Una città - anno IV - n. 29 - gen.-feb. 1994

EDUCARE ALLA PACE I rischi del pacifismo: conformismo, rimozione dell'idea della lotta, educazione "al femminile". Il pragmatismo della non-violenza. Intervista a Daniele Novara. Da11ierleNovara è fra i fondatori del essere una proposta per aiutare gli Centrodi Educazionealla Pace. gior- adulti a fare dei percorsi di autoa11alistae redattore di Mosaico. la rivi- nalisi. Ad esempio, la nascita può sta di Pa.x ChriSli. essere un momento traumatico, in Cosa significa educare alla pace? cui si vive il terrore, la sfiducia, la Bisogna distinguere i livelli: per mancanza di rapporto, e tutta la vita me l'aspetto più importante del- si porterà il segno tangibile dell'in1' educazione alla pace è che do- differenza inunasituazione diestrevrebbe portare alla luce ciò che non ma debolezza. Ma la nascita può è educazione alla pace. ossia far essere anche un momento di accoemergere che determinati compor- glienza e proporre il parto non viotamenti e situazioni hanno delle lento, rispettoso dei tempi del bamrilevanze educative e non sono bino e della madre, è un modo per semplicemente dinamiche di tipo spezzare il meccanismo reiterativo economico, politico, sociale, ma del "parto condolore". Anche l'idea hanno un retroterra culturale. Un che l'educazione debba necessaconcetto su cui stiamo lavorando in riamente far soffrire, altrimenti il questa rete di "educazione alla "virgulto" non viene su bene, è pace", formata da una cinquantina terribile perché implica la possibidi gruppi in tutta Italia, è proprio il lità che il soggetto, abituato come è fatto che esistano culture educati ve a soffrire, non avverta la sofferenza orientate in senso violento, autori- degli altri. Hoaccennato alla nascitario, con conseguenze particolar- ta per dire che l'educazione alla mente gravi sul piano politico. Nel pace è un progetto complessivo, di caso della guerra in Bosnia, ad rivisitazione delle pratiche educaesempio, è evidente l'influsso pro- tive tout-court, un tentativo di porfondo di una certa cultura legata a tare quello che è non intenzionale stereotipi di tipo "machista" per ad una maggior consapevolezza cui l'uomo, per essere tale, deve educativa, quindi anche ad una sprezzare il pericolo. In questa cui- maggior consapevolezza di sé. Uno tura l'educazione dell'uomo è viri- slogan che usiamo spesso è "geloide, bisogna comportarsi in un stione dei conflitti" e l'educazione certo modo verso le donne, e da qui alla pace non deve essere la rimosi può dedurre qualcosa in più an- zione dei conflitti, ma deve dare la che sul piano della crudeltà, delle capacità di affrontarli in modo dipulizie etniche, degli stupri. In al- verso. Anche questo ha un retrotertre parole non è che alcune situa- ra comportamentale, di interaziozioni storico-politichecome leguer- ne: normalmente siamo abituati a re vengano per caso: si radicano in vincere o ad arrenderci. non c'è contesti che hanno una precisa apprendimento di una gestione dematrice educativa. Per fare un altro mocratica del conflitto, delr accetesempio si potrebbe dire che la tazione,dellacrescitareciproca. Nel mafia,ancoraprimadiessereun'as- momento in cui un adulto vuole sociazione per delinquere, è una sempre avere ragione dal punto di cultura, una mentalità, un modo di vista educativo, quando, dal punto intendere l'educazione. Il senso di di vista sportivo, si educa alla vittoappartenenza al gruppo, tipico del- ria a tutti i costi, ecco che ripropolacultura mafiosa, è anche unmodo niamo una modalità inconscia di di fare educazione, un'educazione gestire i conflitti basata sul teoreche tende a creare nel soggetto di- ma "mors tua vita mea". Cambiare pendenza verso il proprio gruppo, questi postulati educativi vuol dire estremamente invasiva, oppressi- porre delle premesse per una reale va, che nega l'alterità e per cui gli cultura democratica, dell'accettaaltri non esistono se non per i fini zione, della capacità di gestire le del proprio clan, della propria fa- situazioni in maniera mediata. miglia. Tutto questo si può definire Si possono distinguere ambiti come "educazione non intenziona- educativi ufficiali ed ambiti inie" e determinati luoghi comuni formali, come i luoghi di lavoro? ("con le buone o con le cattive ...", All'interno di un contesto sociale "tirarlo su dritto ...", tutte frasi spes- come