Via Consolare - anno II - n. 6 - giugno 1941

GIUGNO XIX U PREZZO L. 3

~ocieEtlàettrRicma na1nola giàcompagdneiaMulianiGrandoiCesena Anonima per azioni con sede in Ravenna Capitale L. 36,000,000 versato Gerenze in .Ravenna - Lugo - Faenza Forlì - Cesena - Rimini PlacucPcrimo NEG~ZIANTE Rottami, Metalli, ecc., GAMBETTOLA (FORLI') ---------i ,----------, DUTRtmI GI & FIGtm F OR L l' Via Pelacano. 4 - Telefono 6547 MATERIE PRIMç:- LANIFICI FONDERIE - Mf\Gf\ZZINI Rf\CCORDf\TCI ONLE FF.55. Concessionario per la Provincia della raccolta del rame per conto dello Stato Fondazione Ruffilli - Forlì DITTA MitlinLznziti Molino a Cilindri FORLI VIA RAVEGNANA, 76. TFLEFONO 6104

; Cdl.ARE- SINTEDSIGI LORIA RIVISTA DEI GRUPPI FASCISTI UNIVERSITARI EDITA DAL GUF DI FORLl Comitato direttivo: PAOLO SILIMBANI ARMANDO RAVAGLIOLI • LIVIO FRATTI BRUNO MASOTTI Direttore resp.: BRUNO MASOTTI C8po red8ttore: N I Cl A V EG GIAN I Redallori: C. V_ tU0OVICI. EZIO COLOMBO. TURI VASllE • GARIBALDO MARUSSI • BIANCAMARIA MOORE • WALTER RONCHI • ALBERTO PERRINI DIREZIONE - AMMINISTRAZIONE FORLi - Palazzo Littorio C/C postale B 639S MILA HO - Corso 28 Ottobre, 127 ROM A - Via Crescenzio, 43 SOMMARIO MAS - Sin!esi di gloria ~ • Tappe di,lla guerra rivoluzionaria nel discorso del Duce NEVIO MATTEINI - Gerorchio di velori EZIO COLOMBO - Un matrimonio per be· ne trocconto) NICLA YEOQIANI • Labor et solitudo tpoesfa) NICLA YEQQIANI - Il dramma di Baudelaire MARIO ORTOLANI · I ragazzi di Via Seneca P. ZYETEREMICH . Oeelinnione del tempo NIVE • Tormento tpoesio) NIYE . Glauco (poesia) CORRAOINOCARELLA • Ali guerriere (opoteosi llllegoricll) ECO . lunario FRANCOSIMONCINI . Villaggio (poesill) MILÈNA MILANI . Clessidra !poesiaiJ MIRELLA BERTARELLI . Il giardino Recensioni FRANCOSIMONCINI . Uno voce (poesio) GIANNI TESTORI - lnconti di Guidi TELESIO MONTESELLO . Orientomenti in pitture NATALE BENCINI . 1' albero spoglio nel1' arte GUIDO FAVATI . Voltolino fontani NICLAVEOOIANI . • ~i• ;:;:~z!Pf~~::io) la LOREDANADE ROBERTO. Sogni (poes10J GIANNI TESTORI • I a lii Mostra del Sinda• INOVELOEKARWEHL FRANCOSAVA UN LETTORE ALBERTOPERRINI o. s. GIUSEPPEANTONELLI SILVANO FILIPPELLI VITTORIO BONICELLI TURI VASILE W. R, c:ato Fascista Belle Arti • Spirito dell'odierno Teelro ledesco • "Cieli,, di Giovanni Gigliozzi . Lellera aperta • Organiuatori del Tea· tro•Guf - Una annata feconde del Teatro Guf dell'Urbe • Del futro dell'Univer• sità di Rome • Messa a punto - Ancora della " piccole città., - La Fuga {llll0 rlldiofonico) - Quota 140 ANOt-llMO GIAPP. - Benkel sul ponte (NO guerriero) GUIDOARISTARCO WAR • Idee e proposte • 11 Convegno di Cinematografia politica FondazioneRuffilli- Forlì Da un anno la patria combatte contro la prepotenza inglese. Da un anno il nostro popolo sostiene l'urto tremendo di un Impero vastissimo sui fronti dellci terra, del ma.re e del cielo. L' or:goglio smisU,rato dell' insurrezione violenta e rivoluzio11aria contro i sistemi politici della ipocrisia plwocraticu, contro il gioco egocentrico degli accapu.rruturi dell' uru, contro l(Lcolossale wrlupinatura tramata attraverso l'ostentazione ipocrita di pnì1cipi morali, traditi e mistificati nella realtà dei jè1tti, sembrò folle e temerario a chi misura la capacità dei popoli dal rapporto delle forze materiali, dalla. valutazione delle riserve e delle entità rrnmeriche. ltlci noi Italiani, aclusa.ti u supera.re tutti gli ostacoli, a scardinare qualsiasi cancello co11leforze che proma110110dallo spirito, l'intervento nel conflitto fii lei consPgue11za freddo e ragio11a.ta di una 11ecessità categorica, fn il risultato di una eroica determinazio11e, per cui cuori, spiriti ed enerée lunciavuno la piiì aucluce sfida al più grande Impero del 1110,ulo. Per rompere fi11a.l111ente 11er sempre il cerchio degli egoismi plutocratici, per aprire gli ori:::zo11ti cli 1111api1ì va.~ULpolitica imperiale, oltre e al di sopm dei diafi·o111111i.mi posti come vi11coli e come pesi do chi si arrogava il diritto per rlesigna:::ione 1111iversale cli dominare i mari e gli oceani, bi.rngn,111acombattere. Si è combattuto dura.me11te e dura111e11tesi comba11e ; il 11ost,ro popolo sa che solo nel combat.tànento si co11q11istail diritto al dominio, il cliriuo all' l111pero. Combattere è tanto necessario quanto vivere, vivere è tonto necessario quanto vincere. E lri vittoria deve essere C()SÌ luminosamente indiscutibile da non prestHrsi al vecchio gioco delle detrazioni e delle mu.tilazioni. Ci sono stale le ore tristi, quando sitl suolo albc111esele annate greche in un impeto di eccituziu11e euforica sottoponevano ad uno sforzo titanico le nostre poche divisioni senza riuscire a piegarle, e qiiì sta il mircicolo che sarà illustrato 11elle suP. eviclen:::e reuli ed eroiche dalla storia di domani; qLUmrlosu.i deserti della. Sirtica e della Manna11ica la prepotenza dei mezzi deua.va una dura legge alla generosità dei cuori ; ore drammatiche vissute e superate dal popolo italiano con dignità, con fierezza, con 11obileequilibrio. E poi Gia.ra.lmb. 13ardia, Tob1'uk anrwnciavano con la sa.nlità dell'eroismo spinto ,•/tre i limiti che i giorni fausti non poteva.no essere lontani. La primavera radiosa delle armi italiane era la conferma luminosa di una fede incrollabile. Quando il nemico coi suoi pote,Hi mezzi corazzati spera.va. di giungere 11. Tri1,oli i soldati italiani, stringendo i denti, gridavamo il " di quì 110n si passa ,, e subito dopo pàssa.rano al co11tra.tl(lcco insieme ai camerati tedeschi con una formidabile controffensiva rapida e vittoriosa. Sul fronte greco le nostre divisioni scattavano irresistibilmente all'attacco, spezzando cl' un colpo solo la strenua resistenza dei Greci, mentre sul fronte giulio nostri reparti portavano con rapidità stra.ordinaria lrt bandiera italiana su~ luoghi che già furono testimoni della grandezza duc~le di Venezia. Nell' lmpero un soldato di razza ed invitte tempre di forti hanno scriuo pagine di ineguagliabile eroismo alla frontiera sudanesiJ, a Cheren, su.ll' Amba Alogi. Gli ultimi episodi gloriosi sono quelli di Creta, clellct ba.ua.glia navale nel Mediterraneo Orienta.le. Il bi.lancio del primo anno cli guerra è straordinariamente attivo. Prima. abbia.mo resistito e poi vinto nell.o spazio vitale del Mediterraneo, che è nostro per' diritto di storia e per diritto cli geografia.. l\fAS 1

