Romolo Murri - La Chiesa e il collettivismo (contraddittorio Murri-Bertelli)

Do Bno f.11 o hO lW u nn I =====~== hA G»IESAE Il! GOùltETTHtlSIDO (Conttradittotrio ft Utrtri ..Betrtelli) RES0<20NT0 STEN0GR1\FI<20 -· 1'Un11uCATO CO:"! r.' A.PPllOVAZIONF. -- della Commissione Cattolica e Socialista ~ ~,. EDIZIONE ~ ~ ;,~ ~1Qo1No~ . ·- --. l:~.,_, o 22 -~f=·- . . .._ ,· ; fondazione ~tl Lewtn Biblioteca Gino Biancò F[R8NZE Casa Editrice NERBINI U)07 Prezzo : Cen t. 3() . B1bhotecaGmo ts1anco

•. 1Biblioteca Gino Bianco

eoNìR~OllìOMRUIORRI-BtRTrl tenutionSestofiorenti(n1o1Agos1to901) RfSOCONSìHONOGRAflC~ PUBBLICA'rO dalla Commissione Cattolica e Socialista TESI 1.0 Il Collettivismo è un'utopia. 2.0 Il programma minimo dei socialisti e la loro tattica e propaganda viziate dal materialismo e dal concetto marxista della lotta di classe sono propagànda d'odio e anticivile. FIRENZE G. NERBINI, Editore 1907 Biblioteca Gino Bianco

Diritti di proprietà riservati all'Editore l!'ireuzc, 1907- Tip. CumpolJ.ui e Sevieri, via clel Porcelluna, 9. B1blloteca Gino Bianco

11Agosto 1901, a ore 5 pom. Contradittorio frail SacD. oMn UReRGI IUSEPPE BfRHLU Presideu::n Sig. Prof. GUIDO PALOHSI Parla Il Presidente. Leggo, percl1II nessuno aclùuca ignontnza della legge, i termini nel quale è posto il Contradittorio, ed avvrrto fino clii pri 11cipio che proniulgata la legge <"horegola il. Contrndittorio io sarò incsorato nel farla esrguirc, ùovessi curarne l'esecuzione di mia propria 111anomateriale. Qnll,,to è chiaro per tutt'e due le pa rii (legge il rcgola111e11/o). AYverto clic ciascuno di noi deve sentire la importanza cloll'argorncnto che si tratta; ciascnuo cli noi anzi sente l'alta importauza di un argomento clie sta in cima dei nostri pensieri e noi fondo del nostro cnorc, a fhr pl'{,gredirc il rnigliorarnouto ccuuomieo e morale pcrd1è le dnc forme non possono scindersi, il miglion1mcnto economico e morale delle moltitudini stes ·o che lta1rno nrlle loro mani 11n'arme potenti. sirna. Quest'arrne è la din,ostrnzioue della loro edncar.ionc civile, dcli.~ loro serietà di proposi1i. Chiunque in conscgucn7.a Ycni~sc :ci, turbare con clamori i11opportmÌì, con intcrrnzioni victnte dal presente regolallWnto, qucstn, discussione che è ùi 1111.'impg.rtanzasuprema, mostrerebbe, o di non aYerc a cuore quello d10 alle gra11di moltitudini sbt a cuore, o di porbne q11i nn'imlolo prava e delibemtamente perturbatrice; ecl io, per l'aLttorith che mi concedono le due parti in contradittorio, ·sarò verso gli interrnttori, ripeto, iuesomb.ile. Dopo di ciò dò la parola :-ill'orntore di parte catt-olica. Biblioteca Gino Bianco ,

Parla il Prof. Murri Lavoratori di Sesto! A malincuore, io debbo confessarlo fin da prrnc1p10, a malincuore io bo accettato l'invito che mi facevano gli amici di Sesto al presente contradittorio; a malincuore, non perchè io non abbia fiducia nell'utilità di queste discussioni serene e pratiche, quando esse siano fatte nei modi convenienti, ma per ragioni personali; perchè, cioè, la necessità del lavoro presente, la stanchezza del lavoro passato, e anche la debolezza della voce non mi permettono di espormi troppo facilmente a vasti uditorii. Ad ogni modo io ho accettato e principalmente sono stato indotto ad accettare dalla certezza di trovar qui non soltanto un contradittore cortese, ma anche un uditorio cortese, il quale, per la lunga-abitudine alle discussioni politiche, per l'amore sereno che mette nell'avanzamento della classe operaia, potesse raccogliere tutta la sua attenzione sulla forza dei ragionamenti che potessero ad esso presentarsi; e mettere da parte per un momentO' gl' interessi, le gare e le animosità ' del partito. Il primo dei due argomenti dei quali debbo trattare porh che « il 'Collettivismo è un' idopia, » ma io non posso entrare a discutere di questo senza aver fatto qualche dichiarazione preliminare. . Alcuni di voi, o Signori, pensando che l'argomento è principalmente economico, si meraviglierà forse come un sacerdote, non soltanto venga a parlare di esso, ma come egli e tanti suoi fratelli mettano un interesse così vivo nelle gare che si discutono oggi per la questione sociale. Ma la Chiesa,o Si- ' Biblioteca Gino Bianco

gnori, la Chiesa e la religione nostra hanno il diritto d' intervenire e l'hanno sopratutto per una pregiudiziale; non sono tanto le questioni, o i &istemieconomici dei quali si occupa la Chiesa, ma è una q11estionemorale la quale è presento eia: per tutto dove sono uomini, vale a dire esseri coscienti ed aventi un determinato scopo ad a()'ire, una q11eRtionumorale la quale penetra tutte l' economie 0benchè non possa sovente trasformarle a RUO piacimento, che accetta-quindi, dentro certi limiti, la costituzione economica e giuridica esistente o si sforza principalmente a questo: Che i rapporti degli uomini sieno ispirati dalla carifa, dalla fratellanza, dall'amore reciproco che non solo la natura umana, ma anche e principalmente la redenzione e la grazia e' insegnano. Per questo la Chiesa interviene sempre in_ogni questione economica, interviene dove delle anime soffronoingiustamente, dove son lesi dei diritti, dove ci sieno dei miglioramenti da promaovere per via di carità e di persuasione. E sa non può sempre, ed io lo ripeto, trasformare le condizioni o i sistemi economici e giuridici ; così essa non potè ad un tratto abolire la schiavith, la servitì, della gleba, e non pnò riformare la società, percbè i vincoli sociali si vanno lentamente formando. A.d ogni modo, lo ripeto, essa interviene sempre perchè siano salvi dei principi morali, dei principt etici, ispirnti alle supreme ragioni della vita umana, quali il Cristianesimo le insegna; e per questa ragione la Chiooa interviene non soltanto per sè, e per la parte spirituale che essa ha nel cammino dei popoli, ma interviene anche per un'altra ragione, perchè è impegnat;i nella causa della civiltà, e nella causa del progresso umano. La Chiesa domanda èhe siano salve nella società nostra le condizioni essenziali della vita e dell'o1dine civile; la Chiesa domanda che sia saiva quell'armonia, che sia saivo quell' insieme d'interessi e diritti che fa sì elio gli uomini raggiungano i fini che si propongono nella società. Ed affinchè, raggiunti convenientemente·questi fini, possanopensare a fini ulteriori che ·essa presenta per conto proprio, la Chiesa, o Signori, a nome non soltanto di sè stessa, ma anche a nome della filosofiae della ragione, dell'ordine naturale, vi presenta un complessocliprincipii, i quali, secondoessa debbonoessersalvi in ogni società. Così, ad esempio,la Chiesa vnole che l'individuo possa nella costituzione politica non soltanto raggiungere dei B1blloteca Gmo Bianco

