Una città - anno III - n. 23 - giugno 1993

ricordare B Da anni una sorella ha dedicato la vita alla ricerca della verità sulla strage di Ustica. Comunque vada, ora, grazie a lei e agli altri familiari quelle vittime non saranno più, come si voleva, dimenticate. Intervista a Daria Bonfietti. Mi hanno risposto quasi tulli, ci siamo incontrati a Bologna e di lì è cominciato il lavoro di ricerca, di informazione e di controinformazione. li salto decisivo è stato comprendere che il silenzio dei parenti delle vittime non era giusto, che il mio silenzio di sorella non era correuo, che mi trasformava addirillura in complice di chi era responsabile di quella strage. Ero, e sono, dell'idea che in uno stato di diritto non stia ai parenti chiedere la verità, ma siano le istituzioni che devono comunque dartela, ma, fatta questa affermazione di principio, se le istituzioni non lo fanno ... o le cambiamo o smettiamo di lamentarci. E io sono fra quelli che pensano che occorra rimboccarsi le maniche e impegnarsi perché ognuno faccia il proprio dovere. Quando sono riuscita a fare il salto dal dolore privato a un fatto pubblico ho chiesto che le istituzioni facessero il loro dovere e, in qualche modo, l'ho chiesto anche ai cittadini, perché l'esigenza di verità non può e non deve essere un affare privato fra stato e cittadino, ma Daria Bonfietti è presidente dell'Associazione Parenti delle Vittime della Strage di Ustica. A che punto siamo? Stiamo arrivando al tredicesimo anniversario, che abbiamo voluto chiamare l'ultimo, perché è comunque l'ultimo di una certa fase, poiché il giudice Priore dovrà concludere e consegnare gli atti entro la fine dell'anno. E noi speriamo anche che sia l'anno della verità. Naturalmente siamo ancora ben lontani da una conclusione della vicenda, poiché ci sarà il processo di primo grado, l'appello, eccetera eccetera. Però finalmente si entrerà nella fase del giudizio di quanto è successo, delle bugie che sono state raccontate, dei depistaggi, delle omissioni, della distruzione di prove e indizi. E' un momento delicato perché non si può escludere che fino all'ultimo si tenterà di fare rientrare negli atti ipotesi scientificamente infondate, come quella della bomba sull'aereo. Il collegio peritale del giudice, composto anche da esperti stranieri, da un anno sta lavorando praticamente solo per dimostrare l'esistenza della bomba a bordo. Hanno provato ormai a metterla dappertutto: e ogni volta l'ipotesi formulata s'è rivelata impossibile. In questo collegio peritale non c'è un missilista, non c'è un esplosivista, ma c'è un esperto di bombe ... E così, in un quadro di correttezza formale, da un anno si stanno esaminando ipotesi assolutamente infondate costringendo i nostri periti a presenziare ad esami ed esperimenti in Italia e all'estero che, ci dicono, sono assolutamente inutili, già destituiti di ogni fondamento scientifico prima ancora di iniziarli... D'altra parte costruire un quadro di confusione e di incertezza non è impossibile se si pensa al tempo trascorso. Il giudice Priore ha in mano l'istruttoria dal 1990 e ha praticamente dovuto ricominciare tutto daccapo: interrogatori, vaglio delle prove, recupero del relitto. . . ' non siamo p1u di fronte ad un mistero I primi dieci anni trascorsi da quel giugno '80 non sono serviti a nulla, o comunque non sono serviti per arrivare alla verità. Pensiamo invece quali altri risultati si sarebbero potuti raggiungere se nei primi tre anni ci fosse stata la volontà di chiarire l'accaduto. Oggi, se un aviere di servizio al tal radar non ricorda perfettamente quanto accadde 13 anni fa come si fa a dire che mente? Il tempo trascorso è stato sicuramente un elemento negativo per l'accertamento della verità ed è ormai chiaro che qualcuno contava su questo. Siamo determinati a chiedere conto ai giudici che hanno indagato, si fa per dire, per IO anni senza