veritiera. Innanzi tutto, o Signori, il mio avversarioha detto, quanto al fatto dell'avvicinarsidel collettivismo,ha detto solo questo, per quanto io ricordi, che le forme di produzione collettiva, ' le forme di associazioneper la produzioneod altro si vanno moltiplicandonella società. Io sono ben lontano dal negare questo, io concedotutto, anzi concedoche il movimentosociale si potrà sviluppare su questabase, nel sostituire cioè ad alcune forme di produzioneindividuale, altre formedi produzione collettiva, ma collettiva solo nel senso che essa è affidata non agli individui ma ad un'associaziones, emplicemente economicae produttiva di uomini, ma non già che tutta la produzionedebba essere accentrata dallo Stato. Perchè, ed è bene notarlo, quando noi parliamo di collettivismo parliamo di una società, nella quale l'immensa collettività dei cittadini sia padrona diriJttamentedei mezzi di produz'one.Ora voi vedete che la cosa è enormementediversa. Quello che noi neghiamo è appunto questo: che possa stabilirsi una società, comead esempiola nazionenostra, a un'altra nazione, la quale posseggain collettivo tutti i mezzi di produzione. E perchè, o Signori, noi diciamo questo 1 Perchè nella nostra società medesima, se noi vediamo svilupparsi qualche forma di produzione collettiva, noi vediamo anche svilupparsi altre forme o di produzioneo di associazionel,e quali mostrano una forza che è in opposizioneo in antitesi perfetta con quella che i collettivisti vorrebberoe dovrebberosviluppare.Io diceva già, in una società elementare nella quale non ci si occupi che della produzionedi pochi beni necessari all'esistenza,soltanto in quella società è possibile il collettivismo. Ma quando vi trovate di fronte ad uua continua moltiplicazionedelleiniziative, quando ogni giorno è necessario chiedere di più alle forze produttrici dell'uomo, appunto perchè aumentano i desideri, allora, o Signori, v'è un'altra forza, che deve svilupparsi, una forza, che si sviluppa nella societàcontemporanea,la Biblioteca Gino Bianco

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