-7fini economici,ma anche dei fini più alti, e quindi l' indivi• duo abbia sempre la libertà che gli è necessaria per ii conseguiJl}entodi questi. Egli vive nello Stato, ma in parte ancora e spécialmente coll'anima propria fuori dello Stato, perchè questo non organizza che le attività umane necessarie all'essere civile. La Chiesa vuole che siano salvi i diritti che nascono nella società, appunto per i diversi scopi e per le diverse ragioni che gli uomini si propongonoper associarsi. Così la famiglia non ha solo fini economici, ma anche de' grandi fini etici e morali, perchè la famiglia deve formare non solo dei cittadini per le (abbriche e per gli opifici, ma dei cittadini per lo Stato e per la società spirituale; ed infine la Chiesa vuole che gli uoruihi si uniscano secondo i propri interessi economici in determinate associazioni, appunto perchè la via della civiltà possa essere facile e sicura, perchè lentamente all'impero della forza e all'impero della consuetudine o di altre ragioni che non possonostabilmente associare gli uomini, si sostituisca l'impero di un diritto eguale per tutti, fincM vi saranno degli uomini, che stabiliscano la civiltà sulla sua· base· e sulle sue linee di progressosolide e naturali; ed è per questo, ..o Signori, soltanto per questo, che la Chiesa subordina l'economia ad altri principii. Se voi esaminate un momento la civiltà contemporanea vedrete che quello di che essa soffre è appunto questo : che è l'economia e l'interesse materiale che regola tutto. Ebbene la Chiesa dice: No: l'economia deve essere soggetta a un sistema di leggi e di precetti morali, essa deve, nei rapporti fra gli uomini, non soltanto determinare i rapporti stessi, in base alla ragione economica, ed all'utilità reciproca, ma deve d~terminarli in base a rapporti morali e giuridici, i quali nascono appunto non solo dalla dignità e dalla libertà di coloro che entrano nel contatto del lavoro, ma nascono dai doveri loro e dagli scopi che essi devono raggiungere. E così, o Signori, la Chiesa interviene nelle grande questioni che si agitano per la soluzione del problema sociale, ed interviene innanzi tutto per salvare quei supremi principii morali, 1 nei quali essa mette tutto il suo interesse. · E in secondo luogo essa interviene per la tutela deWordine naturale sulla sua base logica e legittima; e fra queste basi la Chiesa mette la proprietà privata, le differenzedi classe, l'autoBiblioteca Gino Bianco

rità. politica, e via dicendo. Ed è appunto per questo chenoi, democratici cristiani, i quali, accettando la causa della democrazia, siamo tuttavia preoccupati innanzi tutto di far .sì che gli uomini rimangano nella santità e nella giustezzadei principi che banno ricevuto dal cattolicismo,noi, democratici cristiani, mettiamo nel nostro programma la lotta contro un sistema e contro un partito, il quale ha a parerr. nostro nella evoluzionedei popoli e nella elevazionedel proletariato, dei principi, i quali non potranno che condurre, se fossero abbandonati alla loro intima forza, alla dissoluzione della società presente, alla rivoluzione, e ad un caos, dal quale non sappiamo come si uscirebbe. E per questo, o Signori, noi democraticicristiani, riproviamo il collettivismo; ma anche qui è necessario intendersi: non riproviamo il progresso della coscienzasociale, la forza delle associazioni crescenti continuamente fra gli uomini, il sostituirsi di forme collettive di produzione a forme di produzione indiviànale. E' evidente che nella societànostra la scienzaeconomica non lia saputo, nè potuto ancora mettersi d'accordo non soltanto nelle previsioni che essa stessa giustifica, ma nemmeno in alcuni cardini fondamentali, i quali, in nome di principi economici, insegnino all' nomoversoquale società egli deve tendere. Ma la. Chiesa, fondandosi su principi filosofici e morali, ha stabilito che ci sono limiti che non è lecito oltrepassare, che cioè per quante forme nuove di produzione col lettiva si vadano sostituendo alle presenti, per quanto sia ampliamènte libero il campo e lo sviluppo delle cause economiche che agiscono a trasformare la società contemporanea,vi sono tuttavia delle premesse, vi sono tuttavia delle esigenze le. quali rimangono sempre, e fanno sì che l'uomo non possa nel proporsi gli scopi,che vuol raggiungereper mezzodel movimento sociale, superare certi limiti. Adunque, o Signori, è inteso, che noi non ci opponiamo in nessuna maniera ai progressi dell'associazionee della produzione collettiva dentro limiti ristretti; quando vi sono degli uomini, i quali mettono in comune i propri risparmi per fondareuna produzioneunita, quando vi è il Municipio e talor~ anche lo Stato che assmµe a sè la produzionedi certi servizi o per risparmiare nelle spese di produzione, o perchè la distribuzione sia più equa o per qualche altro giusto motivo; quando si va cercandoche alcuni Biblioteca Gino Bianco

