Via Consolare - anno I - n. 2 - gennaio 1940

nema, non era ancora scoperto nulla, per così dire. E il cinema, così come lo intendiamo oggi, ossia come spettacolo compiuto, estremamente caro al pubblico perchè capace di impressionarne lo spirito con la esposizione immediata di fatti semplici e organizzati, purchè sian sempre plausibili (cioè che rispondano sempre e sostanzialmente non soltanto nella esattezza meccanica della fotografia - al mondo di quelli che li inscenano come al mondo di chi li va a vedere) ; questo cinema non è nato già il 28 dicembre dell'anno Domini 1895, - anche se in uno di quei pezzetti di pellicola girati 111 tale epoca da papà Lumière, l' « Arroseur arrosé », si voglia vedere di già il germe fecondo della futura comica cinematografica. (2) Non mancano, è vero, precedenti di un impiego narrativo dei mezzi figurativi : così, per nominarne soltanto alcuni, le eopiose « historie » di ispirazione biblica, tanto care ali' ingenua commotività degli antichi fedeli. E nel secolo scorso, le brevi «serie» che si proiettavano in successioni fisse davanti ad un pubblico più o meno in erba, come le storielle senza parole dei fogli illustrati, e quelle, anche meccanicamente imparentate col cinema, preparate da Reynaud per il suo curioso e pettegolo pubblico parigino, e infine - e forse di ancor più diretto influsso sulla nuova arte muta, per quel che riguarda la sua natura espressiva - la «pantomima», allora VIA CONSOLARE FondazioneRuffilli- Forlì tanto 111 voga nei circhi, sm palcoscenici e nelle piazze. Così, quanto si era manifestato sin dai tempi felici di Omero e di Tespi come il «quid» più indicato a tenere attenta e a far palpitare una folla - la narrazione, l'azione drammatica, la favola, per intenderci - l'offrirle per suo diletto una ricostruzione più o meno idealizzata e variata di quello che è il suo inestinguibile assillo : la vita quotidiana - questo veniva a mostrarsi ancora come il mezzo più opportuno e il bisogno più sentito di comunione fra tutta una collettività e un singolo il quale sapesse ad essa parlare. Perchè un tal fatto, un tal mezzo visivo-narrativo, era capace di riflettere e di unificare, esprimendolo m modo inusitato e adeguato. Tutto quel complesso ed amorfo mondo esteriore, straordinariamente mosso e, starei per dire, dinamico, cui abbiamo accennato. E ciò senza dubbio era un segno ancora a voler considerare le cose da un punto di vista universale - del bisogno che avevano gli uomini di ritrovarsi, di ripristinare il contatto perduto con i valori genuini e primordiali dello spirito umano, con il senso più semplice, ma più vero ed universale della vita. Ma avanti che tale possibilità - di ridurre cioè a sole immagini significative, a sola realtà visi~a, il fatto, la favola drammatica - fosse pienamente messa in luce e se ne tentasse uno sfruttamento sistematico, dovettero trascorrere, anche nella stessa storia del cinema, dal suo avvento nel regno degli strumenti di riproduzione, almeno 8 o 10 anni. Durante i quali poi, esso non costituì che una pura attrazione, quando non servì ad incrementare gli studi scientifici - ormai avviati in quel senso - dei quali era figlio, o ad arricchire gli archivi qelle corti di allora, i cui sovrani incaricavano i loro fotografi di attrezzarsi a riprendere - manovella alla mano tutta la famiglia reale. (1) Come se, chiamandosi Pittura l'arte dei colori e pillura una tela dipinta, io dicessi tecnica pittorica, secondo l'occorrenza, tanto quella che mi caratterizza un artista, quanto quella per cui è stata tessuta e preparata la sua tela. Il cinema macchina e tutti i suoi accessori n'on sono altro che la tela per mezzo della quale l'artista lega al mondo delle cose i suoi fantasmi, che pure hanno già assunto forma e concretezza nella sua fantasia. Ecc;o perchè ha un peso assai relativo in estetica, che tale apparecchio ed il suo uso siano così macchinalmente complicali mentre un pennello è tanto semplice. (2) Appena 54 secondi di proiezione, nei quali, attraverso un'inquadratura fissa, si assisteva con grande scr_oscio di risa e inusitatezza di emozione allo scherzo di un ragazzo che, pestando la sistola ad un giardiniere, riesce a far si che questo la rivolga contro di sè e ne venga improvvisamente inondato. Questo giocheuo, che poi vedremo ripetersi fino alla nausea nella degenerata farsa tipo Laurel-Hardy, sembra semmai precorrere quella che sarà la cifra più piccola e più sfruttata dello schema comico cinematografico, il cosiddetto «gag». CHI È L• AUTORE DEL FILM? L'interrogativo, nell'agitarsi delle dispute, sta diventando ossessionante. Il nostro Canesea ha ricevuto un'interrogazione che gli ha dato spunto per una lunga chiaccberata dell11 quale non vogliamo defraudare i lettori e gi' ineorreg• gibili ottimisti del cinema come arte. Nel prossimo numero lo troverete senza fallo. 21

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