Una città - anno IV - n. 30 - marzo 1994

un mese di un anno Il passaggio da una società verticale, dove dalla periferia si accedeva al centro, a una orizzontale dove dai ghetti non si esce più. La via giudiziaria ai diritti e la grande rappresentazione del dolore. La Lega come nuovo contenitore e l'ars associandi come compito di una sinistra dedita al sociale. Intervista a Aldo Bonomi. Aldo Bonomi è ricercatore sociale e direttore dell'A.A.S. TER, Associazione Agenti per lo Sviluppo del Territorio, di Milano. Tu fai di professione il ricercatore sociale. Cosa puoi dirci di quello che sta succedendo? Devo dire che osservando le dinamiche di trasformazione della società-dal basso,per fenomeni come quello, ad esempio, dell'immigrazione, o dall'alto, quando mi occupo dell'impatto della tecnic_asui mutamenti della composizione so-· ciale- mi ritrovo ogni volta assolu-· tamente non entusiasta di questo processo di modernizzazione e di cambiamento accelerato. E succede anche che quando rimango nel campo dell'osservazione sociale trovo soggetti con cui posso parlare di questo, dei miei dubbi, delle mie perplessità, ma quando poi si va sul terreno della politica provo un senso di frustrazione e di angoscia perché trovo tutti entusiasti essenzialmente di due parole chiave: "nuovo" e "rivoluzione". Parole che io non uso, perché al posto del termine "nuovo" preferisco dire "la contingenza che ci sopravvanza", e non uso il J termine rivoluzione perché, pur avendola desiderata un tempo, ritengo che in questo paesenon si sia ancora fatta una riflessione seria su cosaè stato un processo di cambiamento radicale. Ho la sensazione che tutti quanti siano molto attenti alla punta della piramide, a quello che avviene dal punto di vista delle riforme istituzionali e dal punto di vista della riforma della politica, e invece totalmente disinteressati a quello che invece secondo me è il vero processodi mutamento in atto: il mutamento avvenuto nella composizione sociale e nella rappresentanza degli interessi. Usando una metafora storica mi chiedo, ad esempio, se il vero cambiamento sia avvenuto nel salone della Pallacorda o nella Piazza della Bastiglia. Tutti sono molto attenti a quello che avviene nella Piazza della Bastiglia ma io credo che il grande cambiamento sia avvenuto nel salone della Pallacorda. "nuovo" e "rivoluzione" parole magiche La mia convinzione profonda èche il vero mutamento, avvenuto nel ciclo degli anni '70 e '80, è quello che èavvenuto nella composizione sociale e nelle forme di convivenza, da cui poi discende il resto. Che cosa è avvenuto nella composizione sociale? In primo luogo un passaggio da una società verticale a una società orizzontale. La società verticale era quella basata sulla centralità del lavoro industriale -il fordismo, avrebbe detto la cultura di parte operaista- che si basava su appartenenzecertee identità di classe, che aveva rappresentanze formali e sostanziali che collegavano il centro alla periferia. La società orizzontale invece è il risultato proprio del grande mutamento che è avvenuto sul terreno del lavoro: passaggio dal lavoro ai lavori, l'esplosione del lavoro autonomo, che ha introdotto una logica di ricerca del massimo di opportunità possibile, con la conseguente caduta dei meccanismi di solidarietà collettivi. E soprattutto nella società orizzontale emergono bisogni ed interessi che fanno riferimento al genere, al territorio, a specificità, a particolarità. E ovviamente non sempre i gruppi, le associazioni, gli interessi che si formano hanno l'interesse generale come razionalità del proprio scopo. Emergono rappresentanze che si esauriscono nello spazio di un sabato sera, cioè appena raggiunto il loro scopo. Dentro il meccanismo della orizzontalità sociale viene meno il riferimento delle categorie sociali di prima e appare il concetto di moltitudine, termine che esprime