il nostro tutto è educazione, so usate soprattutto nei confronti ma "agenzie educative" lo sono dei bambini maschi) hanno una loro quelle che vogliono esserlo. Fra storia, spesso di sangue e di violen- l'altro, non è detto che i fini di za. Ecco perché non è possibile un un'agenzia educati va vengano ragvero rinnovamento politico se non giunti, se fosse così tutti in Italia c'è anche un rinnovamento educa- dovrebbero essere contrari alia pena tivo. Premesso questo, cosa può di morte, per la pace e contro la fare l'educazione alla pace? Sarcb- guerra, cosa che notoriamente non be già molto se riuscisse a svolgere avviene. In realtà anche la scuola un'azione critica su quanto dello vive di contenuti non detti, di mcsfin qui, se riuscisse cioè a svelare saggi impliciti, del fallo che gli come le culture educative agiscano stessi insegnanti fanno parte di una nei nostri vissuti sociali. In ogni certa cultura e quindi in qualche B ro1TOfeecaacGò1 n01 a Bìeào. ucOntc ricerca comparata sugli stili educativi, condotta da Massimo Esposito per conto del Centro Pace e SviIuppo di Crotone incollaborazione col nostro Centro Psicopedagogico per la Pace, conferma chiaramente che magari l'insegnante vuol fare antimafia, ma i suoi codici culturali, dato che vive in un certo territorio, sono mafiosi quanto le famiglie dei ragazzini, per cui non fa assolutamente antimafia, se non sul piano formale, mentre sul piano relazionale mantiene vivo ilcodice mafioso. autoritario. Così come abbiamo notato che non è sufficiente che ci siano insegnanti pacifisti, con buone intenzioni, per produrre delle personalità corrispondenti agli intenti cd infatti siamo stati costretti ad introdurre delle critiche verso un certo tipo di pacifismo scolastico. Il pacifismo che si accontenta delle risposte corrette va benequando i bambini studiano le scoperte della civiltà o che Colombo è stato un brigante e non lo scopritore del1' America, ma non cambia niente rispetto ad una cultura scolastica passiva, legata a formule preconfezionate e ad un territorio di risposte prevedibili. Con questo tipo di insegnamento pacifista è successo che insegnanti pacifisti, paradossalmente, invece di aumentare la creatività dei bambini aumentassero il loro conformismo, perché volevano che i bambini dessero le risposte giuste. Ma non mi interessa che ci siano dei replicanti del pacifismo, sarebbe una versione grottesca del pacifismo educativo: mi interessa che i bambini pensino, che siano in grado di reggere bene il confronto con una società complessa come la nostra, con l'oppressione di un certo tipo di sistema educativo e informativo. Riguardo ai luoghi di lavoro c'è un problema di tipo organizzativo: la cultura della non violenza ha saputo proporre solo un'alternativa di tipo assemblearistico in cui. dal punto di vista educativo, si è cercato di introdurre la cultura della decisione consensuale, ma anche questo non avviene da un giorno all'altro, ci vuole un processo di apprendimento. Se critichiamo i sistemi di decisione gerarchica e antidemocratica di tanti posti di lavoro dobbiamo anche ammettere onestamente che le nostre alternative sono veramente un disastro: o sono gestite in termini assemblearistici piuttosto esasperai i,oppure nonc'è una divisione chiara di responsabilità. Dovremmo invece far emergere una cultura di gruppo basata sul la "comunicazione ecologica", cioè su assunzioni di responsabilità che non vadano a discapito della democrazia e della vita stessa del gruppo, che sappiano valorizzare le risorse di ognuno e utilizzare gli strumenti adeguati perché un gruppo dia il meglio. Ma questo non avviene neanche all'interno dei movimenti pacifisti, che dal punto di vista organizzativo restano ancora legati ad una cultura speculare a quella del dirigismo aziendalista. Permàngono atteggiamenti leaderistici, ultraconfusionari, nessuno che si prenda delle responsabilità. C'è un problema di linguaggio? Riguardo al linguaggio spesso le metafore vengono mutuate dalla caserma, ma penso che non si debba demonizzare eccessivamente questo tipodi linguaggio. Non dobbiamo usare un linguaggio che eluda completamente l'idea della lotta, del conflitto, visto che fanno parte in modo inestricabile della natura umana, sono dentro di noi. Le zone di luce e le zone d·ombra sono un fatto inequivocabile, non possiamo pensare di lavorare