Una città - anno IV - n. 35 - ottobre 1994

di un libro e altro B1 L'inconsistenza di molta poesia odierna, complice l'esigua schiera di lettori. Il dogma della fuga dal significato. Il successo ipnotico dell'oscurità di Heidegger e la chiarezza incompresa della Weil. L'inattualità dello scrivere, punto di resistenza alle tecnologie comunicative. Ledieci poesie che valgono una vita e stanno in un'antologia. L'etichetta poetica, piccolo status symbol culturale. Intervista a Alfonso Berardinelli. Alfonso Berardinelli, docente di lettere all'Università di Roma e critico Letterario, è redattorediLinead'ombra. Hadi recente pubblicato il libro La poesia verso la prosa ( Ed. Bollati-Boringhieri). Nel suo ultimo libro lei sostiene che è in crisi l'autocomprensione che la pratica poetica ha avuto di se stessa nella mo- . dernità e quindi è necessario che la poesia si riapra, che ritrovi uno spazio comunicativo. Ma cosa vuol dire che la poesia, e la letteratura in genere, deve ritrovare un'urgenza comunicativa? Bisogna ricordare, comunque, che quando si tratta di letteratura, e in particolare di poesia, è sempre pericoloso parlare di "doveri" comunicativi. Certo, la letteratura comunica. E uno scrittore, un artista della parola ha capacità comunicative potenziate. Ma nel caso specifico della poesia contemporanea quello che importa è ormai rompere con certe convenzioni stilistiche di tipo gergale, auto-referenziale che si sono stabilite all'interno di una cerchia sempre più ristretta. Il fatto che questa cerchia sia da troppo tempo il solo pubblico della p9esia, un pubblico fatto di gente che scrive o vuole scrivere poesie e di studiosi, ha debilitato questo genere letterario. La debolezza, l'opacità comunicativa, l'oscurità o, più precisamente, I' inconsistenza semantica di molta poesia di oggi deriva dal fatto che quella piccola cerchia di lettori "fa finta" di capire, o accetta il fatto che non venga detto quasi niente e che non ci sia quasi niente da capire. Il paradosso è questo: la fuga dal significato viene accettata dogmaticamente come significativa, e così l'oscurità non crea problemi comunicativi, anzi li annulla, li scavalca. Eliminando dal linguaggio poetico tutta una serie di funzioni linguistiche legate al significato e alla comunicazione, la poesia non corre più nessun rischio. La sua è un'esistenza ipotetica, virtuale, larvale, non reale. E il codice del "non-significato" è diventato ormai un codice fissato rigidamente. Lo svuotamento semantico è diventata una delle regole fondamentali che creano fra cosiddetti poeti e critici una specie di complicità, di omertà. La poesia non si confronta con niente che stia al di fuori di essa: con nessun altro linguaggio e ambito culturale. Il valore della produzione poetica degli ultimi vent'anni (parlo degli autori che hanno fra i trenta e i cinquant'anni) è assai scarso proprio per questa mancanza di coraggio e di energia comunicativa. Si tratta per lo più di poeti (simil-poeti) che cercano di farsi accettare semplicemente non facendo niente che possa farli rifiutare. Certo nella poesia possono esserci delle zone di oscurità e di difficoltà, perché la letteratura è anche una sfida ai significati stabiliti e accettati. Ma credo che ora il gergalismo poetico abbia toccato limiti intollerabili, ridicoli e che si tratta di tornare, se si è in grado di farlo, a parlare in poesia di tutto, senza limitazioni preliminari. Del resto la migliore poesia delle generazioni precedenti lo aveva fatto: da Pasolini a Caproni a Sereni ... Si tratta di ripartire da zero, senza escludere a priori nessun tipo di lin~uaggio e nessun ambito di esperienza. Ma è possibile uscire da questa modernità semplicemente proponendo un'altra poetica? Il dibattito sul post-moderno ha fatto più confusione che altro. In un certo senso però esistevano dei chiari sintomi che in questa seconda metà del Novecento era avvenuto qualcosa di veramente nuovo e che alla Modernità era successo qualcosa. Anche perché ormai si trattava di una categoria teorica e di una serie di opere di cui si sapeva o si credeva di sapere quasi tutto. La Modernità non era più un'esperienza traumatica, era stata riassorbita o metabolizzata dalla critica accademica, era diventata luogo comune, convenzione, regola. l'essenza del sociale non è affatto così "profonda" Credo d'altra parte che invece, al di là delle tante etichette e teorizzazioni. la Modernità sia ancora un problema aperto. I libri, le opere sono ancora lì da leggere e da rileggere al di là degli schemi. La modernità è ancora il nostro orizzonte. Se