_Tappe della guerra rivoluzionaria nel discorso del DUCE Nell'annuale del primo anno di guerra il Duce ha fatto al popolo Italiano il consuntivo nitido e geometrico degli eventi ; ha prospettato il quadro della situazione presente ; ha indicato un divenire ineluttabilmente vittorioso Tre parti essenziali e ugualmente importanti rese con l' evidenza delle cifre, con la sicurezza della rassegua obbiettiva, con la verità dogmatica di una luminosa anticipazione. Il Condottiero ha fissato col suo stile inimitabile, con la sua potenza sintetica, alcuni punti fondamentali. 1) Contro la Grecia l'Italia ha compiuto uno sforzo eroico e meraviglioso. Quando circostanze infauste hanno esposto le poche divisioni impiegate al pericolo tremendo di una disfatta, i nostri magnifici soldati hanno fatto muro, aggrappandosi ai dirupi, affondando nel fango, resistendo in posto con una intrepida abnegazione capace del sacrificio supremo pur di non cedere. 2) L' esercito greco è stato piegato in virtù dell'azione combinata dall'Italia e dalla Germania.• Ma è .matematicamente assodato che anche senza l' intervento tedesco l'odiato nemico coi primi segni della primavera sarebbe· stato frantumato. 3) La sorpresa offerta da un esercito efficiente e valoroso, aiutato dall' Inghilterra, non ha determinato sbandamenti morali. Ciò significa che il popolo italiano possiede energie spirituali eccezionali. 4) La marina con l'opera silenziosa e diaturna ha portato una pietra fondamentale alla costruzione della vittoria. 5) La Jugoslavia, artificio di composizioni etnico-politiche e orpello di capacità militari, si è sfaldata con rapidità straordinaria di fronte alla azione italo-germanica. 6) Gli inglesi sanno fornire denaro, materiali, incitamenti, ma conoscono meglio il trucco delle ritirate precipitose per via di mare. 7) Il settore balcanico, richiamato ai suoi precisi compiti col linguaggio delle armi, verrà riordinato secondo principi etnici, politici e sociali di intelligente equità. L'assoluto è un'ipotesi chimerica in fatto di sistemazioni etnico-geografiche, ma i nuovi criteri di ordinamento del mondo balcanico, eliminando incongruenze e artifici, sono in grado di assicurare una pace fruttuosa e più armoniosi sviluppi politici. 8) La resurrezione dello Stato Croato, l' allargamento della Bulgaria e dell' Ungheria secondo esigenze di ordine etnico e secondo postulati di sacrosanta riparazione storica, la formazione della più grande Albania, la restaurazione del MonteFondazi~ne Ruffilli - Forlì negro nell' orbita italiana, l' assorbimento della Slovenia, la gravitazione della Grecia nello spazio vitale Mediterraneo dell' Italia sono gli elementi cristallini di una politica feconda di ricostruzione. 9) La concessione della retroterra a Fiume, la sistemazione della questione dalmata e gli accordi con la Croazia hanno dato una veste definitiva al problema della sicurezza adriatica. 10) La vittoria non ha dato agli Italiani il desiderio sfrenato del dominio. Roma, maestra in ogni tempo del vivere civile e portatrice di illuminate soluzioni giuridiche ha il dono dell' equilibrio. Non abusa quindi della vittoria. Abbiamo insegnato agli altri che le fisionomie spirituali dei popoli debbono essere messe in evirlem:a dai tre elementi di razza, nazione, stato. A questo concetto rimaniamo fedeli. E se per necessità strategiche si impongono delle eccezioni sapremo fare in modo di usare un grande senso di equilibrio e di moderazione. 11) L'Impero d'Etiopia, tre volte consacrato dal sangue italiano nello spazio di un cinquan• tennio, dovrà ritornare a Roma. Gli eroismi di Cheren e dell' Amba Alagi, i prodigi dei nostri soldati e la volontà ferrea di un Duca Sabaudo hanno crealo il miracolo di una strenua resistenza che vive ancora e vivrà fino ai limiti estremi nella Dancalia, nel Gimma e a Gondar. 12) La rioccupazione immediata della Cire• naica condotta dalle forze motorizzate tedesche insieme a quelle italiane apre una nuova fase della guerra nell' Africa Settentrionale. 13) Creta, ormai saldamente in mano delle forze del\' Asse, è un' ottima base strategica di propulsione per attacchi in massa sulle coste egiziane e palestinesi. 14) Si avvicina rapidamente il giorno in cui la superba Albione sarà cacciata per sempre dal Mediterraneo. 15) L' alleanza italo-tedesca è infrangibile ; è alleanza di popoli ; è comunanza di spiriti, è identità di mete. La vittoria e l' opera di ricostruzione dopa la vittoria collauderanno definitivamente questa associazione, unica nella storia, di due grandi popoli, ambedue in fase ascendente, ambedue assurti alla dignità storica dell' Impero. 16) Il Giappone è lealmente unito alle potenze dell' Asse. Attraverso Roma - Berlino - Tokio si realizza un sistema formidabile di collaborazione dell'Occidente con l'Oriente civilizzato. 17) Nell' orbita politica dell'Asse gravitano gli interessi e le simpatie delle nazioni, che hanno

aderito al tripartito e cioè Ungheria, Slovacchia, Romania, Bulgaria. 18) La Spagna non ha ancor scelto la sua via, ma molti sintomi fanno prevedere che essa non sarà contraria alla politica di ricostruzione dell' Asse. 19) L'autocrate Roosevelt deve sapere che l' intervento degli Stati Uniti non modificherà per nulla la situazione se non per quanto riguarda la durata della guerra. L' attuale formula larvata di intervento mascherato è l' espressione pm lampante della falsità giudaica del Presidente americano. 20) Il popolo italiano ha dato una dimostrazione commovente di disciplina e di maturità. Nelle ore dure dell'avversa sorte militare come in quelle fulgide della vittoria ha conservato un ammirevole equilibrio ; imponendosi sacrifici di ordine- materiale con piena consapevolezza ha rivelato che le sue più pure virtù, consacrate da tre millenni di storia, sono rimaste inalterate. La passione generosa del popolo, l' ardore della giovinezza degli atenei, lo spirito eroico dei soldati della terra, del mare e del cielo hanno posto il pegno più sacro sulla vittoria finale. L' esempio dei caduti è la fiamma alimentatrice di questo dilagante e strapotente rogo cli energie spirituali, è la promessa dell' immancabile vittoria. Per una giusta ineluttabilità divina il sangue ha sempre trionfato sull' oro, lo spirito sulla materia. IL FASCISMO DI FRONTE ALLA RELIGIONE ED ALLA CULTURA Alle menti più aperte ed ai cuori più fervidi è ormai incontrastabilmente chiaro che la guerra di oggi non è che I' acme della crisi della moderna civiltà. Al di sotto e di là infatti delle molteplici cause, più o meno a tinta e intonazione materialistica, che hanno motivato l' attnale conflitto c'è e non potrebbe non esserci una Causa Prima, meglio, la Causa Prima : quella spirituale. Omnia mala ab intus procedunt. Ora e sempre. E' inutile manipolare riboboli ed ammennicoli dialettici per affrancarsi da una presunta e temuta menomazione della libertà personale. Bisogna non aver il pudore di confessare a noi stessi ed agli altri (alfin• chè gli altri, a loro volta, riverberino in noi la conquistata intima certezza) che l'anima