solo sulle zone di luce: a furia di rimuovere, si rischia di fare esplodere queste grandi rimozioni. La Germania, a furia di rimuovere la sua storia nazista, si è trovata con una generazione che ha ripreso inmano il filo del nazismo. Il problema, come diceva Boli, è che non si può rimuovere il nazismo: bisogna affrontarlo, accettare il fatto che è stato una zona d'ombra del popolo tedesco e gestirlo. Così come non va dimenticato che il nazismo in Germania è andato al potere con una elezione regolarissima, che poi abbia trasformato questa elezione in una dittatura è un altro fatto: il popolo tedesco votò Hitler. Dobbiamo lavorare sulla formazione delle persone, non consideriamo a sufficienza i tempi lunghi dei processi politici, che sono anche processi educativi. Lo si vede bene in certi paesi, che da più di un secolo non fanno guerre. Non a caso l'accordo arabo- israeliano è nato in Norvegia, che ha una tradizione pacifista interessante. Il principio della non violenza è un principio di tipo pragmatico, non di tipo etico o idealistico. E' un principio secondo cui si cerca di non compiere degli errori irreversibili, mentre la violenza ... alla morte non c'è rimedio, è evidente. Ci sono delle eccezioni, naturalmente. Nella Resistenza al fascismo e al nazismo c'era una gamma di possibilità all'interno dell'uso della violenza e dovevi scegliere non potendo rinunciare del tutto ad azioni violente. la stessa cosa è successa nella rivoluzione sandinista in Nicaragua. C'è la sensazione che il pacifismo quasi strumentalizzi quello che succede per fare educazione, intanto in Jugoslavia le cose vanno di male in peggio ... La nostra non deve essere una sorta di pedagogia della paura, ma una pressione politica che superi la difficoltà rappresentata dalla tendenza a dimenticare cos'è una guerra, quali sono i suoi orrori, le conseguenze sulle vittime. Le attuali generazioni sono totalmente desensibilizzate alla guerra sia perché la vedono troppo spesso in tv, sia perché l'ultima, quella del Golfo, è stata presentata come una guerra pulita, intelligente, quasi un gioco. C'è il pericolo che possa tornare l'idea della guerra come esperienza praticabile, che si tomi a credere che la guerra possa avere contenuti etici ed eroici. Da queste culture, che non sono solo quelle militariste, ma anche quelle mafiose, quelle in cui il rapporto adulto-bambino è sempre e solo un rapporto di forza, di potere, non possiamo aspettarci conseguenze di poco conto anche nella vita quotidiana. Queste culture hanno di per sé una pericolosità sociale. Il ceffone a fin di bene ha una pericolosità sociale. Il fatto che in Italia il 70% dei bambini si becchi questi ceffoni ha delle implicazioni sociali devastanti. Ad esempio, la Lega Nord ha messo nel suo simbolo una spada, ma un movimento politico di tipo rivendicativo, e vendicativo, che si presenta con il simbolo del.I~spada ci fa capire quanto c'è da lavorare inprofondità. Si pensa che·Jebuone idee e le buone opinioni srano sufficienti a migliorare la realtà, ma non è vero, assolutamente: sotto sotto ci sono i rapporti reali fra le persone, ci sono le tensioni che, se non vengono elaborate a contatto diretto con le nuove generazioni, restano lì e poi te le ritrovi fra le mani esplosive come una bomba. A proposito di nuove generazioni vorrei aggiungere che nella società moderna la figura patema diminuisce sempre più di spessore, di presenza. diventa addirittura inconsistente. Come conseguenza si riscontra che molti giovani sono militaristi non perché abbiano avuto un· educazione molto autoritaria, ma, al contrario, perché, non avendo avuto una figura paterna significativa, colgono nella retorica militare, nel mito delreroismo, una possibilità di sviluppare una componentemaschile paterna altrimenti assente. Questo meccanismo è molto pericoloso. La cultura non violenta dovrebbe cercare di compenetrare elementi maschili e femminili, mentre oggi si rischia lo squilibrio verso una gestione dei rapporti di tipo femminile, che non supporta certo la necessità dei maschi di avere delle significative figure di riferimento paterne. - LA GUERRA NON E' UNA FAJ'ALIJ'A' "Ilcontrariodellapacenon è laguerra, è l'indifferenza".Quando assistiamo come pettatorinoncoinvoltiai continuimassacriin Bosnia,questadi Wiesel. che potrebbeanchesembrareuna ..bella frase", compisce invece