Quaderni di cultura repubblicana

quindi da un presupposto moralistico ad un accertamento scientifico: «Ma non bisogna lasciarsi vincere dallo sconforto. Se il carattere degli individui, nei popoli, nelle razze, come ho dimostrato, è modificabile, e se ne ha la prova più evidente nell'alternarsi dei progressi e dei regressi morali; se la stessa forza evolutiva, che la scienza ha scoperto per l'intelligenza, vige per i sentimenti; se ovunque spingiamo l'indagine attingiamo prove irn!fragabili dell'evoluzione del pensiero e del sentimento (Bianchi) dobbiamo essere convinti che il nostro carattere può e deve mutare; dobbiamo sperare che il mutamento avvenga verso il meglio >>. Un ottimismo, dunque, che non camminava bendato, fatalisticamente, nel labirinto della vita sociale, ma con gli occhi aperti ed una vigilante, operosa volontà costruttiva. L'osservatore, senza illusioni, dei fenomeru sociali si preparava alla vita con severità sin dal giorno in cui, rientrato nella disciplina dei doveri familiari e degli impegru professionali, abbandonava gli slanci romantici del sentimento patriottico. Si può dire che Napoleone Colajanru dai tredici anru ai venti fu una << testa calda>> fu cioè giovane, nella pienezza del termine, come lo era la maggior parte della generazione del Risorgimento, fino al giorno in cui un contrattempo lo fermò sulla via di Mentana, sensibile ai richiami della sirena garibaldina. Con nove mesi di prigione nel 1869 espia la sua goliardica esuberanza a Napoli, in compagnia di Edoardo Pantano e di Giorgio Imbriaru, il futuro caduto di Digione, e chiude l'età del romanticismo eroico. Ma egli non ha perduto il suo tempo, e la laurea in medicina, conseguita nel 1871, lo spinge a fare un viaggio in Argentina come medico di bordo: eccellE·nte occasione per osservare da vicino il fenomeno della emigrazione e della mescolanza delle razze, e porre così il primo germe della successiva fecondazione scientifica. Rimasto orfano del padre a vent'anru non è in grado ancora di affiancarsi alla madre nella gestione dell'industria zolfifera per mancanza di esperienza, e per innata inettitudine agli affari. Quando la crisi che colpisce la già fiorente industria mineraria travolge il patrimoruo familiare, il giovane sociologo saggia praticamente la sua coscienza morale, sventolandola come una bandiera su quel naufragio. I creditori sono soddisfatti, l'onore è salvo, ed egli trasferisce l'economia politica nella serena atmosfera 6

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