Quaderni di cultura repubblicana

collettività. L'l0 creatore di storia appare dunque, nelle sue manifestazioni piLl cospicue, come il pensiero stesso, globalmente inteso, delle élites intellettuali. Anche questo punto viene ampiamente sviluppato. Vi sono sulla terra due società, quella degli « uomini di ragio· ne >> e quella « della superstizione e dell'ignoranza >>, quasi come le due città agostiniane. La prima di esse si pone quale coscienza stessa dell'umanità: cosl, al di fuori di ogni fi ttizia barriera di razza o di religione, tocca agli uomini di ra· gione porsi in contrapposizione a tutto ciò che costituisca remora al progresso, far guerra senza quartiere ai residui di ignoranza e di superstizione, infine elevare « il pelago >>, gli abitanti dell'altra città, alla loro altezza. Da milJenni l'uomo rivolge le sue energie nella lotta contro altri uomini ; è ora tempo di coalizzarle solo contro la natura per strapparne segreti e ricchezze, è tempo di realizzare tra gli uomini una universale pacifica convivenza. E fine ultimo sarà l 'attuazione sulla terra di quel < diritto uni· versale >> il cui principio sta in ciò: « che l'uomo riconosca in ogni uomo il suo simile, che l'uomo riconosca in tutti li uomini se stesso, che l'uomo senta nell 'io l'umanità >>. Un compito immenso, necessariamente sempre approssimato per difetto: ma è in questo, forse, la stessa dignità e bellezz~ della lotta. Cosl il « progresso >> che abbiamo visto essere alla base della visione storica del Cattaneo, non è un portato naturale della condizione umana che si attui puntualmente, col trascorrere dei secoli, come gli effetti di quelle dottrine evoluzionistiche che proprio allora il positivismo cominciava a teo· rizzare. Esso è conflitto di vecchio e di nuovo, di ragione e superstizione; è lotta, spesso asprissima, di princip i opposti in cerca di nuove sintesi per quella redenzione finale dell'umanità che Marx aveva assegnato al proletariato, armato della sua filosofia, e che il nostro affida semplicemente a filosofia e scienza, come dire a tutti << gli uomini di ragione >> senza distinzioni. 18

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