bene il disagio di un ricercatore sociale nel definire le cose. Dentro la moltitudine quali sono i processi? Dentro la moltitudine ci stanno i comitati dei cittadini che incorporano valori della società solidale -un comitato di cittadini quello che lotta per la qualità ambientale del proprio territorio- ma anche quelli che incorporano valori non solidali, come, ad esempio, quello che lotta per non avere gli immigrati nel suo territorio. Sono tutti e due comitati di cittadini, ma certamente, fra i due, c'è una profonda differenza. Essenzialmente ritengo che la categoria fondamentale con cui noi facciamo i conti oggi sia quella dello spaesamento. Più che una certezza di grande cambiamento abbiamo lo spaesamentodi soggetti che hanno perso un quadro di riferimento, che non sanno bene qual è il processo del futuro. Se prima la città aveva un suo centro e, organizzata per cicli concentrici, aveva una periferia, anche stando nella periferia, se tu avevi un bisogno, riconoscevi quello che aveva un bisogno uguale al tuo, ti organizzavi con lui, sviluppavi il conflitto, potevi pensare di essere incluso. Tant'è vero che la società italiana di oggi è il risultato di un grande processo di inclusione, ovviamente, e il welfare era poi il meccanismo che ratificava questo meccanismo di inclusione. Quindi la periferia non era una condizione irreversibile. O attraverso il conflitto o attraverso il patto sociale o attraverso la mediazione o attraverso la raccomandazione o attraverso il consociativismo, si poteva cambiare. Perché il meccanismo sociale della società verticale andava dal basso verso l'alto. Nella orizzontalità sociale, invece, appare che chi ha denaro, lavoro, casa - e va bene- ma aggiungi anche inRUl'E111 E IL GIORNO DEL SIGNORE L'iniziativa di Rutelli per l'apertura dei negozi la Domenica, più precisamente per l'abolizione dell'obbligo del riposo settimanale, ha trovato opposizione, com'era prevedibile, solo da parte del Papa e di qualche commerciante. Ha taciuto il vasto fronte che pochi giorni prima, giustamente, si era stracciato le vesti per la coincidenza della data delle elezioni con la Pasqua ebraica. Hanno taciuto i sindacati. Ritenendo, per contro, la questione estremamente importante, e semplice, cercherò di presentare degli spunti di riflessione sul tema, approfittandone per consigliare due buoni libri, purtroppo di non facile reperimento. La prima osservazione è di Lewis Mumford ed è tratta da Il mito della macchina. Mumford in questo interessantissimo testo trova nelle antiche civiltà mesopotamiche le origini della "megamacchina" con la quale: "la minoranza dominante creerà una struttura uniforme, onnicomprensiva e superplanetaria, in condizione di operare autonomamente. Anziché funzionare attivamente come personalità autonoma, l'uomo diverrà un animale passivo, privo di scopi e condizionato dalla macchina, le cui funzioni, secondo la visione attuale dei tecnici, saranno assorbite dalla macchina o altrimenti severamente limitate e controllate a beneficio di organismi collettivi spersonalizzati." Mumford svela quindi come le"grandi piramidi egizie" non siano altro che "un preciso equivalente statico dei nostri razzi spaziali. Due meccanismi per assicurare, a un costo esorbitante, il viaggio al cielo di pochi privilegiati." Ed aggiunge: "Questi aborti colossali di una cultura disumanizzata insozzano con monotonia le pagine della storia, dal saccheggio di Sumer alla distruzione di Varsavia e di Rotterdam, di Tokio e di Hiroshima ..". Ma se vi interessa dovrete leggerlo per intero. Mumford parla del Sabato nel p ragrafo Freni alla meg , . A~ macchina: "Poiché le principali trasformazioni istituzionali che precedettero la costruzione della megamacchina furono magiche e religiose, non dovrebbe sorprendere scoprire che le reazioni più efficaci contro di essa partirono dalle stesse potentissime