Via Consolare - anno II - n. 4 - aprile 1941

LECTURA VATIS GABROlA('l[NNUNZIO Ogni autore si è potuto inquadrare i!I una forma, si è po/11/0 incapsulare nella celle/la di una definizione: la melancon;a del Leopardi, la robustezza e la vigoria Ji vita nel Carducci, il senso del mistero del Pascoli, ree. ecc. Insomma sollo i riPello- " della critica ogni fi•gura è stata - comè si suol comunemente dire - '' lumeggiala'' e sotto le lastrine de/ microscopio si son /atte con anr.lisi precisissima le ricerche balterio/ogiche più ceri e-: qua bacterio del realismo (vedi Capuana o Verga), qua vibrione del decadentismo o del parnassianismo. ccc. (vedi O. Wi/de, C. Baudelaire, ecc), là rizobio del callolicesimo (vedi Manzoni, Ruffini, ecc.). Ma di uno solo fo critica non è ancora riuscita II fissare un profilo: Gabriele d' Annunzio. Tra i diciotto e diciannove anni si era partito il giovanissimo Gabriele in cerca della gloria: era parli/o amanie solo della gloria e avido di studi, fiero della sua selvaggia giovinezza che lo faceva sembmre dinanzi agli occhi di Eduardo Scarfoglio 1m lupacchiotlo d'Abbruzzo. Pochi anni dopo il /upacchiotto era. trasformato in unn specie di quei pellin(!fi, azzimati cagnolini da salotto: era l'epoca de '' Il piacere". Quel Luigi Chiarini che aveva lancialo il giovanissimo Gabriele con un articolo su ''Un Poeta Nuovo", nel leggere f'"lntermetzo" si era ricredutv ed era pieno di cruccio verso il d'Annunzio che si avviava - secondo fui - ad una ingloriosa e precoce decadenza di artista. Si pui> dire che da allora sia nata la "incomprensibilità" di d "Annunzio. Il poi- !(;. della Forza, dell'Energia, della Vita: il poeta di "Canto Novo'' o di "Terra Vergine" o di ''Odi Navali" era lo stesso che contemplava con occhio di crepuscolare la Roma bizantina e sognava una morte Jra tortili colonnati di rose. Proprio cosi: non una morte su una tolda di una nave, nu fra colonne di molli rose. Il poeta della Forza. dei mu..scoliche nuizzano e che s1attorcono era lo stesso clte cantava con mu-.. linconia gli orti conchiusi. le fontane di Roma barocca, il cantore della Prora era lo stesso cantore dell'orlo, il domestico. malinconico orto.· Si è detto che d' Annunzio è l'esaltatore del/'ebrietà, della gioia ,fi vivere; eppure egli è il pilÌ grande dei crepuscolari: ci rnno certe pagine del "Poema paradisiaco" che non hanno niente da invidiare ai versi di Sergio Corazzini, il poeta morto di tubercolosi e anche lui crePL!scolar1. I personaggi dei suoi romanzi ( Corrado Brando, Sie/io E/frena, Andrea Sperelli, ecc.) hanno un passo da pantomima: sfilano com,? in un corteo defla Grecia antichissima, della Grecia delle origini. come in una primitiva processione raccolta sotto l'insegna fallica. Ma spesso poi si acca- ,ciano e si afflosciano nella giacche/la b'>rghese. E di qui la noia, Fa stanchezza che poi /raspare in alcune fra le più caral/erisliche figure dannunziane. Andre<1Sperelli in un romanzo di d'AnF ondazi6n~ceRurf1ni ~c'j!!'~f-li"ime". Scolpisce solo corpi. E Alfredo Oriani aveva dato questo giudizio: '' D'A nn'flnzio pensa con gli occhi", per wdicare la meravigliosa sensività che domina in tutta l'opira del Poeta. Eppure pochi come Gabrfie/e d'Annunzio ebbero vivo il sentimento di <tue! che significa purificarsi. Il sentimento religioso di tf'Ann1111zio è sia/~ oggello delle pilÌ disparate discussi:111i. E' inutile ricordare quante vo!I~ ricorrano nel/ 'opera sua motivi religiosi, fJellegrinaggi, quante volte domini un misticismo, una specie di cupa ascesi pagana qualcvsa tra l'orfa::o, il medioevale e il rito del bac• canale, quante volle poi ricorra il nome di "ostia'' e sia nominato il Santo d'Assisi. Ma ba,la ricordare che nel libro postumo "So/us cd So/am" il poeta - nel suo diario d'amore - parla di tenerezze amorose scambiale ne/Id cripta di Assisi. La prima pagina del diario amoroso, la prima pagha di questa relaz:ione a,·r.orosa del poeta è datala dell'B settembre I9li~. cioè della "Natività di nostra donmt''. Quasi quasi come un buon "poeta novus" romano avrebbe messo in testa al suo epigramma a. ·1oroso il giorno della festività del div Priapo! E cosi arriviamo al punto in cui Benedello Croce grida alla co;rtaminazione srcrilega. Momigliano ricorderebbe che siamo nel mondo de "Lcs Fleurs du mal" e 1w psichiatra penserebbe di redigere la sua carie/la clinica, per vedere se è il caso di qualche psicastenia o di collasso di anamnesi. Tutti sanno che d'Annunzio è l'autore di 1 ' Maia" o '' Laus Vitae": ebbene il taudatore <!ella Vita è lo stesso esallatore di Thanateia in "Le contemplazioni della morie": anzi spesso il Poeta era assillato dal pensiero, per ragioni di contrasto-. è alla radice di parecchie ~ue opere e di tante ~ue azioni. net resto è inutile dilungarsi: rrcentemen/e Piero Bargellini ha dimoslra- :o quar,/a in_fl:ienza abbia a1111tosulla vil·l e sull'arte di d'Annunzio la meditazione della Morie. Come si vede la vita e· l'a,te di d'Annunzio - a volerle anatomizzare, a volt!