-9difetti, ·e alcuni eccessi presenti della proprietà privata diminuiscono; quando, ad esempio,delle classi che un giornoaveano un grande ufficiosociale, come erano i proprietari del suolo nel medio ero, si mostrano inette a compiere questo loro ufficio e non divengonoqliindi che classi consumatricie quando si cerca di farle lentamente sparire e sostituire ad esse delle classi che abbiano un ufficio sociale, la Chiesa conviene.Conviene altresì quando queste forme di· produzionecollettiva si vanno estendendo e quando esse abbraccianosempre nuovi campi di attività; e lo stesso riorganizzarsi delle classi e il moltiplicarsi delle associazionid' interessi, il quale è appunto la base del nostro sistema economico, fa sì che ali' individuo si vadano sostituendo le associazioniprofessionalinon soltanto nel regolare il contratto del lavoro e alcune delle condizioni nelle quali ha luogo la distribuzione della ricchezza,ma nel regolare anche altre condizioni di fatto del)a produzione, nel sostituirsi ai piccoli produttori; perchè la classe diventa essa medesima in parte produttrice, e specialmentenel produrre in comune ciò che è necessarioalla tutela dei deboli e alle prime esigenze del)a vita collettiva.Anchequi noi non avremmonessuna difficoltà,quando si potesse venire a stabilire per legge che l'appropriazionedella terra, l'appropriazionedc' mezzi di produzionenon superasse certi limiti massimi fuori de' quali essa diviene pericolosa per il benecomune,oppurequando per mezzo della finanza pubblica si venisse a trovare il modo di riparare ai difetti e agi' inconvenienti,che nasconoda un'appropriazione, la quale non ha nessun limite e nessun riserbo. Noi anche qui desideriamoche cessinogli abusi ; soltanto fra gli abusi noi mettiamo quelli che muovano ad una ragione contraria, l'abuso cioè di chi, per la esistenza nella società odierna di grandi difetti, rorrebbe distruggere le basi medesime della società contemporaneae vorrebbe distruggere con ciò le basi di ogni convivenzacivile. Stabiliti così, o Signori, i limiti, dentro i quali io mi oppongo al collettivismo, dichiaro che il collettivismo è inaccettabile. Quanto alle prove dell'argomento, soltanto mi duole·che esso sia così vasto che io non potrò se non accennare di sfuggita, per contenermi nei limiti concessimi,gli argomenti che si oppongonoalla collettivizzazionedella terra e dei mezzi di produzione. Io lascio alla vostra intelligente attività mentale il completare quegli argomenti e vedere se hanno forza sufficiente di provare jl Biblioteca Gino Bianco

- 10mio asserto. La questione che noi ci proponiamo,o Signori, può forse esser presentata in due modi distinti. Innanzi tutto, è possibileuna società economica, in cui non abbia luogo la appropriazioneindividuale dei mezzi di produzione,vale a dire della terra, delle macchine, del capitale produttivo,della niateria prima e via dicendo'?In secondoluogo è possibileuna società politica, cioè una società che a tutti s'imponga nei termini di una semplicesocietà economicadi produttori in modo che in quella società l'economia sja tutto o almenola moderatricedi tutto, in modo che/la stessapolitica e lo stesso stato non divenganose non funzioni della prod~1zioneconomica~ Signori, io lascio per un momentoin disparte la prima questione e rispondo innanzi tutto alla secondae· rispondonegativamente. Perchè, quando noi dobbiamoparlare di collettivismo dobbiamoprendere non già una tesi qualunque che accetti la produzionecollettiva, ma dobbiamoprendere il progetto che di questa società nuova c' è stato presentato da Marx. Fra gl' ingegneri sociàlisti della sodetà ventura voi sapete che Marx è il primo; e _gl'ingegneriminori come sarebbe il Loria in Italia, il Millerand in Francia, il Bernstein e il Bebel altrove non hannofatto altro che accettarele linee massime di quel gran progettodella società collettivistae modificarnegli accessori. Quandonoi parliamo di collettivismonoi parliamo del collettivismo sostenutoe difeso dal partito socialista; quindi noi parliamo del progetto di società collettivista nelle sue linee principali, abbozzatoda Marx e accettato da coloro che io ho nominato e da tutti i capi del partito Eocialista. Ebbene, o Signori, in questo collettivismonoi non troviamosoltanto,diremo così, una fisonomia·economica,noi troviamo una fi~onomià politica, religiosa, giurldica e via dicendo. Il Marx non è venuto al suo sistema collettivista dal semplicestudio delle condizionieconomichedella società in cui viveva; egli vi ha portato dei principi filosofici,dei-principi religiosi, o meglio, irreligiosi, e via dicendo; e Marx, come voi sapete,ha messo a base del suo sistema, e tutti i socialisti conservanola base del sistema di Marx, il principio della interpretazionematerialistica della storia. Ora che cosasignifica,in poche parole, o Signori, la interpretazionematerialistica della storia, se non appunto questo, che nella storia, ossia nell'economiae nei rapporti ai quali Biblioteca Gino Bianco

- 11 - l'economiae le altre funzioni·sociali dànnoluogo, ciò che importa è la produzionedei beni economici?Ciò che dirige assolutamente l'attività degli uomini è la produzione dei beni economicie i mezzi materiali di produzioneche l' uomo ba in manof Tutto il resto, vale a dire, religione;dirltto, società, politica, stato, si modella su quei rapporti economici.Inoltre il M,irx ha aggiunto che in questa società di produttori il lavoro è l'origine di ogni valore, e quindi tutti coloroi quali percepisconodei beni, non in base del propriolavoro, sottraggono quei beni ai lavoratori salariati, e che perciòtutta la distribuzione presente della ricchezza è profondamente viziata. Ebbene,Signo'ri,noi non possiamoaccettar questo collettivismo plasmato di materialismo storico quale il Marx ce lo presentava; per noi, ed io l'ho detto cominciandoa parlare, per noi l'associazionefamigliare, le associazionipolitiche, _le associazioni religiose hanno degli scopi e delle norme che non sono affatto desunte dal mondo economico.Per noi l'economia e i rapporti che nasconodall'economia hannode'diritti precedenti e de' diritti ulteriori che non possbnoridursi a semplici funzioni della vita economica;ad esempio, o Signori, tutti i diritti individua)i che riguardano il perfezionamentoe gli scopi dell'individuo medesimodebbonoessere sottratti ali' imperodi semplici leggi economiche.Così la famiglia vive non soltanto per l'appropriazionedi mezzi economici,ma vive per la formazione di uomini interi, per la formazioned' intelligenze,di volontà: quindi anche lo Stato medesimodeve riconoscereun termine alla propria attività, esso deve rispettare delle altre attività, le quali non entrano in alcun modo nell'ambito della ricerca de' beni materiali. E da ciò, o Signori, nascono dei diritti e doveri i quali sono assolutamente indipendenti dei rapporti economici,e valgonoper tutte quante le economie passate e per le venture; e così anche lo Stato, l'associazione politica che gli uomini costituisconofra di loro, si propone degli scopi i quali eccedonola sempliceproduzioneeconomica e i rapporti economicinei quali gli uomini entrano in essa e per essa. Vi è, o Signori, il progresso intellettuale dell'umanità; v'è la tutela de' diritti del)'uomo e della famiglia: v'è l'associazione dell'attività degli uomini, dal punto di vista intellettuale e morale; v'è il raggiungimento di beni etici, come sarebbe l'unità della patria, ed il progressocivile in tutti i suoi asyetti, Biblioteca Gino Bianco e< onct2zione Alffed Leymi ·- Bibliot.cca Gino.Bianco

