Quaderni di cultura repubblicana

la stampa partecipò alla polemica pro e contro il filosofo italiano. Il ministro della pubblica istruzione francese. Willemain, sembrò in un primo tempo parteggiare per lui, ma, per timore di attacchi clericali, prese una decisione che, nella sua mente, doveva ritenere salomonica, ma che in real tà finì con lo scontentare tutti : stabilì , cioè, di toglier la cattedra al Ferrari, ma di concedergli un assegno di cento lire mensi li per incoraggiarlo negli studi. Nel 1848, durante i moti del febbraio, a nche Ferr ari si trovava a Parigi, e certo dovette essere tra gli animatori della rivoluzione, sebbene non risulti che abbia partecipato direttamente alle sommosse e agli scontri armati. Nel mezzo dello stesso anno, avuta notizia delle gloriose Cinque Gior· nate, Ferrari rientrò a Milano, ove, con Cattaneo e Cernuschi, tentò di costituire un governo rivoluzionario, presieduto da Mazzini. Il tentativo, tuttavia, era destinato a fallire per l'atteggiamento antirepubblicano dei milanesi, i quali avevano maggior fiducia in uomini come il Litta, il Casati e il Durini, rappresentanti degli ambienti più conservatori della città. Fallito il tentativo rivoluzionario milanese, Ferrari rien· trò in Francia, ove era stata proclamata la repubblica. Rias· sunse allora la cattedra strasburghese, ma i clericali, sempre molto forti in Alsazia, non trovarono pace fino a che non l'ebbero allontanato dall'insegnamento. Il suo atteggiamento avverso alla spedizione francese del 1849 contro la repubblica romana di Mazzini, lo costrinse a lasciare di nuovo la Francia ed a rifugiarsi temporaneamente in Belgio. Tornato a Parigi, si dedicò soltanto agli studi storici e filosofici: infatti non lo troviamo più impegnato nella politica attiva, fino al 1859. Gli avvenimenti italiani di quell'anno dovettero invece scuoterlo dalla tranquillità degli studi. Rientrato in Italia, 7

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