Una città - anno V - n. 41 - maggio 1995

ni assurde, pretendono, ed è uno dei motivi della guerra, di impedirci uno sbocco sul mare Adriatico. Insomma. tutti i segnali ci fanno capire che la guerra riprenderà con violenza. Lei è un serbo, eppure combatte con i bosniaci contro i serbi. Nella sua scelta non ha mai avuto dubbi? Sono contento che mi abbia fatto questa domanda, perché gli europei si stupiscono sempre quando qualcuno si comporta in modo, come dire, umanamente corretto. lo norr ho avuto dubbi nemmeno nell'aprile del '92, prima che scoppiasse la guerra. Mi bastava ascoltare Karadzic quando diceva che i serbi erano in pericolo, chese fosse nato lo stato della Bosnia un popolo sarebbescomparso. Non ho mai condiviso questa visione della storia e della geografia del nostro paese.Non mi sono mai sentito serbo, ma sempre soltanto cittadino della Jugoslavia. E così non ho avuto alcun dubbio da che parte stare, perché non si può stare con chi vuole distruggere il patrimonio culturale, storico, religioso di un popolo. Com'è la vita dei serbi a Sarajevo e quali sono i rapporti nell'esercito fra mussulmani, croati e serbi? Credo che la vita dei serbi siamolto dura a Sarajevo, perché è molto duraperi mussulmani, pergli ebrei, per i croati, per gli albanesi, per gli zingari rom, per tutti gli oltre 300 mila abitanti che da 1100 giorni vivono assediati in una città che ha subito più di un milione di bombe, che haavuto più di diecimila morti, che ospita migliaia di profughi che hanno perso tutto, che ha centinaia di bambini orfani. Non accetto da nessuno l'insinuazione che serbi e croati stiano peggio degli altri. Certo, ci possonoessereproblemi e incomprensioni, non è facile vivere una vita come quella che stiamo facendo a Sarajevo e mantenere il controllo di sé. Come potremmo evitare l'esistenza di problemi fra bosniaci e serbi. nel momento in cui i mussulmani, cheerano lamaggioranza, vengono cacciati da città come Banja Luka. Prijedor, Bijeljina e si ritrovano qui profughi? Ci sono problemi. ma non ci sono mai statereazioni cheabbiano messoin pericolo la vita dei serbi e la convivenza nella città. Non va dimenticato che a Sarajevo ci sono oggi migliaia di profughi che vengono ad esempio dalla vallata del fiume Orina dove la pulizia etnica dei serbi contro i bosniaci è stata terribile, o da Hrasnica. dove i rapporti fra i bosniaci e i serbi sono stati molto brutti. E' abbastanzanormale che a Sarajevo siano nati dei problemi, che ci siano stati anche incidenti, ma s'è trattato di casi assolutamente isolati. Fra i soldati lasituazioneèancora migliore, perché vivono la stessarealtà, corrono gli stessi rischi, muoiono e sono feriti insieme, vincono insieme. Ma non voglio nascondere le cose, per cui dico che abbiamo avuto anche problemi di vario tipo: ad esempio ci sono stati dei serbi che hanno chiesto di non sparare, di essere utilizzati in altro modo. Oppure in alcune brigate s'è posto il problemadel la "fiducia" nei confronti dei croati e dei serbi, perché un bosniacosenteche questaguerra è la sua ultima possibilità, che non haalternative, mentre non è sicuro che serbi e croati la pensino così. E un soldato al proprio fianco vuole un compagno deciso, fidato. In generale però tutti hanno superato le prove cui sono stati sottoposti e moltissimi sono i serbi decorati con le più alte onorificenze militari. Credo di poter dire che nell' esercito ci sonomeno problemi che nella politica, che l' Armja è un esercito multinazionale e vuole restarlo. Cosa pensa dei serbi che hanno abbandonato la città pur avendo B1bl1otecGa ino Bianco alle spalle tanti anni di esperienza cli vita in comune con gli altri? Caro mio, non si tratta solo di serbi! Tanti se ne sono anelati. Anche i miei figli. Ha,111d0etto che non era la loro guerra. Non è neanche la mia. nel senso che ne avrei fatto a meno, madi fronte all'aggressione ho pensatoche l'unica cosa da fare era dare una mano. Se uno è attaccato deve difendersi, se la sua vita è in pericolo non può lasciar i uccidere, sec'è la minaccia di un genocidio non si può parlare cli pacifismo. Se qualcuno può essereucciso non puoi stare a guardare, a pensare, a discutere: o lo aiuti o morirà. Molti senesono anelatiper paura, li capisco. Spero che torneranno perché la Bosnia avrà bisogno di tutti, soprattutto dei tecnici, degli insegnanti, degli scienziati. Quando lei è a Sarajevo partecipa a tutte le iniziative culturali ... Ci sono anchealtri, e ci sonoanche quelli che lo fanno per dovere. Ho sempreamato la poesiae la musica e quando posso leggo volentieri. Quando vado al fronte e sto con i soldati durante una battaglia o nel maltempo so che è un incoraggiamento. La stessa cosa succede a Sarajevo, perché anche lì è prima linea. E allora la mia presenza in teatro o a un concerto, oltre a fare piacere a me, so che è un aiuto per il morale dei miei concittadini, per gli uomini di cultura, per lagente di spettacolo, per tutti quelli che cercano di garantire una vita normale in una situazione anormale. Credo che dobbiamo sforzarci per non farci cambiare da questa guerra. Ho sempre pensato che alla base della stima e del rispetto c'è un rapporto umanb e anche adesso cerco di costruirlo. Quando sono tornato a Sarajevo dopo un lungo periodo di assenza mi hanno detto che si era sentita la mia assenza: questo per me è importante,come unavittoria sul campo di battaglia. • ,.:l:::,r: r.:;}iJ .w·-:...-:.· ~ " /5.;?.t)t ~ ••,:'· UNA CIHA' . 3

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