I - 12 - come sarebbe ancora, la formazione di uomini, i quali possono più facilmente raggiungere i loro fini individuali. V'è infine, l' autorità politica, il diritto, la forza coattiva dello Stato, la quale non può in nessun modo tradursi in semplici fatti e in semplici rapporti economici. Infine, o Signori, l'uomo, perchè egli ba, attraverso tutte le mutazioni della vita e della storia, dei doveri immutabili per tutti i tempi, è soggetto ad un diritto umano e. naturale, ad una legge che non conosce mu- .tamenti. Ma voi sapete, ci dicono i socialisti, che non esiste legge, come non esiste religione, se non in quanto gli uomini se la vanno formando secondo le esigenze economiche· di coloro che sono a capo della società; essi ci dicono che tutto d, viene e tutto si trasforma al mondo, e che una trasformazione radicale colpirà il diritto presente e tutte le forme presenti della civiltà. Ebbene, noi diciamo, che questa trasformazione radicale non può avvenire; noi diciamo, che come parte del diritto presente, come parte del diritto di tutti deve rimanere; noi diciamo che l'attività umana, la libertà umana, l'indipendenza dell'uomo, la vita della famiglia, il matrimonio indissolubile, lo Stato avente un'autorità dall' alto e quindi. capace d' imporsi, la differenze di· condizioni economiche e la differenze di condizioni giuridiche, tutto questo ba delle basi stabili, le quali nessuna economià deve toccare e che l' uomo deve rispettarn in tutta la sua integrità. Ed è questo, o Signori, che noi vogliamo salvare. Infine, o Signori, io non starò a insistere dicendo che noi non accettiamo la sparizione della religione e della società religiosa, che è il cattolicismo, fra gli uomini ; ed anche questo è un punto sul quale non è possibile intendersi; non può esservi un collettivismo politico, non può esservi una società di produttori, nella quale non soltanto non assorba in sè. Io Stato, ma nella quale non esista nemmeno una associazione che di fronte a quella società di produttori riconosca dei diritti eguali, dei diritti che non le vengono dalla società e dei quali può chiedere autorevolmente ed imporre ai cittadini l'osservanza. Sarà sempre una società constituita, una società la quale è fuori d<'i limiti del1' attività dello Stato, la Chiesa; ed essa lotterà sempre per la · sua indipendenza, perchè la Chiesa sa appunto che l' indipendei:iza sua non è già, come si è detto, quella di una casta, ma l' indipendenza delle anime, l' indipendenza di fini spirituali e Biblioteca Gi'lo Bianco

- 13 - di attività spirituali, di fronte alle passioni dell' uomo e specialmente di fronte all'attività accumulatrice di beni materiali. Ed ora, o Signori, io entro nella considerazionedell'altra questione. E' possibile una società nella quale non esista più l'appropriazione dei beni, l' appropriazione delle terre, dei capitali, delle macchine,degli altri mezzi di lavoro e via dicendo 1 Come( vedete, noi siamo ora nel nocciolodella stessa questione economica, ed io divido la mia risposta in due parti. Innanzi tutto dirò : in via di fatto, o sia nelle contingenze pratiche della vita, nella possibilità dell'oggi, il collettivismoè un'utopia, perchè esso non va divenendo,perchè non può divenire, perchè è indefinitamente re~oto dall'attività dell'oggi: e dopoquesto io rispondo di no in un altro senso,perchè cioè il collettivismo m sè medesimo è impossibileper ragioni economichee sociali. Prendiamo innanzi tutto, o Signori, il primo punto della questione: il collettivismo è un'utopia, perchè la società nostra non cammina verso di esso, perchè esso non potrà essere attuato nè oggi, nè domani, nè in epoca prevedibile, anche se fosse possibile in sè medesimo.Vi è stato uno studioso tedesco (se non erro nel nome, è lo Scheil) il quale ha detto che il collettivismo è stato la filosofiaeconomicadel proletariato. Io accetterei questa definizionegenetica e direi di pih: che il collettivismo è stato la filosofiaeconomica del proletariato, nel momento in cui esso cominciava ad agitarsi ed avviavale sue funzioni e la SU!), attività politica. Bisognava dare una norma a tutte quelle coscienzeche cominciavano ad agitarsi, bisognava proporre ad esse uno scopo così radicalmente diverso dagli scopi .di tutti i mutamenti e movimenti che andarono avvenendo,che traesse da parte il proletariato, gli desse forza di volontà e di movimento; bisognava, infine, dalla stessa filosofia, dalla storia, trarre fuori qualche cosache potesseapparire possibile a r.oioroche erano invitati a questo movimento nuovo,che facessead essi apparire possibilelo strano fine, verso il quale erano chiamati; e così nacque il collettivismo, vale a dire la promessa d'una società, nella quale il proletariato, organizzandosied acquistandola forza politica, avrebbeun giorno conquistato lo Stato e quindi trasformata radicalmente la società presente. Voi sapete, o Signori, in base a quali principi e in base a quali previsioni storiche il Marx raggiunse queste conseguenze. Biblioteca Gino Bianco

-14 - Egli pose fra prolPtariatoe capitalismo, o meglio, fra lavoro e capitale, un' antitesi ed una opposizionetale che nulla, secondo lui, sarebbe valso a distruggere. Egli fecenemici per la vita il proletariato ed il capitalista: e quindi egli disse che da una parte il proletariato sarebbeindefinitamentecresciuto,mentre dall'altra parte la produzionesi sarebbe ristretta in pochissime mani, e così sarebbe venuto un giorno nel quale la forza prevalente del numero, vale a dire l'associazionedi tutti i proletari, sparite le classi intermedie, opposte all'associazionedei pochiproprietari, avrebbeprevalsoconla forza,avrebbe affrettato la rivoluzione, questa levatrice della societàventura, ed avrebbe instaurato il regime collettivista. Io non dirò già e non insisterò nel dire che il collettivismocheMarx e Engels, ripeto, credevanopossibile prima della fine del secolo,orn che il secolofinito, non sia venuta, nè possa venire almeno entro un breve periodo di tempo; quelle previsioni storiche sulle quali il Marx basava la possibilità, se non immediata, almeno vicina della nuovasocietàventura, quelle previsionistesse sono state solennementesmentite dai fatti.· Poichè, o Signori (mi dispiace di dovermiaffrettare pcrchè è pochissimo il tempoche mi rimane, mentre moltissimeerano le cose da dire), innanzi tutto è falso che avvengaquesta proletarizzazionedegli uomini nella società più evoluta. Nel1' Inghilterra, in Francia e nel Belgio noi vediamo inve,:e aumentare i risparmi, vediamo gli stessi proletari divenire sovente possessoridi piccoli oopitali. Così, o Signori, è falso che vadano sparendo le classi intermedie; e specialmente la piccola proprietà in tutti i suoi asp~tti mostra ancora. una forza di vita tale da non rassegnarsiin alcun moqoa sparire. Alcuni aspetti di esse sono talora sacrificati, alcune formedi proprietà individuale spariscono,mentre invece altre si allargano: così, ad esempio, per mezzo delle Società anonime o caoperativedi produzione si allarga il numero di coloro che prendonodirettamente parte coi loro risparmi alla produzione medesima. In terzo luogo, o Signori, l'associazione delle classi medesime nella riforma sociale toglie di mezzo ciò che Marx prevede, ossia l'antagonismo di classe, sul quale egli basava tutte le sue previsioni. No, o Signori, le classi non sono per necessità antagonistiche; oggi noi vediamo da parte di tutte le classi, e specialmente da parte delle classi medie, fiorire Biblioteca Gino Bianco