lo si dimentica, se si dimentica che il nostro mondo, il nostro modo di vivere e di pensare, tutta la nostra cultura viene anzitutto dalla seconda metà del Settecento, perché è un prodotto dell'illuminismo e della rivoluzione industriale, se si dimentica questo allora si finisce in quelle grottesche mascherature che vorrebbero farci credere contemporanei della Grecia classica o del Medioevo. Tutto ciò che siamo in grado di capire e assimilare delle culture pre-moderne ci viene dalla modernità: la filologia, il senso della storia, il relativismo culturale, la mancanza di fede, l'esigenza critica, il bisogno di mettere insieme culture eterogenee. Non possiamo tornare ai filosofi pre-socratici, non possiamo tornare al pensiero mitico, non possiamo recuperare Tommaso d'Aquino o la mistica. Sono tutte cose che ci interessano, ma se crediamo di potercene appropriare direttamente, dimenticando la modernità che ci condiziona, allora finiamo nel kitsch, nella mascheratura ... Il mercato della cultura, r industria della cultura, la produzione e il commercio dei contenuti di coscienza, la presenza delle grandi istituzioni culturali statali come la scuola e le università -tutto questo dà forma ai nostri rapporti con altre e diverse culture ... Come ho detto, si tratta di liberare la moCoop. Cento Fiori LAB. ART. fITOPREPARAZIONI Via Dragoni, 39 - Forlì Tel. 0543/401248 - Estratti idroalcolici in diluizione 1: 10 da pianta fresca spontanea o coltivata senza l'utilizzo di prodotti di sintesi. - Macerati di gemme. - Opercoli di piante singole e formulazioni con materia prima biologica o selezionata. - Produzioni su ordinazione dernità dalla vulgata, dallo scolasticismo, che tendono a disinnescare l'esperienza culturale moderna, la sdrammatizzano e fanno dimenticare che molta della letteratura e della filosofia, da due secoli a questa parte, è stata una lotta contro lo Stato e contro il Mercato, contro la riduzione della cultura a merce e a materia di studio ... E' successo qualcosa di simile anche con le avanguardie? La modernità non si identifica con le avanguardie, con la liberazione ludica degli istinti e dell'immaginazione. I maggiori scrittori moderni, come Kafka, Svevo, Proust, Eliot, Céline, Gadda, Montale, non hanno niente a che fare con le avanguardie di gruppo, con i manifesti letterari. Sono dei solitari, vanno controcorrente da soli, con le loro sole forze. E rischiano il fallimento come individui, non si mettono in gruppo per sentirsi protetti come i futuristi, i surrealisti eccetera. Oggi a volte ci si chiede come mai gli intellettuali hanno perso autorità e peso culturale. Credo che sia perché sono diventati degli impiegati della cultura, dei funzionari che lavorano per far funzionare la macchina istituzionale e produttiva. Non elaborano le loro idee e immagini del mondo rischiando di persona di scontrarsi con la società in cui vivono. Questo avviene sempre meno ... Anche perché dalla maggior parte degli intellettuali di oggi (ma lo stesso termine "intellettuali" andrebbe ridiscusso) la cultura non viene vissuta come una dimensione realmente impegnativa. In Italia poi gli intellettuali sono spesso arroganti socialmente. ma sul piano intellettuale e culturale in senso proprio sono timidi, vili: non osano formulare qualcosa se non sanno che quella cosa ha già avuto successo altrove. Rorty tra Dickens e Heidegger si terrebbe Dickens C'è poco coraggio, e quasi nessun rapporto fra ricerca intellettuale e comportamento reale. Si è mai visto da noi un intellettuale che cambia vita perché ha capito qualcosa di nuovo? Così non c·è solo una fine delle utopie, ma c'è una vera e propria pacificazione e sdrammatizzazione nel rapporto fra Cultura e Società, e una conseguente diminuita autorevolezza degli intellettuali, perché il 90% della loro elaborazione è semplicemente una risposta alle richieste delle istituzioni e del mercato ... Nel suo libro lei critica anche l'interpretazione di Adorno secondo cui l'assenza di comunicazione dell'arte moderna sarebbe una protesta nei confronti di una società massificata ... Adorno è stato un grande pensatore, uno dei maggiori del secolo. e uno straordinario critico della società. Nella sua Teoria Estetica, che spesso è contraddittoria, c'è una interpretazione dell'arte moderna come difesa del l'oscurità, di ciò che non è immediatamente comunicabile e "commerciabile'' o socializzabile nelle nostre esperienze più profonde, esperienze che la società rifiuta o tende a neutralizzare, occultare eccetera. Adorno difende l'arte moderna, contro l'ipocrisia e il filisteismo