dell'uomo moderno, squassata dai venti della storia, può trovare il porto sicuro della pace solo nella cristanizzazione dell' esistenza. Con ciò non si vuol significare che la vita debba essere incapsulata nell' eburnea torre di un teolo: gismo asfittico, anche se genuimente consono alla ortodossia della nostra tradizione di popolo. Ma che tuttavia l' impulso ispiratore ed il fondamento della ricostruzione fascista dello spirito europeo non possono essere altro che fondalmentalmente cristiani, questo per noi giovani è apodittico ed indiscutibile. Neghiamo pertanto il nostro più tenue assenso ed irridiamo con commiserazione a q nelle correnti (per fortuna sporl\diche) che vorrebbero dare al pen• siero l'abbrivio verso atteggiamenti modernistici e volutamente originali, che, in sostanza, pretenderebbero aver scoperto il surrogato, eterno come la loro grettezza, della gerarchia spirituale incentrantesi nel Dio cristiano e cattolico. Sia che infatti si neghi ogni passaggio dal pensiero autosufficiente alla religione, sia FondazioneRuffilli- Forlì di 1lel).io. 1'haueini che questa la si esaurisca nel primo si finisce sempre collo sboccare nella palude di un intelletto senza anima o in un ribollimento di impulsi senza meta, che annichilano necessariamente il concetto di persona. Ciò pensando e credendo, noi giovani che abbiamo coscienza della missione italiana e orgoglio del di lei destino, eleviamo sulla più alta vetta del cuore la certezza di procedere sulla strada maestra della nostra storia. Il Fascismo invero, che di codesta storia è il por• tato ideale ed il vaglio dinamico, non ha inteso, non intende e non intenderà mai di dispendere nei rigagnoli dell' egocentrismo e del neutralismo spirituale il terso ed impetuoso fiume che euritmicamente concilia ·fede e realtà, anima e corpo, in due parole Cristianesimo e Romanità. La Rivoluzione delle Camicie Nere (e qui bisogna battere forte) non è estrinsecazione praticista di un motivo contingente, sfogo politico, prettamente politico di un popolo in cerca di avventure sibbene organica fusione di pensiero ed azione, sintetica visione di una verità che risponde ad esigenze di carattere universale. "li Fascismo • ba scritto (1) il Duce - non si intenderebbe in molti dei suoi atteggiamenti pratici, come organizzazione di partito, come sistema di educazione, come disciplina, se non si guardasse- alla luce del suo modo generale di concepire la vita ,.. Infatti " non si agisce spiritualmente nel mondo come volontà umana dominatrice di volontà senza un concetto della realià trapsuente e particolare su cui, bisogna agire e della realtà permanente ed universale in cui la pri_ma ha il suo essere e la sua vita. Per conoscere gli uomini bisogna conoscere l' uomo ; e per conoscere l' uomo bisogna conoscere la realtà e le sue leggi ,, (2). Realtà e leggi che non possono e non potranno essere 3

mai effettivamente ancorate al porto della gretta materia ma perennen1ente naviganti nell' an1pio, cristalli- ,neo mare dell'idea trascendente. "Il mondo per il Fascismo - ha energicamente dichiarato Mussolini (3) - non è questo mondo materiale cbe apparn alla superficie, in cui l' uomo è un individuo separato eia tutti gli altri e per sè stante, ed è governato da una legge naturale, che istintivamente lo trae a vivere una vita di piacere egoistico e momentaneo. L' uomo del Fascismo è individuo che è nazione e patria, legge morale che stringe insie 0 tue individui e generazioni in una tradizione e in una missione, che sopprime l'istinto della vita chiusa nel breve giro del piacere per istaurare nel dovere una vita superiore libera da limiti cli tempo e di spazio,,. Ricordate: "Nessuna azione sollratta al giudizio morale; niente al mondo che si possa spogliare del valore che a tutto compete in ordine ai fini morali. La vita perciò quale la concepisce il fascista, è seria, austera, religiosa: tutta librata in nn mondo sorretto dalle fol'Ze mornli e responsabili dello spirito,, (4). Codesta concezione etica della vita non può non avere, è ovvio, una ba.se e un coronamento reJigi,osi. Se è vero che il fascista deve respingere ogni molle quietismo, vivendo pericolosamente, neJlo sforzo che non ba termine, cli elevare la realtà ali' ideale; ancor più vero è che la dedizione clell' ani,ua ali' ideale postula la fede in Llna Realtà superiore, in un Assoluto divino, come fondamento del valore e della realizzazione cieli' ideale medesimo. Ne deriva che "il Fascismo è una concezione religiosa; in cui l' uomo è veduto nel SllO immanente rapporto con una legge superiore, con una volontà obiettiva cbe trascende l' individuo particolare e lo eleva a membro consapevole di una società spirituale,, (5). ' Codesta "Volontà obiettiva,, è il Dio del nostro popolo, il Cristo romano. Il Duce in proposito non ammette e non tollera esitazioni, sco1·ciatoie, sconfinamenti. Fin dal primo discorso alla Camera Egli ha dichiarato: "l'affermo quì che la tradizione latina e imperiale cli Roma oggi è rappresentata dal Cattolicismo,, (6); per poi aggiungere (7) che il "Cattolicismo è la religione latina per eccellenza,,," lo sfogo gigantesco e riuscito cli adattare a un popolo come il nostro una religione nata in Oriente fra uomini di altra razza e di altra mentalità ,, (8). "lo sono cristiano - ha affermato Mussolini (9) - in quanto cattolico,,. Ed il fratell~ ,Arnaldo, sano virgulto della millenaria italica stirpe, non è stato meno limpido nel!' argomentazione della propria fede. "Tutta l'opera del Fascismo - Egli ha detto nell'ultimo discorso alla Scuola cli· Mistica (10) - è tesa a creare la solidità della famiglia, la serenità della scuola; la re- (1) Mussolini: La Dottrina del Fascismo, I, 2. (2) Mussolini: La Dottrina del Fascismo, I, 1. (3) Mussolini: La Dottrina del Fascismo, I, 2. (4) Mussolini: La Dottrina del Fascismo, I, 4. (5) Mussolini: La Oouriua. del Fascismo, I, 5. (6) Mussoliui: Discorso del 21 Giugno 1921 · in Scdui e Di: scorsi, V ol. II, 185. FondaziStneRuffilli- Forlì ligione come tessuto spirituale, la Patria come mondo ideale e reale. Ecco il substrato della grandezza e della potenza di un popolo ... E non parlo qui del Dio generico che si chiama talvolta per sminuirlo Infinito, Cosmo, Essenza, ma Dio nostro Signore, Creatore del Cielo e della terra, e del suo Figliolo che un giorno premierà nei regni ultra terreni le nostre poche virtù e perdonerà, speriamo, i molti clifelli legati alle vicende cieli.a nostra esistenza terrena ,,. Le citazioni potrebbero seguitare. Ma non è necessario. Ciò che è stato affermato dai due massimi esponenti cieli' idea fascistica è incontrovertibile. Così come sono rettilinee le conseguenze ideali e pratiche, individuali e colleLtive