-15 - un movimento, il quale promette di potere più facilmenteavviarci all'equilibrio degl' interessi, all'armonia delle funzioni sociali, che al collettivismo quale i Marxisti lo prevedevano. E se voi esaminate le nuove forme positive di produzione, le quali vannoavvenendonella societàcontemporanea;voi nontrovate in alcun modo che esse si avvicinino al collettivismo. Io diceva che ci sono alcune forme collettive di produzione, le quali vanno sempre guadagn,1,ndomaggior terreno, ma queste forme collettive in alcun modo non sonooppostealla proprietà privata: esse anzi consistononel dare alla piccola proprietà, unendo gli sforzi, i mezzi di combattere con buon risultato il grande capitale e l'associazionedei vecchie forti produttori. Così infine, o Signori, va notato che i medesimi progressi tecnici ed altre leggi economicheanche potenti ed imperiose nella società nostra possonotrasformare radicalmente l' evoluzione, che ora va avvenendonella società contemporanea.Così vi sono molti che già credonoche possa inaugurarsi nella società presente, specialmenteper mezzo della nuova forza motrice che è la elettricità, una certa divisionedella produzione in modo da potere, non dirò tornare alla produzione individuale, µia almeno dividere la produzionein modo che spariscano i grandissimi inconvenientilamentati da queste grandi agglomerazionidi produttori in un medesimo luogo. lnfine, o Signori, ed è forse la cosa più notevole ai giorni nostri, vi è una contraddizionelatente, una contraddizioneprofonda nel senodel socialismomedesimo,fra coloro chevogliono delle riforme pratiche ed immediate e fra coloro che vogliono tenersi al collettivismo.Quelle e il collettivismo non possono associarsi: e coloroi quali vorrebberoinstaurare la societàventura, per avere tutto il coraggio delle proprie opinioni e per raggiungere lo scopo che si propongono,dovrebbero segregare gli operai dalla città contemporanea, dovrebbero organizzarli come forza rivoluzionaria, affinchèalimentati dalla forte resistenza contro la società presente, potesseroun giorno inaugurar? l_arivoluzione; e invece, o Signori, vi è una parte del socmhsmo,ed è la parte migliore, la quale non accetta ciò, n_onvu_olsacrificare gl' interessi degli operai agi' interessi della nyoluz1011eventura: e così in mezzo a questa societànoi assis~iamoa un rapido sviluppo di miglioramenti, i quali abbracctan~ non solt~nto il proletariato, ma abbracciano le piccole classi sofferenti,miglioramenti i quali richiamano semprepih t 81bhoteca Gino Bia!'lco

- 16 - le migliori attività del partito, fino a segregarlo da quelli che si chiamano elementi anarcoidi e rivoluzionari, perchè questi meglio che sul progresso attuale della società contanosui progressi venturi- di una società nuova che è ancora interamente da fare. Ed ora, o Signori, debbo venire alla seconda parte delle mia risposta, mostrare cioè che una società collettivista non è possibile per le impossibilità intrinseche, o meglio per la contraddizioni intrinseche che essa racchiude. Lascio da parte 1 che la stessa economia, come io diceva, non sa indicarci le regole che domina.nola produzionee la distribuzione della ricchezza. La più grande incertezza regna ancora su questo campo e nessuna previsionepuò essere giustificata dalla scienza economica. Ma poi, o Signori, vi è di meglio: innanzi tutto l' appropriazione dei beni necessari alla esistenza e alla indipendenza degli individui e delle famiglie è necessariain qualunque società. Il collettivismo voi lo trovate nella storia, ma lo trovate come forma economicadi civiltà poco evoluta, nella quale gli individui si fermavano e dovevano fermarsi ai loro soli interessi economici; ma quando gli scopi della società si allargano, quando la vita politica si sviluppa, quando gli uomini si propongonosempre nuovi scopi alle loro attività, allora è necessario che l' individuo abbia una personalità così potente da non dovere esser soggetta ad oppressione, allora è necessario che la vita di famiglia fioriscae che nella famiglia si evolvanole migliori attitudini; infine è necessarioche tutta direi quasi la vita politica sia adattata a questa indipendenza, a questa dignità dell'individuo che viene a lui dall'avere in mano i mezzi per l' esistenza; poichè il giorno in cui nessuno avesse in mano i mezzi per la sua esistenza, tutti, o Signori, saremmo servi, tutti dipenderemmo da coloroche ci metterebbero nelle mani il modo di vivere. Così anche, o Signori, è impossibile, per quanto voi vi andiate stillando il cervello, poter distinguere fra beni produttivi e non produttiv'i; tutti i beni possonoessere produttivi ed anche in qualche modo fuori delle grandi proprietà, tutti i beni potrebberoessereconsiderati non già come produttivi, ma come voluttuari, dentro i limiti che le condizionidel lusso permettono agli individui. Se voi esaminate la produzione, trovate che non è solo il lavoro che fa la ricchezza, ma che c' è un altro fattore, e Biblioteca Gino Bianco