~le 11ivisezionare - non offrirebbero che c~ntraddizioni, che instabilità. E al/or,r dovremmo finire col concludere alla maniera di Benedetto Croce: rico,wscere in d'Annunzio un dilettante, anzi un artiste del di/ettanlismo e de/l'estetismo: si, di/e/lance a caccia di ogni sensazione: uno che si diletlav,i di tutto, finanche della virtù e de/- 1 'eroism<>. "E con lutto ci si diletta fuor-- chè con la virt,ì" sentenzia il Benedello di Pescassero/i. E col Pescassero/ese lutti i terziari suoi. Un aftro critico in un suo .recentissimo volume ha distinto D'Annunzio solare e D'Annunzio notturno: ci~ è a dire il poeta t!.ell'aquila, del meriggio caldo e assolato, il poeta solare, e D'Annunzio della civetta. del pipistrello e di altri uccelli noi/umi. Altri poi si sono specializzati in oroscopi e hanllO sentenziato che il D'Annunzio delle uprre ~•ovaniii è quello schicllo e grande. Per le 1,/lre opere: senilità precoce. Tulto ciò è un formidabile errore di prospeltiv.1. Si è voluto vedere a11lilesi dow c'è molteplicità e commisurare alla statuina - tutta d'un pezro e d'un colore - dell'uomo comf!ne la vastità del genio. F. la struttura del genio non obbedisce alle comuni leggi della geologia: se ne distacc.1 completamente. Il genio è come una 11atur.1 meravigliosa in cui spesso dalla crepa n a'a urw scabra roccia spunta il giglio, da;{li stecchi arsi e spogli di fronda sbocciano wrolle, la forra forte sotto il vento della montagna diventa suono di buccina, e il fi,;ma ,he poco fa era urlo di onde, ora è bmtich,o di stelle rispecchiate per ogni mofecol.i di acqua. Quello che in D ·,111nu111iopare disparato e rnn/raddit:orio si unifica nella sua a.·,sia ulissiaca di tutto conoscere. di tutto r,rv11nrc.di vivere ogni forma di vita. Ogni ferma di l'ifa voleva conoscere senza porsi davanti ai,e pupille i paraocchi del bene e del male. E di qùi u!la meravigliosa unità nell'apparente contraddillorielà: qualcosa come /'immobilità nella mobilità. come il gioco delle nnde, come la massa d ·acqua tlel!'onde che Sempre si cul!a e non si spnsla 11el/'elerr10insonne ngitarsi del mare. •· Per non dormire" era il suo motto: e fermarsi ad una sola forma di vita gli pa• reva tnme reclinare il capo sul guanciale. Non fermarsi mai; e i.n questo suo desiderio si incontrò - nientemeno! - con uno che fu 1111 capoparte del movimenlv antida11:wnziano e che J'llre :wn ebbe coscienza di essere in /o;ido un da,uwnziano, a suo modo anche lui, l.ui.;Ji Pirandello. Certo occorre avere l'aorta del gigante e il polso de/l'atleta per a/li:are quella form,1 di vita d'arte e di arie vissuta. L'eroismo per sua natura è intermittente: e i mediocri non riescono a vedere come il Coma:idant~ che dellò con sapie.,za di /egislalore e co11 rèttitudine più profonda di ogni sociologo la ''Carta della Reggenza di Fiume'' si sia potuto di/et/are di scrivere su '' La Tribuna'' articnli in favore del!a moda delle pellicce per le dame dell'Ottocenlo. C'è stato - si - il genio sedentario e rincantucciato, il genio_ filisteo e pacifico: si chiami Emanl!e/e Kant che ingollava qualche pinta di birra nelle birrerie di Koenisgsherg, usciva aUa determinata ort1, sì che i buoni borghesi usavan regolare l'ora-- logia o si chiami Giovanni Pascoli perdu!o a numerare quante v<>lfeziriisce o fischietta o srippola o spinciona o chiurla il la/e ucceUo. · Ma credo che trascorrere al tavolino due ore virgiiiane e poi coniare. ,,eduto a piè di un olmo, quante volti? soffia la cincia. sia più /acile che scrivere la canzone o il cliliramb<' e passare alla carlinga del velivolo. Creare il capolavoro d'arte, è umano; ma creare ·u doppio capolavoro di art.J e di vita è prodigio. Ulisside nel vero ser.so de/lJ parola: ecco /'1111icadefinizione di D'Annunzio. E a! pari dell'eroe greco. che assurge, o/Ire il mito omerico. a un superiore simbolo, di vi/a, il Comandante ebbe due passi.on i dominanti della sua 11ita: il mare e la /'a- /ria. Ai mare /ornò e r.ella ,alsedine del mare si rituffò fa sua arte, ogni quali,ofla creò i capolavori. sia che la sua poesia giovanile inseguisse a! largo le paranze del• la vesc1 o i cefali impazziti di caldo, sia che la sua arte matura infondesse un fremito di ri11endicazione italiana nelle acque riel mare nostro e vibrasse con la potenZJ del maestrale fra le coste del'a Nave sia che il suo genio d'artista portasse fra la tanta fr tleralura raggricchiata e rinca11tuccia/a del suo tempo una venia/a impetuos.1 Pag. 17

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==