che ne derivano. Fermiamoci sul fattore culturale, che cli codesta an,pia e tersa poJla di fede religiosa deve essere per tutti gl' Italiani, così come è per i veri fascisti, la solida base della personalità. . li Fascismo, cbe non intende la cuilura come impersonale corpo di acquisizioni razionali organizzate a sistema sibbene come valore del pensiero in funzione cieli' uomo totale, proclama alto e forte che la conoscenza non può confluire da sè o sollecitata dagli impulsi emotivi e volontaristi nella visione dell'Assoluto Hivelato. Con questo non si pretende cli schiomare la fede religiosa delle fronde raziocinanti; giaccbè essa è una adesione cieli' intelligenza a una verità accellala in virtù di una testimonianza, aJ cui autore si riconosce scienza e verità, ovvero, più breven1ente, essa è, secondo le parole di S. Paolo, un ratiouabile obsequium. Per il Fascismo (spalanchino bene gli occhi ed aprano bene gli orecchi certa gente infetta daJlo spirocheta egoarcbico) non esiste il conflitto tra Fede e Scienza. Il Dnce ha tagliato il nodo gordiano con la scure affilala sulla cole deJla tradizione italica, romana e callolica. Egli ha eletto: "Non c' è dubbio che la scienza tende al massimo fine, non vi è dubbio che la scienza, dopo aver atudiato i fenomeni, cerca affannosamente di spiegare il percbè. li mio sommesso avviso è questo : non ritengo cbe la scienza possa arrivare a spiegare il perchè dei fenomeni., e quindi rimarrà sempre una zona di mistero, una parete chiusa. Lo spirito umano deve scrivere su questa parete una sola parola : Dio ,,. (II) Nella luce di simile guida, occorre sempre più amorosamente rjspettare l'inconcussa gerarchia di .valori che sussiste nel mondo delle coscienze e delle cose. Solo così la cultura potrà acquisire la capacità cli elevare edifici di valutazione sempre meno relativi, sempre più universali. Solo così infine lo spirito preserverà la vita, illuminerà e trasfigurerà le foi-ze clell' impulso volontaristico, garantirà ali' uomo il sacro tempio della Patria e della famiglia. NEVIO MATTEINI (7) Mussolini: Diuturna, 1 Gennaio 1922, pag. 398. :s) Mussolini : Diuturna, 17 Lugl.io 1932, pug. 445. (9) Oelcroix: Un uomo e un Popolo, Firenze, I 928, pag. 412. (10) Arnaldo Mussolini : I Discorsi, Hoepli, .Milano, 1934, pag. 192-198. (11) Mussolini: Discorso al Congresso delle Scienze, Bolvgoa, 31 Ottobre 1926, Scritti e Discorsi, Voi. V, pag. 464.

Un matrimonio per bene (RACCONTO) (cuutintwzirme A fio,) A fianco dell'Elvia sembrava davvero si facesse trascinare, poichè oltre al fatto eh' egli doveva appendersi leggermente al braccio di lei, lo Spagnolo aveva un'andatura curiosa, a passettini veloci, coi piedi rivolti un poco in dentro. Al contrario l'Elvia avanzava sempre lenta, dondolandosi un poco, dando al suo corpo gli ondeggiamenti della pigra beatitudine. Dopo un anno dall' apertura del negozio, la clientela era sempre molto ridotta, se ne togli quei po• chi elegantoni, i quali per compe• rare un paio di scarpe stavano un pomeriggio intero e ritornavano poi per tre o quattro volte ancora, chiedendo alla bionda padrona mille consigli inutili e facendola amabilmente ammattire fra cento scatole scoperchiate. Queste escursioni erano poi ogge.tto di ameni commenti al caffè nelle riunioni serali, tanto che nel piccolo capoluogo di pro• vincia si diffuse il vezzo di chiamare il negozio dei coniugi Spagnolo " La calzoleria dei bellimbusti,,. In commercio tutti i sistemi sono apprezzabili, se redditizi; l' Elvia però faceva, io realtà, ben magri affari. Ed il marito, tirando le somme di cassa, non mancava di manifestarle, anche se garbatamente, il suo profondo malumore. Capitò così, in una di queste melanconiche sere di bilanci economici, che lo Spagnolo, dopo aver scribacchiato su un elegante calepino una ridda di numeri, alzò lo sguardo sulla moglie e con una calma fin troppo benevola le disse: - Questa cambiale scade dopodomani; ma il ragionier Gallo è una persona veramente compita e la rinnoverà senz' altro. Domani, se hai un minuto di tempo, io devo par• tire, passa nel suo ufficio a nome mio per questa formalità -. L' Elvia che stava smaltandosi le unghie, rimase a mezzo, incantata, quasi pensando d' aver male inteso le parole del marito. Ma lo Spagnolo, ormai tutto sorrident~, s' era messo in bocca una sigaretta e mandanto lievi buffetti di fumo, FondazioneRuffilli- Forlì le si era fatto vicino. Presole dal "servizio,, la lima, si pose tranquillamente ad arrotondare le sue belle unghie effeminate. Il rag. Gallo era, in altri termini, uno dei più accaniti frequentatori del negozio dell'Elvia. Uomo di statura piuttosto inferiore alla normale, portava però con decoro i suoi quarant' anni, avendo cura di limitare il ventre ad una rotondità facilmente occultabile sotto l'eleganza raffinata del suo vestire. D' origine umile, s' era ingegnato ben presto di entrare negli ingranaggi della gran risorsa della città: l' olio. Chi più chi meno, tutti gli abitanti di quella città avevano a che fare coll' olio e le olive. Il rag. Gallo risolse brillantemente il suo problema sposando, ancor giovanissimo, la figlia d' uno dei più facoltosi esportatori di olio in lattine. Era la sposa - a dir vero - un poco rachitica, ma in compenso di· carattere ass.ai mite e, per una strana somiglianza con la madre sua, dedita fervidamente alle pratiche religiose. Avrebbe voluto un figlio all' anno, ma tra la costernazione di tutti rimase sterile, ed, essendo di qualche anno più anziana dello sposo, in breve si appassì sembrando a trent' anni, la zia del marito, che - da parte sua - pur faticanDisegno di Guidone Romagnoli do a dar man forte ali' industria del vecchio suocero, si conservava fresco come un diciottenne. Dato il suo temperamento, non è strano che, fra l' altre cose, il rag. Gallo avesse una discreta simpatia per le piacevoli avventure. ' Trovò la via dell' Elvia molto meno facile di quanto i discorsi degli amici avevano lasciato preve• dere; pure non si sentì affatto sbollire il desiderio. Anzi, la difficoltà gli fece apparire l' impresa ancor più allettante e a poco a poco, allargando egli sempre più la rete dei tentativi, finì per vivere peni!a~do solo alle forme dell' Elvia. Così aveva consumato sei mesi, riducendosi, per il rovello della sua passione, a comperarsi ogni due set• timane un paio di scarpe. Più volte, vergognandosi d' essere divenuto a quarant' anni quel che non era stato a diciotto, s'era imposto d'abbandonare l'impresa. Senonchè un giorno un amico gli presentò il marito per un prestito di denari. Di primo acchito vedersi davanti lo Spagnolo in carne ed ossa, gli produsse _un senso di grande agitazione. Se ne stava, il rag. Gallo, sprofondato