riuscire a concludere l'istruttoria. Un record anche in Italia, paese noto per la lentezza della giustizia. La cosa importante è comunque che non siamo più di fronte ad un mistero: sui cieli di Ustica c'è stato un episodio di guerra conclusosi con una strage. Contrariamente a quello che dovrebbe essere, a noi, associazione delle famiglie delle vittime, è toccato l'onere della prova, ma ormai ci siamo riusciti e in tribunale lo dimostreremo scientificamente, tecnicamente. Nella perizia che depositeremo fra poche settimane sono raccolti tutti glielementi che provano la presenza di altri aerei intorno al DC9, che provano l'uso di uno o più missili e che l'aereo di linea è stato abbattuto. Ancora una volta, quindi, il ruolo della vostra associazione si dimostra decisivo ... Certamente è così, ma lo dico con poca soddisfazione. E' antipatico dover mettersi a dubitare della buona fede di questi periti, pensare che qualcuno li ha comperati, o pensare che il tutto si sta svolgendo correttamente, ma è la composizione stessa del collegio peritale che sta spingendo le ricerche in un verso piuttosto che in un altro. Se mancano le competenze specifiche per <limostrare che l'aereo è stato colpito da un missile è ovvio che ci si arrampicherà sugli specchi per lasciare l'impronta della propria competenza, in questo caso dell'esperto inglese di bombe. Senza bisogno che questo esperto sia un venduto, in un quadro formalmente corretto, l'esito della perizia non aiuterà a chiarire le idee. E per evitare questo, noi abbiamo dovuto sostenere nel prossimo Lisa Foa ci parla della situazione nei paesi dell'est sul 68 e sull'amore per il sud intervista a Adriano Sofri un ulteriore sforzo, mellere insieme i periti con le competenze giuste e, speriamo, aiutare la giustizia ad avvicinarsi alla verità. Quello che potevamo fare noi, e cioè dimostrare che è avvenuto un episodio di guerra e che un missile ha abbattuto il DC9, è stato fallo e speriamo di essere creduti. Poi come e perché sia accaduto è più difficile. Forse riusciremo a dimostrare anche che tipo di missil(? era, ma chi l'ha sparato? Perché? Contro chi? è quasi impossibile. Però si potrà chiedere conto ai vari governi e servizi segreti, non solo italiani, di dire finalmente quello che sanno, perché una voi ta accertate le cause sarà più difficile continuare questo balletto di bugie e depistaggi, continuare ad erigere questo muro di gomma che da anni viene frapposto fra il paese e la verità. • avevamo rimosso, di lui non parlavamo Quello che è importante è che siamo comunque arrivati fino lì, che Ustica non è più un mistero assoluto e che la verità s'è fatta strada perché la società civile l'ha voluto. Certo è stata sollecitata da noi, ma senza il suo appoggio morale, politico ed economico non saremmo arrivati ad alcun risultato. Te la senti di tornare un po' più indietro coi ricordi, al periodo in cui ancora non c'era l'associazione, quando ancora non avevi idea di cosa fosse successo? Nei primi anni dopo il disastro io e mio padre avevamo semplicemente rimosso. Mio fratello non c'era più, ma del resto alla sua presenza non continua eravamo abituali, lui abitava a Venezia, era sposato ... Sì, avevamo rimosso, non riuscivamo neanche a parlare di lui, quando quel le rarissime voi te si senti vano notizie su Ustica spegnevamo la TV. E non c'era nessuna verità ufficiale, semplicemente Ustica doveva finire nel dimenticatoio. Nel giugno '85 era il quinto anniversario e io non avevo nessuna voglia di partecipare a cose di nessun genere che mi rinnovassero il dolore. L' '85 era stato un anno già duro per me perché in marzo era morto mio padre e così appena finita la scuola sono partita per un viaggio in Germania. E lì, vuoi per la solitudine, vuoi perché non conosci bene la lingua e non hai amici, ho ripensato a quel 27 giugno e mi sono detta: e io che ci faccio qua? E da lì ho