- i1 - questo fattore è lj attività umana neile sirn creazfon1pih alfè, è la forza creatrice dell'ingegno, la forza creatrice della volontà · la forza luminosa che alle volte crea la ricchezza nelle sue forme ruicrliori.Ora, nella società ventura, voi potreste forse (io nego O anche questo) trovare modo di retribuire il lavoro ma come retribuirete la intelligenza creatrice, l'attività che 'inventa, la volontà che ordina, come retribuirete tutto ciò? Non lo retribuirete certo col modesto salario che si dà al lavoro, essa è forza che l'uomo si crea per sè medesimo e quindi anche ricchezza. Noi vogliamo che queste grandi forze creatrici non siano un mezzo di sfruttamento e di usurpazione; ma è necessarioche esse rimangano, non dirò solo pel progresso,ma per la vita medesima della società. Parlando solo di laroro e salario voi diminuite e· abbassate la società fino all'ultimo suo lirello, invece noi vogliamo che lavoro e salario si sollevinoe si alzino a qnella bella e nobile sfora dove tutte le attività dell'uomo si danno la mano affinchè la società progrediscae affinchè il bene sociale si riversi in tutti. Inoltre, o Signori, voi trovate come una societàcollettiva è anche impossibile perchè vi riescirebbe impossibile sciogliere queste due questioni: innanzi tutto l' organizzazione del lavoro, in secondoluogo la distribuzione della ricchezza. Ma come fareste, o Signori, ad organizzare la produzione in una società collettivistica? A chi e in qual modo affidereste la forza, quella terribile forza che è la direzione tecnica di tutta quanta la società? Come fareste a stabilire il lavoro, che deve esser dato a ciascuno? Come fareste a stabilire i limiti della produzioneo a produrre solo tanto di una data merce che non ecceda le esigenze del mercato? Come fareste a distribuire la forza del lavoro e a dare a ciascunoil lavoro che gli è necessarioper vivere? O Signori, il collettivismo presentato così genericamente può sembrare persuasivo, ma quando voi andate ad ésarninare l'intimo macchinismoche dovrebbe reggere questa società, quando voi vi fate a vedere in che modo dovrebbefunzionare l'individuo per lasciar posto ad un meccanismod' orologionel qualP.ciascunoprendessela p_arteche è richiesta da un certo concetto che della società s1 sono formati alcuni che la diricrono allora vedrete affac- • • • e ' c1ars1e molt1plicarsi le difficoltà. Io so bene che i socialisti · rifu~gono d~ queste considerazioni,che essi ci dicono,che non voglionoant1~pare la società ventura, vogliono soltanto mo2 Biblioteca Gino Bianco

-18 - strare che verso di essa si deve tendere, con argomen ti direi quasi negativi; ma è pur necessario,o Signori,che questasocietà ventura verso la quale si vuol tendere sia possibile, ed è pur necessarioche se si fanno contro di essa delle difficoltà si risponda a queste difficoltà.Ebbene, difficoltàinnumerevoli sono state poste perchè appunto i socialisti rispondanoa queste domando.Tali risposte io l'aspetto da quello che mi dirà il mio egregio contradittore, ma esse sonoparse ben pocosn fficienti. E impossibile limitare e costringerel'attività umana dentro limiti tali, che tutto sia prev~duto,che tutto sia prestabilito; è impossibileprincipalmente per questo, percbè ci vorrebbetale uno sviluppo di altruismo, tale uno sviluppodi coscienza,di solidarietà e di associazionein vista di un bene comune, a cui· l'uomo non potrà mai arrivare se non contando su _forzoche la sua natura non possiede. Oggi noi ci troviamo in condizionisocialidi progressoevolute; oggi, soltanto per alcune forme evidentie di immediata attuazionedi riforme pratiche, possiamo trovare uomini che si -associno; associarli per uno scopocosì illimitato, così vasto a noi sembra perfettamente impossibilefinoa che non ci siano delle nature di uomini differenti dagli attuali, secondole quali ciascuno cerca innanzi tutto il proprio interesse, il proprio vantaggio e si rifiuta a sforzi chAsi domandino per ottenere l' interesse e il vantaggio degli altri. Infine, o Signori, voi non potete nemmenoattuare un sistema convenientedi distribuzione della ricchezza; la distribuirete secondoil la,,oro prodotto? ma questosarà diversosecondole condizionidi coloroche lo produranno; questolavoro non potrà sovente nemmenoesser valutato perchèsarà produzione di beni immateriali, come sarebbe la tutela della patria, come il lavoro intellettua:le, artistico e via dicendo. Distribuirete la ricchezzasecondola diligenza messa nel lavoro,secondo le condizionidi fatto del lavoro medesimo? ma anche ciò è impossibile,poichè questa valutazione è soggetta a mutamenti, perchè voi verreste a d~ o troppo poco o troppo secondoche mutassero le condizionipsicologicheche gli uomini portano nel loro lavoro. -Infine distribuirete soltanto la ricchezza secondoil bisogno di colui che domanda? ma come farete a valutare questi bisogni? Ci sono uomini che si contentanodi viverealla meglio, .e ci sono uomini che non si contentanoed l1anno· bisognodi Biblioteca Gino Bianco

- !9 - percorrere tutto il JI1ondo; i_ bisogni va~iano_cont!nuamente di luogo in luogo, di tem~o m tempo, d1 età 1rre~a._Eb_bene? come fareste voi a tener dietro a tutte queste vanaz1om dei bisogni del!' uomo 1 PRESIDENTE. - Il suo contradittore la pregherebbe.... MURRI. - Ho terminato. Infine, o Signori, ed io volevo dimostrar questo, è impossibile la formazionedi un' associazione collettivista poicbò lo Stato deve esistere come avente un'autorità dall'alto e quindi con forzacoattiva. Ed è quindi impossibilela democraziadiretta ed assoluta percbè per impedire la tirannide di coloro che comandanovoi dovreste rimettere il popolonelle mani del popolo ed interrogare la collettività. Ora la collettività non potrà opportunamente intervenire, la direzione assoluta della convivenza sociale dovrà sempre per necessità abbandonarsia direzioni di partito e rimettere sempre a pochi la sua autorità. Voi quindi inaugurereste una democraziadiretta applicata sino alle pih ultime asigenze particolari dell'individuo, la quale a noi sembu impossibile. Parla Bertelli Io ringrazio il mio contradittore delle parole gentili che ha ~vuto in merito alla preparazionedi questocontradittorio,per 11quale io sono lieto di essere stato scelto oratore, anche percbè mi ricordo che in questa stessa terra ho sostenutoaltre volte i principii del partito al quale appartengo; e speroanche questa volta se non di fare dei nuoviproseliti alla causa mia, per lo meno di provare che il collettivismo non è un'utopia, come il mio egregio contradittore vorrebbedire. Prima di tutto io tengo ad osservare che l' egregio mio contradittore non ba saputo dimostrarmi che il collettivismo è un'utopia; ba ripetuto in ultimo delle vecchie accuse che C?mbattonoPattuazione di qnesto collett.ivismo, ha detto che vi sono delle opposizioni,ba detto insomma che qualcosa potrebbe ostacolare l'attuazione del collett1vismo· ma non ha s~puto dirci che esso è un'utopia, tal quale n~i ve la preseni1amo, tale quale noi l'andiamo continuamentepropagandando. 0 verrò a voi esponendole ragioni per le quali ritengo il 81blroteca Gino Bianco