borghese e contro le filosofie ottimistiche dell'universale umano e del progresso. Questo non vuol dire, come molti credono, che Adorno sia un difensore delle avanguardie, che, come ho detto, sono un'altra cosa, un fenomeno più limitato. Io tendo sempre a distinguere nettamente fra Arte Moderna e Avan guardia, perché intendo quest'ultima come un prodotto dell'autodifesa e dell' autorganizzazione direi "corporativa" degli artisti, che promuovono e divulgano il significato delle loro attività artistiche altrimenti inaccettabili al pubblico e alla critica ... Insomma apprestano una specie di prei11terpretazione garantita di tutto quello che faranno. Ciò che fino alla metà dell'Ottocento dalle tilosofie idealistiche e umanistiche borghesi veniva considerato "universalmente umano", secondo Adorno nel novecento diventa estraneo alla totalità sociale, sprofonda nell'individuazione, diventa oscuro. incomprensibile, inaccettabile, mostruoso. E' insomma proprio l'umano ciò che il Sistema sociale reprime e rifiuta, facendolo passare per insignificante. Da questo punto di vista molte opere d'arte moderne sono risultate di fatto "oscure" non perché la loro lingua fosse tale, ma perché il loro contenuto veniva socialmente rifiutato. I poeti linguisticamente più chiari, in Italia, cioè Saba e Penna, per esempio, sono stati quelli più a lungo rimasti incompresi. Era proprio la loro chiarezza a risultare incomprensibile ai critici, ai letterati. Il problema allora non è quello dell'oscurità o della chiarezza linguistica, ma di ciò che una cultura e un pubblico accettano o rifiutano, capiscono e non capiscono. Il problema dell'oscurità è un problema di rapporti fra opere letterarie e ambiente culturale. Da questo punto di vista il pensiero di Adorno è preziosissimo, ma va continuamente reinterpretato. Lei giudica anche deleteria l'influenza che la riflessione heideggeriana ha avuto nell'autocomprensione che la poesia contemporanea ha di se stessa ... lo non apprezzo affatto Heidegger, credo che sia un autore sopravvalutato, un autore che con il proprio linguaggio ha contribuito alla formazione di una specie di Kitsch filosofico: come se alzasse di continuo una bandierina per dire: "Attenzione. qui profondità filosofica'·. Ha mitizzato l'atto del pensare facendone qualcosa di solenne, una sorta di attività eccezionale e del tutto non comune, svincolata dalle esperienze comuni, cioè condivise, e dal linguaggio attraverso il quale queste esperienze venCOMUNE DI MELDOLA Progcllo Arte e Confronlo - Asscssoralo alla Cul1ura - Asscssoralo alle Poli1iche Giovanili - Co111uni1,M, onlana Appennino Forlivese "LA DIFFERENZA" a cura di Enrico Lombardi con la consulenza visiva di Stefano Gattelli Daniele Degli Angeli I Mauròo Osri I Massi1110Pulini I Alher10 Mi11go1tIi Monica Spada I Alice Ta111buri1I1Si 1<'.(mwGatrelli /Enrico Lo111lwrdIi Oliana Spa~:oli I Claudio Pugliese I Massi111nProli I Guerrino Siro/i I Giomnni Fab/JriI Paola De Laure111iIs Franco Stanghe/lini I Fm11cescoRaf{aelli I Gia11ji'Clll<L'ao11diI Olimpia Lai/i I Piero De Lucca Meldola. Oratorio del SS.mo Crocefisso. Via Cavour. 60/d 29 Ottobre 20 Novembre 1994 - Inaugurazione Sabato 29 Ottobre 1994. ore 17,00 Orari: rnarlcdi. giovedì. sabalo 16/19 - domenica 10/12 16/19 gono fatte. Anche qui, lo stesso paradosso. Mentre un filosofo spesso oscuro (inutilmente, manieristicamente oscuro) come Heidegger ha un successo straordinario, ipnotizza mezzo mondo e crea innumerevoli imitatori, viceversa un pensatore di straordinaria forza, attualità e limpidezza come Simone Weil stenta tuttora a farsi capire. Forse perché la sua chiarezza impegna più a fondo e più direttamente e chiede una risposta adeguata dal lettore. Comunque, semplificando molto il ragionamento, mi sembra innanzitutto che Heidegger, che ha fatto del linguaggio uno dei punti centrali della sua riflessione, abbia una consapevolezza linguistica confusa e usi spesso un gergo barbaro. Inoltre non capisco come si possa considerare grande un filosofo che ha ridotto tutto il problema della modernità al problema della tecnica, senza nominare i regimi politici, il capitalismo, la divisione di classe. le trasformazioni nella funzione sociale della cultura eccetera. Heidegger è riuscito ad assistere alla nascita del nazismo senza capire che decuscordis Maria DonataPapadia 30 settembre 16ottobre1994 Magazzini del Sale - Cervia (RA) Orari: dalle 18,30 alle 22,00 sabato e domenica dalle 17,00 alle 22,00 Patrocinio del Comune di Cervia Assessorato alla Cultura

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