nella poltrona dietro la grande scrivania del suo studio e lisciandosi nervosamente ie mani, più che alle parole dell' amico, teneva l' occhio fisso all'espressione e ai movimenti dello Spagnolo, tentando di penetrargli fin giù nell' anima. Allorchè però il marito aperse la bocca e s' unì all' amico per spiegare nei particolari le condizioni ed il bisogno suo, allora per il Gallo fu come il destarsi da un so• gno penoso. Lo Spagnolo parlava compito, seppur sottomesso, e dimo• strava anche in quella contingenza sfavorevole una sostenutezza quasi signorile. Nè tentava pi~tismi per spingere il Gallo al prestito e neppur dimostrava - cosa sopratutto importava al corteggiatore dell' Elvia - di accennare a oscure minaccie, come chi vuol farsi capire da buon intenditore. Lo Spagnolo invece esponeva una semplice combinazione commerciale, usando\di quei termini propri delle discussioni d'affari. Al Gallo, che temeva ben peggio, col passar dei minuti si snebbiava la mente e, pur stando sempre all' erta e guardingo, tuttavia nell' animo suo si sentiva entrare 5

una euforia pulsante al posto della fredda inquietudine di poco prima. Anzi dopo un'ora di discussioni 's' avvide d' aver concluso il ·più bell' affare della sua vita. Diecimila lire erano, per lui, men di nulla, se pensava di av.ir fra le mani il marito dell'Elvia, semplicione e testa ottusa, anche se d' aspett~ decoroso e di modi molto garbati. La via Bel Grano è, nei mesi caldi d'estate, frequentata quanto la via centrale, percbè - sopratutto di sera - la gente ama sbucar dai portici e, infilando questa via larga e diritta, affacciarsi direttamente sul porto. Li c'è tutto il lunghissimo molo di sinistra eh' è una passeggiata incantevole, e non solo per i lupi di mare incanutiti. Di sera dopo le dieci, allorchè i vecchi e i ragazzi scompaiono, i passi elastici dei giovani rimbombano stranamente sul duro selciato ed essendo la strada, per vecchia tradizione, scarsamente illuminata, è facile per gli animi, già in qualche modo a ciò avviati, aver l' illusione di rivivere avventure romantiche. Di fatto però una sera di primo settembre ai pochi che s'imbatterono a_ passarvi verso le undici, l' avventura toccò, anche se pochissimo gradita. Fu subito un accorrer di gente, un vociare che ridestò tutta la contrada assopita. Dapprima la calma della notte era stata lacerata da un urlo inumano; poi, dopo attimi di silenzio, il tambureggiare dei passi di corsa aveva iniziato il frastuono. Il quale, anche dopo qualche tempo, si manteneva ad un livello estremo. E ciò non tanto per la gravità dell' accaduto, piuttosto per il fatto che_ la "Croce Verde,,, col suo ambulatorio a dieci passi, era immediatamente intervenuta rimuovendo la causa della curiosità. I pochi che avevano as, sistito ali' avventura, erano anch'essi introvabili. Chi coi carabinieri accorsi, chi con la " Croce Verde ,,, chi addirittura in casa propria a rimellersi con un ponce fuori stagione. Quell' uno o due che restava, era innondato dai fiati di tante boc• che aperte contro di sè, che - aiutato in questo dallo spavento provato - vacillava e riferiva parole mozzate e confuse, le quali iucendiav ano, più che quietare, l'ansia degli accorsi. Ali' improvviso però quel mare Fondazi6neRuffilli- Forlì ebbe una oscillazione violenta: era giunta un auto pubblica. Poco dopo tutti videro uscire dal portone della casa, accompagnati da alcuni funzionari, il rag. Gallo e il signor Spagnolo. Allora tutta la folla rinsavì ed i fatti sconnessi uditi nel gran frastuono poco prima, presero per tutti una evidenza solare. Ognuno col vicino cominciò sottovoce a commentare l' accaduto senza più chiedere altri particolari. Da molti mesi l' Elvia frequentava, nelle sere in cui il marito s'assentava, lo studio del rag. Gallo. Come fosse la realtà delle cose, di fatto non lo sapeva nessuno, neppure due dei tre protagonisti. La scena era stata delle più normali in simili frangenti. Invece Scendi dal cielo e picchi: cadi lenta, lenta e batti in terra: tac! tac! tac! Quasi dai un ritmo dolce, dolcissimo. Batti nei vetri: tac! tac! tac! E dai Il senso del tempo che fugge, della vita che sfugge. Ogni battito è una speranza che cade: un'illusione di meno. Tu vieni dunque e dal/' errore flberl: errar che avea dato Il sereno che pur tanto è amato. Col sole cl par tutto bello, ci par dolce gaio, felice: vediamo un domani di salire sul treno, quella sera lo Spagnolo era tornato sui suoi passi e, a tempo opportuno, si era presentato deciso ali' uscio del rag. Gallo. Prima ancora che i due si affrontassero, era avvenuto l' irreparabile: l'Elvia, aperta la finestra, s'era precipitata sul selciato della via. Come siano rimasti i due rivali di fronte, nessuno potiebbe dire : certo è che non si sgualcirono neppure il colletto della camicia. La Elvia invece morì dopo due giorni d' agonia all' ospedale. Aveva tutto il volto sfigurato e i capelli biondi le erano s·tati tagliati per permettere nn estremo intervento chirurgico. EZIO COLOl\1B0 di gioia: sognamo vicina la felicità. Tu no! tu non cl Illudi! Ci ricordi la tempesta passata, ce ne annunci future; ci dici che è lotta di ieri, di oggi, di domani la vita: che è un sogno ed un mito Il riposo. La gioia si coglie nel 'attimo che fugge, come raggio di sol tra le nubi che presto svanisce. Vieni, vieni: picchi in terra e sui vetri: tac! tac! tac! Dai il senso del/' eternità che si rinnova e pur sempre uguale si ripete. I I , I , I • I AOROANOPATRON> ,i

PIONIERI AFRICANI Romolo· Gessi Spiriti purissimi aleggiano sul mistero africano. Questo Continente' ha avuto il potere di chiamare a se, in mezzo alJa solitudine delle savane, in mezzo ali' inestricabile groviglio delle sue jungle, in mezzo all'arida e sconsolante vastità del deserto, pionieri di tutto il mondo, avvincendoli come io una morsa fatale. Terra fascinatrice e misteriosa, terra vergine e ricolma di intatte energie, ove la scienza potev~ trovare nuove vie di ri• cerca e di studio, ove la civiltà poteva richiamare alla vera vita popoli selvaggi, ove il lavoro poteva schiudere al rigoglio della fecondità zone sterminate, l'Africa_ ha sempre acceso lo spirito d'avventura di inna• morati e studiosi. Oggi la sfinge ha rivelato quasi inte• ramente il suo essere a coloro che hanno investi.gato nelle sue viscere spesso anche a prezzo de11a vita. · Romolo Gessi fa parte della schiera eroica dei pionieri africani. Tutta la sua vita è un dramma sub1ime in cui si alternano a colori inegua - gliabili lampi di leggenda e bagliori di tragedia. Patriota, pioniere e soldato Romolo Gessi è una di quelle figure generose che passano lasciando un'orma incancellabile della loro vita. Egli stesso volle raccontarci i