fonti. Una di queste possibili reazioni mi è stata suggerita da due persone che mi hanno scritto: l'istituzione del sabato fu in effetti un modo per costringere periodicamente all'immobilità la megamacchina, sottraendole il suo materiale umano. Una volta alla settimana essa era sostituita dalla piccola e intima unità fondamentale, la famiglia e la sinagoga, che riaffermava in pratica quelle componenti umane che la grande struttura del potere reprimeva. A differenza delle altre feste religiose, il sabato si diffuse da Babilonia a tutto il mondo, soprattutto per merito di tre religioni, l'ebraica, la cristiana e l'islamica. Ma aveva un'origine locale circoscritta, e le ragioni igieniche addotte da Karl Sudhoff per giustificarla, pur essendo fisiologicamente solide, non ne spiegano l'esistenza. (...) Soltanto il sabato, le classi inferiori della comunità godevano di una libertà, di una tranquillità e di una dignità che gli altri giorni erano riservate alla minoranza degli eletti. Questo freno, questa sfida non derivavano owiamente da una consapevole valutazione critica del sistema, ma devono essere scaturiti da fonti collettive assai più oscure e profonde, forse dal bisogno di controllare la vita interiore con un ordinato rituale oltre che col lavoro obbligatorio. Ma gli ebrei che idearono il sabato e lo trasmisero agli altri popoli erano stati certamente più di una volta vittime della megamacchina che li aveva ridotti in schiavitù, e durante l'esilio babilonese associarono al sabato un altro sottoprodotto dello stesso episodio, l'istituzione della sinagoga." Per arricchire e completare il punto di vista di Mumford, varrebbe la pena di leggeFe un altro librcò zioso: Il Sabato-I/ suo significato per l'uomo moderno di Abraham Joshua Heschel, filosofo e teologo ebreo. Ecco quella che per Heschel è la vera essenza del sabato: "L'ebraismo è una religione de/tempo che mira alla santificazione del tempo. A differenza dell'uomo, la cui mente è dominata dallo spazio, per cui il tempo è invariato, iterativo, omogeneo, per cui le ore sono uguali, senza qualità, gusci vuoti, la Bibbia sente il carattere diversificato del tempo; non vi sono due ore uguali; ciascuna ora è l'unica, la sola concessa in quel momento, esclusiva e infinitamente preziosa. L'ebraismo ci insegna a sentirci legati alla santità nel tempo, ad essere legati ad eventi sacri, a consacrare i santuari che emergono dal grandioso corso di un anno. I Sabati sono le nostre grandi cattedrali; e il nostro Santo dei Santi è un santuario che né i Romani né i tedeschi sono riusciti a bruciare, un santuario che neppure l'apostasia può facilmente distruggere: il Giorno dell'Espiazione. (..) Il rituale ebraico può essere caratterizzato come l'arte delle forme significative nel tempo, come architettura del tempo. La maggior parte delle sue osservanze -il Sabato, la Luna Nuova, le feste, l'anno sabbatico e l'anno del giubileo-sono connesse a una certa ora del giorno o a una stagione dell'anno." Heschel sottolinea inoltre come col Sabato gli oppressi, i lavoratori, riescano ad andare oltre la necessità, accettata anche dai dominatori, di una fisiologica ricostituzione delle forze: "... secondo Aristotele (...): «Noi abbiamo bisogno di rilassarci, perché non possiamo lavorare di continuo. Il riposo, dunque, non è un fine»; esso è dato «in vista dell'attività», allo scopo di acquistare energia per nuovi sforzi. Nello spirito biblico, invece, la fatica è un mezzo per il fine, e il Sabato in quanto giorno di riposo dal lavoro non è stato creato per far recuperare le energie perdute e renderci idonei alla successiva fatica: esso è stato creato per amore della vita. L'uomo non è una bestia da soma, e il Sabato non serve ad accrescere la sua efficienza sul lavoro. (...) Il Sabato non è a servizio dei giorni feriali: sono invece i giorni feriali che esistono in