Una città - anno II - n. 18 - dicembre 1992

diario dall'Etiopia NELLA FERRA DEI MURSI David Turton è docente di antropologia presso l'Università di Manchester. Da ventidue anni studia la cultura e le tradizioni dell'etnia Mursi e ne parla fluentemente la lingua. Ha vissuto insieme a loro per lunghi periodi, da solo o con la moglie infermiera. Si è nutrito in varie circostanze esclusivamente del latte fresco o cagliato fornitogli dai Mursi stessi. Da tempo si appoggia logisticamente alla missione cattolica di Jinka che, per la posizione geografica, è il naturale porto di partenza per raggiungere il territorio Mursi. Lo trovo che sta rovistando fra la sua attrezzatura da campo nel magazzino della missione e gli annuncio la mia intenzione di seguirlo, almeno per qualche giorno, sul luogo della ricerca. Non ha niente in contrario. Spendiamo un paio di giorni in preparativi tecnici e ragionando sulle mappe della zona, anche se lui dimostra di avere le idee chiare circa i luoghi dove sarà possibile incontrare iMursi. Questi, essendo semi-nomadi, non hanno insediamenti fissi, ma solo un'area vasta diverse centinaia di Kmq su cui si spostano a seconda della disponibilità d'acqua, delle necessità del bestiame e delle semplici produzioni agricole su cui contano per la loro sussistenza (sorgo). I Mursi sono solo una delle numerose etnie, composte ciascuna di migliaia di individui, che occupano un'area vastissima al centro della quale scorre il tratto meridionale del Fiume Omo e, più a Sud, oltre la frontiera con il Kenia, langue il Lago Turkana. Nonostante che le regioni di competenza spesso non siano più vaste della Romagna, le varie etnie confinanti hanno sovente cultura, tradizioni e lingua completamente diverse. "Ma non diverse come possono essere l'inglese e l'italiano", spiega David, "ma come lo sono l'inglese ed il cinese". Spesso sono apertamente ostili fra loro per l'occupazione dei pascoli e perché si razziano vicendevolmente il bestiame, oltre che per motivi culturali. E' il bestiame infatti la ricchezza tangibile di ciascuna etnia. Ancor prima di lasciare Jinka ci raggiunge la notizia che, solo tre giorni prima, durante un' incursione nemica, i Mursi hanno lasciato otto di loro sul terreno e perso un numero imprecisato di capi di bestiame. Lasciamo dunque la missione a bordo di due fuoristrada. Portiamo con noi attrezzatura da campo, viveri ed acqua. Ci lasciamo alle spalle, dopo un'ora di pista, le verdi e fresche "terre alte" per scendere nelle calde e brulle pianure sottostanti. Dopo alcune ore di viaggio raggiungiamo il primo insediamento Mursi, poco distante dal guado sul Fiume Mago. David viene immediatamente riconosciuto dagli uomini che Scriveteci: p.ua Dante .2 I 47100 ,orli relefonafeci: 0543/.214.2.2 UNA ClffA' HANNO COLLABORA10: Rita Agnello, Rosanna Ambro• getti,GiorgioBacchin.KatiaBaf• !ioni, Ilaria Baldini, Paolo Bertozzi, Giorgio Calderoni, Franco Camporesi, Libero Casamurata. Fausto Fabbri, DanielaFilippel· li, Rodolfo Galeoui, Liana Gavelli, Renzo Gazzoni, Ana Go· mez, Diano Leoni, Martio Mal• pezzi. RobertoMarchesini, Lisa Massetti,SilvanaMasselli,Franco Melandri, Morena Mordenti, Carlo Poleui, Linda Prati, Piero Rinaldi, Rocco Ronchi, Sergio Sala.GianniSaporetti,FabioStrada, MassimoTesei, IvanZauini. Progeuografico: ··casaWalden". Fotoliti DTP: SCRIBA ci circondano incuriositi dalla nostra presenza. I Mursi sono praticamente nudi. Portano come indumento, coperta o stuoia, a seconda delle circostanze, una leggera striscia di cotone o di corteccia. Sono estremamente scuri di carnagione, completamente rasati, alti e snelli di corporatura. Alcuni imbracciano vecchi moschetti italiani risalenti ali' ultima guerra mondiale, altri carabine di provenienza esteuropea, altri ancora armi automatiche. Sono attratti da ogni oggetto della nostra attrezzatura e ci chiedono di tutto: lamette, vestiario, denaro, coltelli, munizioni. Mi prendono ripetutamente il polso per osservare l'orologio, confabulando fra loro di fronte allo scorrere ritmico della lancetta dei secondi. Mi chiedono l'ora per mostrare che conoscono l'uso dello strumento e per avere conferma del suo funzionamento. L' organizzazione del tempo in ore, minuti e secondi, ha poco senso per loro. Non chiedono mai cibo. Mentre siamo al fiume per un bagno ristoratore incontriamo le donne. Anche queste hanno il capo rasato. Vestono pelli d'animali conciate: un corto gonnellino e una specie di mantello che portano annodato sulla spalla destra e che lascia un seno scoperto. Le donne sposate, spesso giovanissime, hanno il labbro inferiore tagliato longitudinalmente e penzolante sul mento. All'interno dello spazio così ottenuto, fra labbro e bocca, inseriscono appositi piattini di terracotta, alcuni dei quali di dimensioni impressionanti. Uomini e donne hanno le