momenti più drammatici della soa vita in un diario che è un modello di sobrietà ed anche d.i umiltà. La sua personalità in esso scompare per confondersi nel mistero affascinante delle cose africane; non c'è in lui nè l'orgoglio di un carattere fiero nè la glorificazione di un animo vacuo. Non parla mai dei suoi successi personali nè della immensità dell'impresa che gli meritò la lode di tutti i contemporanei. Nel suo diario si avvicendano episodi spaventosi e visioni di tenebra, in mezzo alle quali sembra doversi spezzare o avvilire la fibra di un uomo. Ci sono vicende di morte e mostruosità che sembrano sopraffare qualunque an.ima. Intorno a lui si muove un'umanità terribile, sanguinaria, che conosce nella vita solo l'insidia, il tradimento .e la strage. Ma Romolo Gessi è sempre in piedi con l'espressione virile di un animo grande, sprezzante di ogni pericolo, teso solamente con tutta la forza della volontà all'opera civilizzatrice che rappresenta H fine e l'ideale purissimo della sua esistenza. Risplende nel suo volto Ja luce inestinguibile della volontà eroica. E incrollabile nella sua fede vuole piegare ad ogni costo la bruta materia per trarne gli ele• menti dello spirito; perchè ea che tutto è concesso alla tenacia d.i un uomo. Il suo Fondazione Ruffilli - Forlì di 13'iWio. 11t.a40-lli eroismo sembrerebbe tinto di leggenda, se nor: fo88e a noi ancora tanto vivo e palpitante. L'uomo domina vittoriosamente la sfinge, nonostante tutti gli agguati e gli ostacoli; eppure trionfatore deve soggia• cere al crudele destino e morire nell'Africa che aveva vinto a prezzo della sua esistenza. Romolo Gessi nacque " nel tratto fra Ravenna e Costantinopoli,, il 30 aprile 1831 dal ravennate Marco Gessi, già profugo politico io Inghilterra e poi console inglese a Bucarest e dall'armena Elisabetta Carabatt. La sua infanzia non ebbe nulla di straordinario. Mostrava una grande passione e una grande facilità uell' apprendere le lingue straniere, tanto che già a otto anni parlava correttamente l'italiano, il turco, l'inglese e l'armeno. E se è vero che i primi stadi della vita rivelano il carattere •d.i un uomo, egli ebbe sin dall'infanzia un animo generosQ e schietto al servizio di una volontà ammirabiJe. Nella sobrietà delle azioni si rivelava già l'uomo ardente e virile, avvolto un po' ne.Il' ombra del sognatore, che denota chi si sente portato verso imptevedibili sviluppi della vita, al fondo dei quali stanno l'avventura ed il mistero. La fantasia iniettava nella sua anima il desiderio di nuovi mondi, suggestionandolo in imprese che l'animo concepiva troppo prematuramente. Costantinopoli, raffinato centro d.i vita orientale non intaccò la sua natura se non nel s'enso che gli dette la sete di nuovi paesi, di terre inesplorate, in coi il suo spirito avventuroso avrebbe potuto trovare piena soddisfazione. Italiano di sangue e di costumi, vedeva in sogno l'azzurro Mediterraneo e le sponde ridenti dell'Italia che egli conosceva ed amava solo attraverso le descrizioni e le parole del padre. La prima grande sventura della sua fanciullezza, cioè la morte del padre Marco, quan• do Romolo era appena dodicenne, lo rattristò e lo gettò nel dolore. Ma la sua natura era incapace di accasciarsi senza fiducia e sopportò con rassegnazione virile la perdita crudele. La vitalità, la sanità fiorente della sua giovinezza non poteva fiaccarsi ai primi colpi che la vita riserva a tutti ma in modo ancor più crude1e agli inesperti. Un amico del padre, Lord Canning, prese a cuore le vicende del giovane e lo collocò, a cura del governo inglese, nell' accademia militare di Wiener-Neustadt e poi in quelJa di Halle in Germania. La sua forlilazione spi.rituale si attuò con una continuità ed una passione di propositi che lasciavano bene a sperare in un giovane. A vent'anni parlava già correttamente dieci lingue. E si formava pure in lui, con la maturità, un desiderio intenso di superare le forme sco• lastiche per esplicare in tutta la sua pienezza un'attività pratica che avesse potuto dargli una prima coscienza delle possibilità avve• nire. E l'occasione si presentò ben presto. Era l'anno della guerra russo-turca, in cui si confondevano anche gli interessi dell' lti• ghilterra e della Francia. Accanto ad esse si mostrava alla ribalta del.la vita interuazion~le, sotto la guida della mente serena e lungimirante del Cavour, il piccolo Stato del Piemonte. Romolo potè vedere allora gli uomini della sua terra e la sua anima sobbalzò io un impeto di nostalgia. Era il momento di farsi avanti: fu scelto infatti come ufficiale interprete nell' esercito turco. Con la sua attività preziosa ottenne i più alti elogi del Comando e si acquistò la stima e l'ammirazione dell'alto ufficiale inglese Carlo Giorgio Gordon, che doveva poi rimanere legato a Romolo da since;a amicizia per tutta la vita. Immediatamente ave.va compreso che in quell'intelligente giovane ufficiale c'era la tempra ed il temperamento di chi è nato a grandi cose. E non c'è da stupirsi se due animi egual• mente nobili, egualmente generosi si siano sentiti attratti da sincera e naturale amicizia. In quell'amicizia è segnato il destino di Gessi. Dal colonnello Gordon è chiamato a far parte a guerra ultimata della commissione per la delimitazione delle frontiere. fra Russia e Turchia. Quando tutto è finito i due amici si lasciano ed il gio- .vane ufficiale dice a Gordon con una speranza luminosa negli occhi : c. Se la mia opera potrà esservi utile non avrete che da chiamarmi ed io acconerò •· Si inizia da questo momento la vita avVenturosa di Romolo. Intraprende numerosi viaggi; visita quasi tutta l'Europa dedicandosi al commercio, ma si avvede subito che quella non è la sua vocazione; è l'anno 1859. L'Italia scuote fieramente il capo ed il piccolo Piemonte afferra audacemente lo scettro delle rivendicazioni contro l'Austria. Ottenuto l'aiuto d.i Na• poleone III tenta la via che unica si ac• compagna con l'onore e la gloria. La Casa Savoia rivolge un appello a tutti gli Italiani perchè rispondano con abnegazione nel mo• mento io cu.i la Patria gioca la sua1 carta ~ecisiva. Romolo non può resistere alla nostalgia e primo fra i primi mette con entusiasmo i.I suo braccio al servizio della Patria. E' destinato al corpo dei Cacciatori deJle Alpi. La sua anima esuberante d.i vita non potrebbe meglio adattarsi allo spirito degli ardenti seguaci di Garibaldi. La guerra è ormai dichiarata. Gjulaj, trasportato l' esercito austriaco oltre il Ticino, incontra l'eroica resistenza dei Piemontesi. E' l'ora in cui si collaudano alla prova del fuoco il valore e l' eroismo degli Italiani. Vengono le prime vittorie ottenute al fianco dei Francesi a Montehello e Palestro ; davanti alla marcia dei vittoriosi sembra schiudersi all' Italia un glorioso orizzonte. Garibaldi, indomabile ed ardente, trascina di vittoria in vittoria i suoi Cacciatori ; a Varese e a S. Fermo il nemico è sconfitto. E' l'ora di tutto osare e Garihald.i non conosce limiti al suo ardimento. Romolo Gessi è con lui, ardente di combattere e di dimostrare quello che possa in un ani• mo l'amor patrio e il senso del dovere. Ma l' impresa è troncata dai preliminari prima e dalla pace poi di Villafranca. 7