funzione del Sabato. Esso non è un interludio, ma il culmine del vivere." "Dal fondo dei giorni in cui lottiamo e della cui bruttezza soffriamo, noi guardiamo al Sabato come alla nostra patria, come alla nostra sorgente e al nostro punto d'arrivo. In questo giorno lasciamo da parte le occupazioni volgari per ritrovare la nostra condizione autentica, in questo giorno possiamo essere partecipi di una benedizione che ci fa essere ciò che siamo, indipendentemente dalla nostra istruzione, dal nostro successo nella carriera: il Sabato è un giorno di indipendenza dalle condizioni sociali." Voglio aggiungere solo qualche parola sull'inscindibile legame tra la natura del riposo settimanale e la sua obbligatorietà. Se si abolisce, come vuole Rutelli, questo aspetto coercitivo, il riposo settimanale diventa mobile, flessibile, individuale: si riduce quindi al recupero fisiologico. Ma c'è di più, e questo di più spiega perché oggi le idee (o meglio le non idee) di Rutelli si affermino: nel capitalismo maturo, o come meglio lo definiva il vecchio Marx "entro il dominio reale del capitale sul lavoro" (ma ormai chi lo legge più?), anche il giorno festivo, privato del suo carattere comunitario, ridotto a tempo libero, diventa produttivo, cioè mercificato; è il tempo delle agenzie di viaggio e della società dello spettacolo. Ancora una volta la coercizione imposta dalla comunità, che rende liberi, si oppone alla liberalizzazione rivendicata dal denaro, che rende schiavi. Non stupisca quindi che di fronte a questo sconcio (per Marx la parola per questo "sterminato accumulo di merci" era "osceno") un laico si trovi incondizionatamente d'accordo col Papa, contro Rutelli. Stefano Borselli formazione e conoscenza, sta al centro della società ed è in grado di competere, chi non ha queste risorse -le prime tre sono risorse fondamentali, le seconde sono le risorse degli anni del grande cambiamento, la tecnica- si ritrova nel ghetto, si ritrova out. La società orizzontale è divisa tra chi sta dentro e chi sta fuori. "chi denuncio", ma anche "a chi lo racconto" E per la prima volta nella nostra società appare la forma del ghetto dove stanno quelli che sono senza diritti: gli immigrati, i tossicodipendenti, i devianti, gli omosessuali, chi non ha casa, lavoro, chi non ha denaro, chi non ha informazione e competenza tecnico-scienti fica, cioè chi non è in grado di sviluppare competizione. Ma attenzione: la forma del ghetto non deve rimandare ali' immagine della metropoli americana perché, in questo caso, il ghetto è una forma pervasiva. Facciamo un esempio: quando due anni fa i pakistani hanno occupato piazza Vetra e dormivano lì quella era una forma di ghetto, ma piazza Vetra è a 150metri da piazza Duomo a Milano. Il ghetto, cioè, si forma ovunque ci siano delle persone senza diritti. Ed è allora che compaiono conflitti tra comunità perimetrale di cittadini che non vogliono il ghetto: comitati di cittadini contro gli immigrati, contro i tossicodipendenti, per l'ordine pubblico. Abbiamo cioè una forma di conflittualità sociale che non sempre va nella direzione della società solidale. Allora il mio non entusiasmo deriva da questo: che osservando le dinamiche sociali, non mi pare che siano piene di questi grandi contenuti della trasformazione del nuovo e della rivoluzione. Avverto invece un profondo rancore diffuso che al nord prende categoria politica con la forma, ad esempio, della Lega lombarda. O abbiamo quello che è successoa Genova ad agosto con gli immigrati, quando, per la prima volta, c'è stato lo scontro a causa della paura del ghetto. Ma attenzione, la forma pervasiva del ghetto è mobile. ma diventa irreversibile. Dal ghetto non si esce, dalla periferia si poteva uscire, nel ghetto stanno quelli senza diritti. L ·altra cosa che mi lascia perplesso riguarda il mutamento intervenuto nei processi per 1·ottenimento dei