Cosl l'isolamento cattaneano si prolunga per decenni. È solo verso la fine del secolo, quando già il clima eroico c confusamente colmo di speranze e di propositi di azione degli anni '60 s'è spento, e si è di fronte ad una fase di ripiegamento e di riflessione, che i Mario, i Bovio, i Bertani « riscoprono > Cattaneo, lo inquadrano stabilmente nell'cdi· ficio dell'ideologia repubblicana, gli dànno il posto che da sempre gli compete: quello di momento opposto e complementare al mazzinianesimo . È un decisivo passo avanti, ma allo studioso della cultura italiana, nel senso più vasto del termine, resta pur sempre un senso di amarezza: resta la constatazione del vuoto sostanziale che fa eco, per quasi un secolo, al discorso cattaneano. Certo, G. A. Ascoli additerà in lui il fonda tore della moderna linguistica italiana, Gaetano Salvemini mostrerà nelle parole e nei fatti d'averne inteso fino in fondo la lezione, non mancherà, l'abbiamo visto perfino un riconoscimento crociano, ma sono episodi isolati . La mediazione che il grande lombardo avrebbe potuto esercitare tra la cultura italiana e quella anglosassone, immettendo, sul terreno di un pensiero tenacemente ancorato a schemi giuridico-filosofici, preziosi germi di scientismo e di pragmatismo, non vi fu. Come non vi fu la mediazione, in altre condizioni storiche più che possibile, tra la classe dirigente e le istanze più generali della scuola democratica, sulla base di un liberalismo di tipo gladstoniano. Ma di ciò, dell'avere avuto per interlocutrice l' Italia sabauda della seconda metà dell 'ottocento e, più in generale, l'Europa dei nazionalismi Cattaneo non ha colpa alcuna. Non ha colpa alcuna, e la storia, come pur sempre, presto o tardi, accade, gli rende ora giust izia: oggi, a distanza di un secolo dalla sua mor te, il futuro per il quale egli operava è divenuto presente. Le sue soluzioni politiche, l'<< astrazione >> d'un'Italia federalista, l'<< utopia >> degli Stati Uniti d'Europa sono il terreno concreto sul quale i demo· 36
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