Tarda è la notte e assai lungo il cammino Roccie pietrose e puntuti pie.chi Ergonsi al cielo minacciosi ed aspri Cime superbe e precipitanti avvalli Sognan lor tetri e paurosi enigmi. Sosta non v' ha a questo eterno andare, a questa diuturna mia fatica orrenda. Ali' e Obbedisco • freddo ma remissivo di Garibaldi fa riscontro lo strazio dell' ani• mo di Gessi, quando è forza tarpare le ali alla vittoria. Tuttavia il volto della Patria va completandosi: quando Ravenna diviene italiana, il Gessi ritorna nella città di suo padre e ne chiede la cittadinanza. Sotto il formale 1 riconoscimento e' è la conferma piena dei suoi sentimenti di italianità e la Patria ha ritrovato un nuovo figlio. Ripren• de quindi i suoi viaggi e si stabilisce per breve tempo in Romania, dove sposa Maria Purcard, che lo renderà padre di sette figli. C'è però nella sua natura un' avver• sione insita alla vita sedentaria. Il suo spirito sogna ardentemente nuove emozioni e nuove avventure : sembra quasi che il suo destino sia quello di vivere nella tensione continua dell' imprevedibile e dell' ardimento. Giunge una lettera di Carlo Giorgio Gordon, il quale ricordandosi che un gior• no il giovane ufficiale nel lasciarlo gli aveva offerta la sua opera, lo invita a fare un viaggio in Africa e precisamente nel Sudan. La proposta è troppo allettante : Romolo non sa resistere e parte verso l'ignoto, avendo nel cuore solo la sua fede d' apostolo e l'ardente desiderio di portare in mezzo a quella gente barbara la luce della civiltà. Il governo egiziano era incapace di tenere l'ordine nel Sudan e di controllare l'attività delle feroci orde guerriere, che infestavano il territorio, raziando ovunque con una crudeltà inaudita. I governatori ed i comandanti del presidio inviati dal governo, invece di far fronte energicament~ alla situazione lasciavano passare tutto sotto .silenzio, non mancando anche di favorire i mercanti di schiavi, quando ciò potesse tornare a loro vantaggio. Così. che l'indegno mercato umano •c·ontinuava su larga scala con una inumanità e una efferatezza spregevole. I feroci negrieri scorazzavano ovunque facendo stra• ge di coloro che osavano difendersi e traendo in servitù donne e bambini. Simile condizione di cose non poteva durare e P Egitto fu spinto a reprimere tutti quegli eccessi, indegni di soppravvi, vere in mezzo alla civiltà e al progresso degli altri popoli. Fu appunto per questo che l'Inghilterra su richiesta del Khedivè lsmail Pascià inviò Gordon come GovernaFondazi8ne Ruffilli - Forlì NICLA VEGGIANI tore del Sudan, con la segreta speranza che l'energico e valoroso colonnello sapes• se affrontare con successo la situazione di quella regione. Nell'impresa difficilissima Gordon capì che l'uomo capace di aiutarlo e ci collaborare con lui era proprio il brillante ufficiale conosciuto nella guerra russo-turca. Romolo, a cui venne offerto il grado di " effendi ,,, comincia cosi la sua esplorazione in terra africana. S'imbarca sul piroscafo Saphia, lo stesso sul quale le drammatiche vicende di un secondo viaggio Lo porteranno inesorabilmente verso la mor~ te crudele, e nel giug"no 1871 l'ardente pioniere raggiunge Fascioda. Poi il Saphia entra nelle acque del fiume delle Gazzelle. Ali' aridità snervante e desolata delle rive si aggiungono le difficoltà di una naviga• ziooe sempre più faticosa e pericolosa per via dei sedd, isole di fango e banchi intricati d' erbe, che sbarrano da ogni parte la marcia delle· navi. Finalmente Masbrael-Reh è raggiunta e Gessi instancabile si mette subito al lavoro. Prima riordina il paese su nuove basi, dando leggi severe ed imponendo una ferrea disciplina. La schiavitù viene repressa con ogni mezzo e i negrieri, che si dedicano ali' infame commercio, sono severamente puniti. Sem• pre facile alla bontà, alla misericordia Gessi diventa inesorabile quanto si trova di fronte a casi di si terribile crudeltà umana. Tutte queste occupazioni non gli impediscono tuttavia di compiere rilievi cartografici, di studiare la natura del terreno e di far ricerche scientifiche. Colpito gravemente dalla malaria, la sua forte fibra riesce a vincere il male. Continuando il viaggio si incontra con Gordon e con lui raggiunge Gondocore. A Gobelui Gessi riceve una lettera, l'apre ed impallidisce. Essa gli annuncia la morte del figlio. lJ dolore è straziante ma bisogna sopportare con fortezza perchè Romolo sa che ogni ripiegamento di fronte alla sventura è indegno di un uomo grande. Rispondendo all'invocazione del comandante di Fascioda, J ussuf Bej, circondato da· 6000 Scilluk (tribù selvaggia e feroce del Sudan in ribellione) affronta gli assedianti e compie miracoli di prodigio, quando la vittoria sembra arridere ai nemici. L' esempio è scintilla di riscossa, accende nei guerrieri il desiderio di emulare il capo e gli Scilluk sono messi in fuga. Compiuta questa prima e difficile miseione il Gessi non conosce soste e si accinge ad un'altra impresa, l' esplorazione del Lago Alberto, per accertare se veramente il Nilo fosse un e• missario di quel Lago. Già altri avevano tentato l' impresa ma il loro tentativo era fallito. E Gordon aveva compreso che l' unico capace di squarciare il velo ·di questo mistero era appunto il Gessi. Egli partì da Cartum nell' ottobre 1875 accompa• gnato da Carlo Piaggia altro valoroso pio• niere d' Africa. Trovò ostacoli terribili e nella natura e negli abitanti di quelle sconosciute regioni, ma la sua volontà seppe trionfare e il successo coronò l'ardimento dell'Italiano. Cosi fu pienamente accertato che il Nilo era un emissario del Lago Alberto. L'ammirazione che circondò l' im~ presa del Gessi fu generale. Tuttavia il governo Egiziano, per conto del quale era stata compiuta l'impresa, non si mostrò troppo generoso ed offrì a Gessi il miserrimo compenso di 100 sterline ed una onori• .ficenza di terz' ordine. L'animo di Romolo rimase un po' scosso ed avvilito e Gordon credendo di riconfortarlo si lasciò uscire di bocca: What a pity you are not au English man! A quell'esclamazione inaspettata Gessi si senti offeso nel più intimo dei suoi sentimenti. Aveva nell'animo la fierezza di essere Italiano e non poteva permettere che altri, anche se era un amico carissimo ed ammirato, osasse profferire espressioni poco riguardose verso la sua Patria; così toltosi il tarbue che aveva in capo, lo gettò a terra dichiarando di dimettersi. Ritornato in Patria cercò di raccogliere aiuti ed adesioni per l' esploraziane sul fiume Sehat. 