- 20contrario di quello che ritiene il mio avversario, cioè a dire del perchè il collettivismonon è .utopia, e come invece è attuabilissimo, non fra secoli, ma in un'epoca pih vicina di quella che il nostro avversarionon si creda. Prima di tutto io non posso tenere (ho presosoltantoqualche appur.tto)il medesimoordine di discussioneche ha tenuto il mio egregio contradittore; ma credo che riuscirò se la memoria non mi fallirà a toccare tutti i punti più salienti della sua smagliante orazione. Prima di tutto io tengo a osservare che non è vero che il socialismonoli sia una societàverso la qnale noi marciamo; non è vero che il socialismo non sia l'avvenire verso il quale la societàpresentecammina,sia pure lautamente, ma continuamente; i fatti lo dimostrano ad ogni istante; perchè una volta qnest' ampio piazzale nel quale noi siamo riuniti discutendocosì serenamente, una volta non era di proprietà collettiva. Si collettivizza continuamente,tanto è vero che un egregio amico col quale io discorrevo poco fa nell'ingresso di questo locale facevaosservare ad ambe'.luegli oratori di questa sera che le bibliotechesono già state collettivizzate, mentre una volta non lo erano. EvidentementAio non capisco perchè dal momentoche si collettivizzauna parte di questa società, ci possanoessere degli individui i quali so- .stengonoche si debba ritenere un'utopia il collettivizzare di più, cioè tutto quello che è di proprietà individuale. Qui bisogna che io facci::iu, na distinzione formale, distinzioneche il mio egregio contradittore non ha fatto : i socialisti intendono di collettivizzarenon il prodotto del lavoro, ma soltanto le sorgenti della ricchezza. E l' una cosa è molto differente,anzi è contraria all' altra. Io sostengoche nella società umana, la proprietà privata del frutto del lavoro e la proprietà privata delle sorgenti di ricchezza e dei mezzi di produzionenon possonoandare d1 accordo, cioè io sostengoche l' una proprietà escluda l' altra; in una parola se un avversario come l'egregio contradittore sostiene che la collettivizzazionedei mezzi di produzione è ingiusta, allora deve ritenere che è giusto che vi sieno degli uomini che vivonosenza lavorare alle spalle di quelli che lavorano E mi spiego. Voi riconoscetein ogni cittadino il ùiritto di possedereuna data porzionedi terra. Voi naturalmente non potete imporre un limite alla sua proprietà. Questoindividuo che oggi possiedeun metro quadrato di terra potrà fra \ Biblioteca Gino Bianco

- 21 - un mese possedernaun chilometro quadrato, e&Sopotrà fra dieci anni possedereun'estensione immensa di territorio; ora se codestoindividuo non può personalmente coltivare tutta quella terra che possiede, è logico che la facciacoltivareagli altri ricavandoneun utile; e quello che la coltiva è logico che darà a lui una parte del proprio guadagnomentre l'altro prenderà quello che non si è guadagnato. Ora· se voi mi concedeteche quella proprietà invece di essere del signore sia proprietà collettivalogicamenteognunodi quelli che lavorerannouna parte di questa terra, potrà natu - ralmente avere intero il frutto dei suoi sudori, senza dare niente ad altri. In questo io credo non ci sia molto da insistere, e forse avrò occasionedi dirlo nella mia replica perchè credo di trovarmid'accordocogli scritti dei santi Padri, cogli atti degli apostolie con molti evangelisti,credodi essered'accordo con molti di coloroche sono ritenuti indiscutibili pE\r parte dell'egregio avversarioche ha parlato avanti di me. Io tengo a dire anche che i socialisti (mi pare che abbia detto il mio egregio avversarioche fuori della terra possonoesserci altre sorgenti di ricchezza)ritengono che la sorgentenaturale di tutta la ricchezza sia esclusivamentela tP.rra,perchèanche il genio, perchè anche l'intelligenza provengono dalla terra, perchè, e lo dice anche il cristianesim), siamo di polvere e di polvere si ritornerà, perché se all'uomo di genionon date da mangiare e da bere (ecco la qnestione di stomaco che si fa avanti) l' uomo di genio sarà un "pellagrosoinvecedi essere un grande che vi fa una grande scoperta. Del resto giacchè l' egregio avversariodice che nella società collettivistica noi non avremo il mezzo di premiare gli-autori di opere d'ingegno e i grandi scienziati, quasichè noi nella so~iet_càollettivistao socialistavolessimotutti sotto una media, ~1 dice non potremo incoraggiare le opere cl' ingegno.Sarebbe 11 caso di domandare senza fare dei disegni della società fntn~·a,senza dire quali saranno i primi e secondi premi, che 1101 daremo a!!li uomini cl' in<Ye<Ysnaorebbe il casodi domand ~ o t, , _a 1:e all' egregio contraclittore,che ritiene un'utopia il collettmsmo, per quali ragioni hanno fatto morire di fame Bizet, ~ol~mbo,per quali ragioni il 99 per cento dei grandi scienziati del_lasocietà borgheseè andato ali' ospedale se non è morto d1 fame o non ha vissuto stendendo la mano. Per questo, in qualunque modo sia, gli scienziati non pegSìblioteca Gino Bianco

- ll2 - giorerebbero molto le loro condizioni.Ma vi è di più ; gli uomini d'ingegno i quali operano qnalche cosa di grande, che inventano qualche ordigno,qualche cosa di sconosciuto,non lo fanno per la speranza di avere un utile più o menoviclilo,lo fanno per il bisognoche sentononel!' anima loro di fare qualche cosa di grande, per il bisognodi adoperarela loro intelligenza in una cosa che ritengono santa. Perchè del resto quanti di noi farebbero certe opere d' ingegnoper il bisogno di guadagnare lì per lì 100 franchi! ma sono i pennaioliche scrivono gli articoli per guadagnare i 50 franchi, ma gli uomini d'ingegno scrivonoper una grande idea, per un grande principio non lo fanno a scopo di lucr.oo se lo fanno lo fannoben raramente. Ora la società collettivista, nella quale sarà dato il mezzo ad ogni uomo di poter svolgerepienamente le forze del suo pensiero, nella quale sarà dato ad ognuno il mezzo di potere sviluppare la sua intelligenza nelle scuolee nell' insegnamenti pubblici, salirà di un gradino di piì.1la scala sociale. Sarà giusto, sarà logico che sia un premio all'ingegno e all'intelligenza e si onorerannoforse pih di quello che si fa nella società presente gli uomini d' ingegno ·Ma del resto io non possoaddentrarmi lungamente in questa disanima; perchè questo contradittorio è mo!to complesso come diceva giustamente il sacèrdoteMurri. Ma in ogni modo per finire sulla questione delle opere d' ingegno: anche nella società collettivista, me lo permetta il CQntradittore,comedicevagiustamente il prof. Zerboglio,un uomoche scriverà l'Aida o che comporrà la Favorita, sarà da.i socialisli onorato più di quello che non si onori un cantastori,e,che suoni l'organino sulla via; lo riterremo certamente un uomo d' ingegno superiore ad uno di mediocre intelligenza. In ogni modo,aspettandomil'obbiezione , che mi farà il mio contradittore, in ogni modoi socialistisapranno dare anche all'altro il modo di vivere, indiscutibilmente potranno onorare l' uon10d'ingegno e non trascurare quello di intelligenza media. · In ogni modo io lascio questa parte perchè porterebbevia · molto tempo e perchè ci sono molte cose pih importanti da osservare. Noi, prima di tutto, riteniamo il colleltivismo logico eriteniamo che fatalmente avverrà prima, perchè la società va fatalmente verso l'epoca del collettivismo come poco fa ho Biblioteca Gino Bianco