diritti. Se tu prima avevi un diritto negato che cosa facevi? Vedevi chi aveva il diritto negatouguale al tuo, ti mettevi con lui, sviluppavi il conflitto e aspettavi la risposta politica. Oggi invece sono apparsi in maniera molto forte due modi di ottenere i diritti. Il primo è quello che potremmo chiamare via giudiziaria ai diritti, complicato ulteriormente dal ruolo supplente che la magistratura sviluppa rispetto al problema della peste dei partiti politici. Anche il movimento ambientalista molto spessoha avuto sensodi sénon per la battaglia sociale dispiegata ma perché c'era i I pretore democratico che gli dava ragione. Il secondo modo è quello della grande rappresentazione del dolore. Quindi non solo "chi denuncio'' ma "a chi lo dico''. Lo dico al TG3, lo dico a Gad Lcrner, lo dico a Ferrara, lo dico a Lubrano, lo dico a Costanzo, lo dico aFunari ... Cioè si tende sempre più a spettacolarizzare il proprio diritto negato come se rappresentarlo fosse risolverlo. E questagrande rappresentazione del dolore si lega alla patologia dell'ignobile, perché più è ignobile il fatto aJlora più vale la pena che venga rappresentato. Riassumendo: un grande cambiamento nella composizione sociale, nel modo di ottenere i diritti e nella rappresentanza degli interessi. Mi pare che questo sia il salone della Pallacorda da osservare. Hai parlato di un ruolo della magistratura nella società che va crescendo. Non lo vedo come un dato positivo perché, al di là del ruolo che la magistratura ha sviluppato rispetto a "mani pulite" su cui non ho nulla da dire, il problema è che la via giudiziaria ai diritti significa introdurre un meccanismo di delega ali' esterno che io preferirei mantenere dentro un meccanismo di crescita sociale e di capacità sociale di ottenimento dei diritti. Nello stesso tempo sono perplesso quando si crea un polo a cui si delega il meccanismo di tenuta della società. lo credo che la società debba riscoprire meccanismi suoi di selezione e di espulsione di ciò che è bene e di ciò che èmale. Dopodiché la magistratura esiste in quanto esercita il diritto, ma questo è un altro discorso. Mi pare che oggi il ruolo supplente della magistratura siaun ruolo estremamente ampio e vasto che delegittima in parte anche la voce del sociale. I giovani? Mentre prima avevamo a che fare con identità certe nel sensodell 'appartenenza e del riconoscersi nei bisogni, oggi come oggi il vero problema è l'esplosione dell'individualismo e quindi il venir meno di punti di riferimento edi aggregazione. Dopodiché resta il desiderio per ognuno di trovare delle comunità. Allora la questione giovanile come si pone? Cosa è avvenuto? Mentre prima c'erano i movimenti collettivi oggi c'è l'associazionismo, ci sono i centri sociali, che sono la ricerca di una comunità perimetrata in cui fare autoproduzione. autoconsumo dal punto di vista culturale, in cui difendersi, a volte anche nella forma del ghetto in cui darsi cura, solidarietà perché sei fuori, non hai possibilità. la lega di spaesati, stressati, redditieri, neocompetitivi Il passaggio dalla società verticale alla società orizzontale ti porta anche qui a comunità perimetrale. Si è passati dal macro al micro. Sono, come dicevo all'inizio, mutamenti che sono avvenuti anche in maniera più vasta sul territorio. Sei passato dal concetto di cittadinanza e di percepirti città acercarti la tua identità nel quartiere, dal quartiere al condominio, dal condominio al sottoscala, perimetrando sempre più lo spazio. E la Lega che novità esprime da questo punto di vista? La Lega è una forma moderna di questo mutamento della scomposizione sociale. E' una forma di movimento politico contenitore estremamente interessante da questo punto di vista. Rappresenta essenzialmente secondo me 5 categorie sociali. In primo luogo rappresenta gli spa-

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