111a la perfide ostilità delle autorità orientali interruppe la sua opera perchè fu fatta scomparire in un incendio la cassa contenente tutti gli strumenti scientifici utili all'esplorazione. Ritornò con l' an.imo amareggiato per· chè il destino sembrava congiurare contro di lui. Quello stesso destino però gli apri• va di nuovo la via verso l' Africa. Fra due uomini dalla tempra eroica quali Gordon e Ges·si non potevano durare a lungo il risentimento e il rancore. Così che quando scoppiò nel basso Sudan una vasta ribellio• ne capeggiata da Suleiman Bej, Gordon comprese che ancora l'unico uomo che poteva affrontare con successo la situazio• ne era appunto l' amico di un tempo. Si rivolse pieno di fiducia a Romolo e bastò quel gesto perchè i due amici tornassero a stringere i vincoli di un tempo. Gessi rinunciò ad una nuova esplorazione che doveva compiere nella regione del Sebat e si accinse alla nuova rischiosa impresa, Ja quale maggiormente si add.iceva alla sua avventurosa natura. La zona infestata dalla sollevazione delle feroci orde di Sulei• man Bej era tutto il Bahr-el-Gazab, ossia il vastissimo territorio ad ovest del Nilo Bianco e a sud del fiume delle Gazzelle, compresa ali' incil'ca fra i gradi 6. 10 di latitudine e i 24 e i 30 di longitudine; un immenso rettangolo dell' altezza di 450 chilometri e della I unghezza di 650 chilometri. (continua) BRUNO MASOTTI

Il Dftt\Nl~Jlt\ DI Bt\ UDE.tt\l ftE Stabilire l' effettivo valore del maggior esponente della poesia francese della decadenza, sonaare l' enigma offerto da Baudelaire, uomo e poeta, fu il problema che per tanti anni ha travagliato la critica senza che tuttavia si sia potuto dire una parola definitiva. La ragione di questa appassionata ricerca é giustificata dai molteplici aspetti sotto c1ti ci si presenta la personalità. dell' artista, per cui di volta in volta fu possibile parlure di dandismo, simbolismo, satanismo, riassumendo in q1testi termini i sintomi, di 1tna crisi letteraria d~l secolo e l' annuncio di un n1tovo gusto. Troppo lLLngo ed arduo sarebbe inoltrarsi ora in 1tna min,tta biografia, dove fosse possibile trarre gli elementi e le premesse del pensiero critico di Bundelaire, riconoscere i motivi e le formulazioni dei suoi particolari atteggiamenti poetici. Altri del resto l'han fatto ottimamente, senza che per q1testo l' enigma, il tormento sofferto dal poeta, abbia ottenuto la chiarificazione invocata. Nella ricerca quindi della natura del nucleo essenziale donde ebbe origine l' opera complessa dell' uomo poeta, seg1tirò una direttiva per così dire empirica, s1tggeritami cioe dalle risonanze che la lett1tra dell' opera ha s1tscitato nell' anima mia. Premetto senz' altro che il dramma di Baudelaire, non f1t un dramma sofferto nella vita pratica : o per lo meno ad esso molto deve aver contribuito il particolare atteggiamento del suo mondo poetico, l' escavazione continua del suo animo. Esperienza del resto ben nota e comune ai scrittori dell' inizio del secolo nostro; che di esso hanno serbata l' impronta in non so quale stile evocatore e simbolico. Il primo peculiare atteggiamento sotto cui si rivela la s1ta poesia e in genere la SLLaopera d'arte è quello di una sofistica vacuità., per cui si potrebbe ripetere quello che un personaggio d' ann,mziano, Guido Cantelmo, osservava alla villa di Treginto. " E nulla poteva eguagliare in desolazione il contrasto tra la realta .miserevole e i pomposi fantasmi espressi dal cervello del demente,.. La realtà. miserevole Ba1tdelaire l' allontana ; ma la vita s' impone anche a chi la nega. Per lui essa soffre solo sofferenze atroci, acuite da una verità. di giudizio che andò accrescendosi sempre di più, tanto da divenire una seconda vita sostituente la prima ormai in dissoluzione. Sotto varie forme alla maggior parte degli uomini di genio le piccole esperienze della vita offrono una salvag1tardia contro la loro originalità, la n1ttrono e non la fanno prorompere che in certi momenti. Ma per Ba1tdelaire ques t' osservazione della nattira esteriore non basta ed è per questo che la sua originalità obbediente solo ad irnp1t lsi interiori, si leva contro di essa micidiale. E' in q1testo distacco da ,ma vita esteriore che dà sensazione vivificante e riposante che la réverie comincia a predominare e a prod1trre quel niente dal q1tale però dovrà partire ,m giorno e allora lo sforzo FondazioneRuffilli- Forlì di1zi,da~ della messa in moto sarà cent1tplicato. Ma la réverie, che ad un osservatore esteriore ha l' apparenza del sonno, è ben lontano dall' esserlo, Ba1tdelaire ha conosciute t1ttte le forze di quest' accidia che costituisce il vero inferno e che talvolta assale anche il santo, dopo un l1tngo periodo di tensione spirituale. Di qui il profondo senso di nostalgia che è l' atmo• sfera costante dei Fleurs du mal. Evadere bisogna, evadere dal chiuso chiostro sulle c1ti m1tra, monaco malvagio, ha inciso i segni della propria disperazione per il n1tlla che gli ha annientata l' anima. Cosciente dell(!- degradazione spirituale e morale che una potenza demoniaca connaturata con l' uomo sotto forma di peccato originale, opera contin1tamente, insidiosa, Baudelaire insorge contro la " sottise ,, moderna per cui tutto un secolo (vd. Victor H1tgo e George Gand) si era lasciato cullare dalla pigra e fallace credenza nel progresso e nella perfettibilita umana. Il poeta non cerca di superare tale pessimistica posizione, battezzando s1tperuomo la creat1tra incapace di dominio morale, non cerca di travisare in energia virile l'incontrollabile ed anarchie:> sfrenamento delle c1tpidigie ; non sapendo trasformare se stesso, non si innamorq di se stesso ; soltanto, sconfitto nel l1tngo dibattito della sua coscienza contro la sua immaginazione, pi1tttosto che, dichiararsi vinto dal SILO temperamento tiranno, deifica il tiranno, lasc~ando che questi lo trascini per i labili meandri dei paradisi artificiali. Solo in un intrico di melodie infinite, in un mondo dove l'io oblitera i propri margini per vedere unicamente di una vita irreale ed universale, raggiunge il suo sogno di poeta e di uomo, placando la terribile sete del sublime che 1tn n1tme ignoto ha trasf1tso nelle s1te vene. La egli vive al centro di 1tn cerchio al di f 1tori del q1tale non e' è che il b1tio e n1tlla. " Là t1ttto è ordine e belta l1tsso, calma e vol1ttta ,,. NICLA VEGGIANl Luigi Servolini - e L' aragosta> 9

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==