come ungiudizio,..piùtaglientediunaspada adoppiotaglio,chepenetratraanimae spirito...Nonvalequelche facciamodi solito.scaricaresuglialtrie attendere. "Colpevolisonosempregli altri,mentre 1• ombradiCaino è dentrodi noi..ha cantatoClaudioChieffoinunarecente manifestazionea Lubjana.Ormai. la stessaTV è muta;anche il più impensabilee raccapricciantel'abbiamogià visto: è soloripetuto.Nonsiamoancoraproprioallanoia,macertohasmesso di sconcertarcid, ioffenderci,di inorridirci. E di preoccuparci.Se è così anche nel resto dell'Occidente.diventa anchepiù facilela "soluzionefinale... Non per nulla si fanno pressioni,per esempioin Inghilterra,perridurrel'attenzionedeimass-mediaedell'opinione pubblica.Da noi, in attesache con canale 5 anche la guerra divenga un motivodi propagandaelettorale, è per oradiverso:tra unanotiziae l'altra. in unclimapassivamenteattendista,stiamocomeattraversandoil tunneldella stretta finale, prima che tutto finisca ., ricomposto"nellapace...Tuttoalla ti ne si aggiusta.Tuttopassasuquestaterra: anche la sofferenza.Un giorno i Musulmani.nonsolodellaBosnia,ci rinfaccerannoi nostrisilenzi,comegiàgli Ebreiper ilnazismo.Conladifferenza chealmenoalloramoltinonsapevano ed ora invecesappiamo:delitticriminali. stupri e crocifissioni,massacrie lager. La guerra civile in Spagna. ha ispirato poeti, Guernica ha prodotto un'operarimastanellastoria:il nostro silenzio è controdi noi; è il segnodella nostra civiltà. Un silenzio che è poi anche miopia e incoscienzapolitica. Solo qualchemese fa, un giornalista avvertitocomeEnzoBettiza.scriveva che questadellaBosnia è solola terza guerra nella ex Jugoslavia,e non la peggiore.Più terribile sarà la quarta che coinvolgerà l'intera regione dei Balcanie... lnquestasituazione,diventa importanteanchel'accordosuiprincipieticidi fondo.comeperesempioil dirittoalla legittimadifesae la liceità dell'ingerenzaumanitaria.Sipuòconsentireche perfinogli aeroportiper i soccorsi delle N.U. siano preclusi e inutilizzabili?Il rischio,naturalmente potrebbeesserequellodi una progressivaescalation,madipersénonsi vede proprioperché sia moralmenteriprovevole l'uso del potenzialeaereo. Lo stessoBoutrosGhali pare orientatoa liberarel"aeroportodi Tuzia, almeno per consentirela rotazionedelle forze dell'ONU. Ritorsione militare: Bosnam;si cominciacon Bosniae si finisce con Vietnam.Ma la spiraledella guerrapuòavviarsiancheinaltrimodi; potrebbeanchecoinvolgersiil mondo dell'Islam.LaTurchiasi fa minacciosa. Sembraproprioquestoinfattiquel di piùe nuovochehaspintoil Papa,nel suo discorsoal CorpoDiplomatico,a invocare il disarmo dell'aggressore. Che non vuol dire opzione militare. Sembriamocomeparalizzatifraimpotenzadi spettatoriecinismodel·'minor male.. (un altro modoper dire guerra giusta).Solounacoraggiosacreatività politicaci permetteràdi usciredal dilemma.Maquestainventivitàsi potrà realizzaresolose sostenutada unafortissimae diffusacoscienzaetica. Perchéanchechi governadipendedai popoli: nella ex Jugoslaviacomequi da noi inOccidente.Qualsiasiintervento per disarmarel'aggressore richiederà tuttoun assiemeconcertatoe paziente di operazioniche ovviamentedomandaconsensomoralepertempilunghi.E fermezzadi obiettivi.Primofra tutti il coinvolgimentodell'AssembleaGeneraledelle NazioniUnite,non solodel suoConsigliodi Sicurezza.Poil'impegno a mantenerealto il livellodell'informazioneinternazionalea, nchepubblicizzandoampiamentei processiinternazionaliper i criminicontrol'umanitàe i nomiprecisideicriminali.Rigidi controllisull'embargoalla Serbiae individuazionedell'aggressore: è profondamenteingiustoequiparare.inuna generalecondanna alla violenza, aggreditie aggressori.Prosecuzionedegli aiuti umanitarituttora possibili.E infine,dovee comesi può, sviluppare una diversaconsapevolezzaetico-politicanellepopolazionibelligeranti:qui si comprendeil ruolodelle Chiese locali che dovrebberoparlare di più il linguaggiodellalorofede:sonoancora "Chiese del silenzio" come si diceva quando erano impedite sotto Tito? L'opinione pubblica della base resta sempre il nodo principaledella questione; sembra un aspetto astratto e lontanodallacnidezzadellaguerra,ma è invece la condizioneprincipaleche puòcambiarelapoliticae ildopoguerra. E. per laculturanazionalistae violenta che questi popoli hanno perso umanità. Sergio Sala UNA CITTA' 1 3

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