- 2S - accennaloe come dimostreròin avvenire;s~condariamenteperchè è logico e giusto che la grande ma~~10ranzadel,l_apopo: !azionefaccia l'interesse suo, e non segu1t1a fare gl 10teress1 di una piccola minoran~a.Quando m! si dice dal. contr~dittore mio che è ingiusto togltere la ~ropr_ietà ~ •quelli_che 1 ~ann?, io dillo: se questo fosse vero, ncord1amoc1che 1 propnetan, nella società umana, sono solo i componentiil decimodi q:iesta società mentre quelli che non posseggononulla sonoi 90. Ora voi c~pite che se anche fosse un'ingiustizia il togliere la proprietà privata, è un'ingiustizia che si commetterebbea danno dei 10 per favorire i 90. Ora, siccomein qualunquesocietà dcv' esserfatto l'interesse della media, l'interesse della maggioranza,ne vienedi logica conseguenzache anche quando fosse,ed io non lo concedo,una ingiustizia il togliere a coloro che posseggonoil loropossesso, non si commetterebbeun'ingiustizia perchè si commetterebbe a vantaggio di una immensa maggioranza, con lo scapito di una piccola minoranza. Ritengo che questa terra non si può lasciare cli proprietà di pochi, anche perchè è fatalmente logico che se il mondo vuole camminare, se il progressovuole continuamenteandare avanti, è necesi;arioutilizzare la proprietà e togliereda.Ilemani dei privati ciò che è sorgentPdi ricchezza. E ,,edete, oggi qualche volta sui mercati manca qualche genere di prima necessità, qualche volta manca il grano, qualche volta i cappelli, viceversav'è abbondanzadi qualche cos'altro che non è necessarioe che,qualche volta è dannoso. Qt!estocredo che nessunome lo possa impugnare. Se noi vogliamo condurre la terra e dare il massimodi quanto può dare, se noi vogliamo fare in modo che la terra dia tutto quanto è possibileestrarreda essa, bisognariunirla tutta, bisogna ricomporre i pezzi di q110slaproprietà, per potere applicare la coltura intensiva, per potere appli1:arein grande estensionele macchine, per poterestudiare i climi, per potereaddivenirea quella coltura della terra e.benon si può certamenteottenereper mezzo ?ella piccola proprietà. ]~ qui mi cade acconcio rilevare una rnesattezzadell'egregio mio eontradittore. Egli ba detto che non è vero quanto affermano il 1'1farxe l' ~ngel, nel manifesto dei comunisti, cioè che la piccolapropr~etàtende a ~comparire.Invece bo qui un ap,Puntoil quale ~1 dice che in Inghilterra (bo appunti di due o tre paesi, ma cito adesso l' Inghilterra perchè il Mnrri mi ha accennatoapBiblioteca Gino Bianco

- 24. - punto ali' Inghilterra) nel secoloXI, dopo la conquista normanna, la grande proprietà rappresentava il 22 per cento dell'estensionedel territorio inglese,oggi invecerappresenta il 96 per cento. Sembra, se le cifre non ingannano, se le cifre non sonoopinioni,che in Inghilterra la piccolaproprietà vadascomparendo e in modo anche vertiginoso. In ogni modi) è logica, è chiara cosa, verchè nella società attuale, nella società borghese, la piccolaproprietà si trova a combatterela grande proprietà con armi inferiori. Il piccolo proprietario che non può applicare le macchine, che non può comprare i concimi, non può fare scassi, non può applicare la coltura ragionata come l'applicano i grandi proprietari, il piccoloproprietario si trova sempre perdente nella.lotta_sulmercato, ed è logicoche lo sia, appunto perchèha menoarmi del grossoproprietario.E lo provano i fatti anche in Italia; mentre in alcune regioni nel settentrione esistevano,un vent'anni addietro,degli apprezzamenti di terra a mezzadria, oggi non esistono pih, ed è la grande proprietà che invade la piccola proprietà continuamente.Perchè appunto è fatale che coloroche hannoarmi pih debolidebbano perderenella lotta controcoloroche sonomeglioarmati. Ora è giusto qui di difendere il Marx e l'Eogel dalle accuse di falsi profeti mosse dall'egregio mio contradittore.Ma il Marx e l'Eogel banno scritto il manifestoai comunisti nel 1848, ed è un bel pezzo! Dal 1848 ad oggi si è cambiatoe siamo andati avanti; nel 1848, per esempio, non c'era il cinematografo, non potevanomica indovinarlo il Marx e l'~ngel ! Ci sono oggi le falciatrici a vapore, i tram elettrici, ci sono i cannoni grandinffnghi che strappano al cielo la grandine! Natnralm,mte il Marx e l'Engel hanno gettato le basi di una teoria che secondonoi è giusta, ma che dev'essereevoluta, e migliorata, perchè tutto va evoluto e migliorato. Il Marx e l' Engel hanno gettato le basi di una società, hanno fatto un disegno di legge senza mai però imporci altro che le linee generali. Ma quando in Parlamento i rappresentanti nostri, o col9ro che si chiamano tali, fanno un disegno di legge, ma sanno forse dirci, nel momento in cui l'approvano,come sarà applicata questa legge, se corrisponderào non corrisponderà 1 Ma l'applicano credendodi fare una cosagiusta e buona ! Ma poi ~vvieneil contrario, e l'abrogano ! Se voi sapeste quanti milioni di leggi sono state approvate, dimenticate, disapprovate Biblioteca Gino Bianco

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