Quaderni di cultura repubblicana

La proprietà collettiva - osserva Mazzini - non è un progresso, ma un regresso a forme primitive come quella del mir russo, proprie di forme preistoriche della società. Vice· versa egl i vide chiaramente che un'economia collettivista fondata sulla soppressione della proprietà individuale era possibile solo creando uno stato ferreo, burocratico, !imitatore di ogni libertà umana, checché allora pensassero dell'abolizione dello stato Proudhon e Bakunin come premessa o Marx come conclusione del collettivismo. Qui sta veramente la grandezza profetica di Mazzini, anche se egli non conobbe lo sviluppo prodigioso della t ecnica produttiva, che noi conosciamo oggi, perché vide solo gli inizi della rivoluzione industriale. Ma la realtà concreta dell'economia collctivistica sovietica odierna conferma le parole di Mazzini: • Tirannide. Essa vive nelle radici de l comunismo e ne invade tutte le formule. L'uomo non è nel comunismo che una macchina da produzione. Una società pietrificata nelle forme, regolata in ogni particolare. L'uomo nell'ordinamento dei comunisti diventa una cifra: avrete una casta di padroni e di direttori e una di lavoratori ». Eppure marxisti illustri e ferratissimi si sono abbandonati ai sogni utopistici di una società perfet ta e tanto regolata da dist ruggere lo stato e ogni organizzazione, perché ogni antitesi (diritti-doveri; necessità di lavoro e piena autonomia personale, ecc.), sarebbe automaticamente scomparsa dopo l'abolizione della proprietà privata! Giustamente Benèdetto Croce commentava che in siffatta società tutta deterministica, tutta congegno automatico non ci sarebbe più storia né da scrivere né da fare e aggiungeva: • Con sorriso amaro si rileggono coteste imaginazioni sull'abolizione che nel comunismo accadrebbe dello stato per la società: sulla pienissima libertà succedente al millenario regno della necessità ecc., quando si ha dinanzi agli occhi (nel paese dove il comunismo marxistico ha fatto le sue prove) il più pesante stato che la storia ricordi ». Non meno fiera la critica del collettivismo anarchico: di Proudhon, definito il • Mefistofele del socialismo », Mazzini vede la capacità di dissolvimento, l'impotenza a fon21

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