Via Consolare - anno I - n. 3 - febbraio 1940

L'ora dell'appuntamento era sul1' imbrunire. Carlo uscì di casa troppo presto, con una grande agitazione addosso. Via via che s'avvicinava alla fiera era sempre più indeciso ed ansioso e si sentiva pieno d' imbarazzo, perchè pensava che tutti l'avrebbero guardato, e chi sa per qual~ motivo: ma ci pensava con un certo segreto compiacimento. Alla fiera si mise a guardare da lontano le due ragazze, che lavoravano, come per solito, tra la poca gente. Ancora non le conosceva, non solo, ma neppure sapeva quale gli sarebbe toccata. « Una per me e una per te » gli aveva detto quell'amico, e gli aveva strizzato maliziosamente due lucidi oc• chi etti porcini. Le ragazze erano belline; Carlo le aveva viste uscire insieme, una sera, dopo il lavoro, e gli erano piaciute; a~eva sognato un poco di loro ed aveva finito per commuoversi al loro destino. Se ne era quasi innamorato. Quel pomeriggio una delle due aveva una magliolina di lana sottile, aderente, che metteva in risalto forme possenti e perfette. Solo a guardare, il piccolo Carlo si senti rimescolare tutto; lo prese una specie di affanno e dovette voltare la testa. Poi, gradatamente, gli venne un gran batticuore, un'ansia che gli faceva groppo alla gola. Non· vedeva l'ora che il pomeriggio passasse e insieme aveva una .gran paura. A tratti s' inorgogliva e gli pareva che tutti lo guardassero e tutti sapessero : si sentiva ormai un vero uomo. Poi, d'un tratto, s' immalinco12 FondazioneRuffilli- Forlì niva e quasi s1 sentiva venir meno per l'agitazione. Discese la sera. Il cielo si coperse e una nebbiolina grigia calò silenziosamente sui tetti rossi, sui platani, sull'asfalto, fino ad alitare soffice sulla luce stanca dei rari fanali. Perfino gocciole sottili di pioggia fecero un'apparizione breve. Ormai non c'era intorno più nessuno. Se il suo amico non l'avesse pescato per caso, all'ora dell'appuntamento; Carlo non s1 sarebbe fatto vivo. Andarono alla porticina posteriore di un carro da zingari. Le due ragazze uscirono e vennero loro incontro spedite, frettolose. L'amico, naturalmente, si prese la più carina. Le disse qualcosa di malizioso, di volgare, poi si avviò senza far cerimonie per un viale secondario. Carlo gli tenne dietro con l'altra, ma subito lo perdette di vista. Provò piacere, in un certo senso, a restar solo con la ragazza ; ma anche restò smarrito. L' altro non era precisamente un suo amico : anzi, era una di quelle persone che solo a guardarlo lo mettevano nell' imbarazzo e l'ammutolivano, finchè non provava la sensazione sgradevole di sentirsi ridicolo e sciocco. Ma era pur sempre un · appoggio ed ora si sentiva tremendamente solo, abbandonato ai suoi mezzi. Si fece forza e prese la ragazza al braccio ; ella era seria e non accennava a parlare. Aveva un soprabito scolorito e un cappellino alla moda, piccolissimo e rotondo, che le conferiva un'aria un pò buffa. Il piccolo Carlo s' accorse che non era neppure tanto bella. Egli non aveva ancora imparato a sottrarsi all' influenza di certe piccole disarmonie fisiche che lo infastidì vano : la ragazza aveva il viso largo un pò piatto, quasi volgare ; e le gambe forti, leggermente arcuate. Camminava rigida, imbronciata. Carlo disse, tanto per cominciare : « Come ti chiami ? ". « Paradiso », rispose. « Paradiso?» disse Cario meravigliato. « Paradiso. Perchè ? ». Carlo restò male. La ragazza s'esprimeva quasi con violenza ; una cosa simile era più che sufficiente a renderlo muto. Seguì una lunga pausa. Carlo non sapeva cosa dire. Pensava tra sè parole e frasi, ma non le pronunciava perchè gli sembravano sciocche. Non voleva apparire anche sciocco. Ma via via che il tempo passava gli gonfiava nel cuore una gran rabbia : era nell'animo di chi soffre a perdere tempo prezioso. Disse : « Ti piace il tuo mestiere ? " . « Sì » ella rispose e tacque. « Tu viaggi sempre. Dev'essere una cosa molto bella ! ». « Perc_hè? » disse. Era scoraggiante. Carlo diventò furioso ; soffriva realmente. Capiva che doveva fare qualche cosa, non sapeva dove cominciare. « Paradiso, disse, sei stata ancora..... voglio dire, · sei stata ancora così, come stasera ..... con uomini?». « Si, ancora» ella rispose; « bisogna pur vivere ..... ». Era rigida, indifferente. Cominciava ad essere seccata. Carlo fu preso da una specie di disperazione. S'era costruito di quelle ragazze VJA CONSOLARE ·

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