deciso che dovevo pensare in un altro modo a tutta la vicenda, che la riflessione doveva essere un'altra, che dovevo fare qualcosa perché le istituzioni si muovessero. Per me era già chiaro che era successo qualcosa che non si voleva dire e doveva essere chiaro per tutti. Solo che a volte la pigrizia, la disattenzione o cos'altro non so fanno sì che non vedi, non capisci. Subito dopo la sciagura i militari hanno riferito che c'era stato un cedimento strutturale, che l'aereo era vecchio. E tutti l'hanno bevuta. Il 18dicembre del 1980 il Parlamento ha chiuso, o ha creduto di chiudere, la storia discutendo un ordine del giorno firmato un po' da tutti, in testa Libero Gualtieri e in coda uno del PCI, per chiudere I' ltavia, compagnia aerea privata che non offriva garanzie di sicurezza. Di questo, numero: tre donne lesbiche raccontano la loro • esperienza Marco Tarchi, della nuova destra, parla di patria e di • impero Gualtieri, che è uno di quelli che più si sono adoperati per la verità e che non smetterò di ringraziare, mi ha poi chiesto scusa, mi ha detto di non aver capito, di non aver sospettato ... Poi nel 1982 fu depositata la prima perizia, quella di Luzzati, che concludeva parlando di un'esplosione interna o esterna. Esplosione, altro che cedimento! Ma ancora una voita nessuno ha voglia di discuterne. Basti pensare che dal 1980 nessun governo ha mai discusso collegialmente della sciagura di Ustica fino al 1986. il salto dal dolore privato all'impegno Neppure la perizia Luzzati, con i suoi inquietanti risultati, era riuscita a smuovere qualcosa. Solo nell' 85 nasce un comitato di parlamen tari che chiede di fare luce e nel novembre 86 Amato, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, rispondendo ad un invito dell'allora presidente della Repubblica Cossiga, da noi sollecitato, riferisce alla Camera quello che sa il governo, cioè niente, se non quello che i militari gli hanno riportato. Anche Amato, nel corso della trasmissione Telefono Giallo dedicata ad Ustica si scuserà confessando che allora fu indotto a mentire, senza saperlo, da chi gli passò rapporti non veritieri. In questo quadro, nel febbraio dell'88, ho scriuo a tutti i famigliari delle vittime infonnandoli che, insieme a pochi altri fra cui mia cognata, avevo costituito un'associazione per la verità su Ustica. deve essere un fondamento della società. Quanto hai fatto finora ha anche un valore di memoria e di rispetto delle singole vittime, per ricordarle individualmente e non solo come numero di persone colpite in una delle tante stragi italiane. E' vero. Fra l'altro uno dei pensieri che mi ha aiutato in questa storia è stato che mio fratello avrebbe fatto lo stesso, non si sarebbe accontentato delle prime cose che gli avessera raccontato. Eravamo molto uniti, tutta la nostra famiglia era molto unita. Ero la sorella minore e facevo spesso le stesse cose che faceva lui: lui era ragioniere e anch'io mi iscrissi a ragioneria. Lui venne a Bologna e si iscrisse a Economia e Commercio e anch'io, due anni dopo, feci lo stesso. Abitavamo insieme, per i miei genitori era importante l'idea che nell'appartamento ci fosse una donna ... Poi venne il 68 con le sue lotte studentesche e l'università fu aperta, nel senso che ci si poteva iscrivere a qualsiasi facoltà. Alberto allora lasciò Economia e commercio e si iscrisse a Sociologia, a Trento, perché gli piaceva di più e poi perché a Trento c'era la rivoluzione ... Diventò di Lotta Continua e ne fu un dirigente nel Triveneto fino allo scioglimento, nel 76. lo intanto ero rimasta a Bologna. An- • Disinfestazioni - Deratth111aalonl • Disinfezioni • AJlontanamento colombi da edifici e monumenti • Disinfestazioni di parchi e giardini • Indagini naturalistiche -17100Fo,n • viaMeucci, 24 (Zo11a Industriale) Te/.(0543) 722062 Telefax(0543)721083

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