braccia, le spalle e l'addome coperti di cicatrici in rilievo. Rivestono un significato simbolico (animali e/o uomini uccisi) o semplicemente estetico. Le orecchie sono perforate per l'inserimento di orecchini metallici e cilindretti o piattini lignei. Nel tardo pomeriggio visito, insieme a David, l'accampamento Mursi. L'insediamento è un miserabile agglomerato di un paio di dozzine di basse capanne di paglia. In queste non vi è altra apertura che la porta per varcare la quale è necessario strisciare sulle ginocchia. I bambini, completamente nudi, si avvolgono le braccia attorno al torace per proteggersi dal freddo. Qua e là trotterella qualche smunta gallina. Sparsi a terra o adagiati su appositi sostegni, i pochi attrezzi da cucina: zucche per contenere e trasportare I' acqua, una pietra ruvida come macina per i cereali, semplici terraglie per cuocere i cibi. Alcune di queste sono adagiate su fuocherelli e ne esce un denso vapore. Ne sollevo il coperchio e non vedo altro che foglie. Di questo e poco altro dovranno sopravvivere per i prossimi sei mesi avendo perso il primo raccolto di sorgo dell'anno a causa della mancanza di piogge al momento della semina. Il giorno seguente ci spostiamo in un'altra località situata al centro di un vasto e piatto altipiano. E' indicato sulla mappa di David con il nome di "Piana della Morte". Mi spiega che siamo in zona di mosca tse tse e che iInome è probabi Imente dovuto alla strage di animali domestici provocata dal morso di questi insetti, il quale porta la fatale malattia del sonno. Al termine del trasferimento conterò in svariate decine i segni che le micidiali mosche hanno lasciato sulla mia pelle. La sera, mentre siamo accovacciati attorno al fuoco vediamo i Mursi agitarsi improvvisamente e dileguarsi nell'oscurità. "Hanno sentito un'auto" spiega David. Dopo qualche secondo si sente effettivamente il rumore di un motore in avvicinamento. In breve i visitatori sono seduti attorno al fuoco ed i Mursi ricompaiono tranquillizzati. Si tratta di due giovani missionari, un australiano ed un americano, di una chiesa protestante. Desiderano parlare con i Mursi circa la notizia, diffusasi chissà come, di un possibile prossimo attacco ad una etnia confinante. Si improvvisa un meeting attorno al fuoco, cui partecipano i Mursi presenti al nostro campo. Questi ovviamente negano ogni addebito portando come prova la "scarsa" dotazione di armi da fuoco. David ci dirà poi che gli è stato confidato dai Mursi che saranno veramente pronti ad azioni offensive solo fra due stagioni secche. Nel frattempo confidano nel continuo decrescere del prezzo delle armi automatiche sul mercato clandestino. Se fino all'anno scorso per un kalashnikov era necessario pagare fino a 12 capi di bestiame, il prezzo si sta lentamente assestando sui cinque. Anche qui siamo fatti oggetto di richieste di ogni genere da parte dei Mursi, in particolare delle donne. Non abbiamo molto con noi e comunque rifiutiamo il ruolo di semplici donatori. Proponiamo dunque degli scambi o delle compravendite con quel poco che anche loro possono offrire. Anche questa strada risulta presto impercorribile data la cosciente esosità delle loro richieste. Paiono lucidamente ricacciarci ad ogni occasione nel nostro ruolo di "ricchi". Personalmente mi sento messo con le spalle al muro. Sono dunque qualcuno che va usato per un'azione di riappropriazione. Istintivamente mi ribello a questo ruolo. Ma ciò non mi libera sufficientemente la coscienza. Non abbastanza, almeno per non sentire, nelle loro pretese, l'odore della legittimità. Rodolfo Galeotti ,unu111, coN,1N1 Circolo "Il Cittadino", ACL! - POLIS - UNA C/1TA' Ciclo di conferenze Saletta dell'ENAIP, ViaCampo di Marte, Forlì. ore 18,30 /9 dicembre 1992 RELIGIOSITA' / SECOLARISMO relatore: Sergio Sala elettrauto marzio malpezzi piazzadellavittoria forlì tel. 67077 blioteca Gino Bianco NEL '52, A CANNES, DA MARC CHAGALL Sergio Camporesi racconta il suo incontro col grande piffore In che occasione hai conosciuto e incontrato Mare Chagall? Ho conosciuto Chagall nel 1952. Ero arrivato a Cannes, raggiungendo mia moglie che seguiva un corso di lingua francese in una succursale dell'Università di Nizza. Venivo da Parigi. C'ero andato in Vespa per vedere finalmente le opere degli Impressionisti che avevo conosciuto, ahimé, solo attraverso le solite infedeli riproduzioni a colori. Conobbi una ragazza belga che si interessava genericamente d'arte. Chiacchierando, mi disse che il giorno prima aveva accompagnato un pittore connazionale in visita a Chagall, che abitava non molto lontano sulle colline, alle spalle di Cannes. Il giorno dopo pregai la ragazza di accompagnare anche me. Acconsentì avvertendomi però che difficilmente Chagall ci avrebbe ricevuto, perchè il pittore bel- ,, ga, malgrado fosse noto, ave- . .tP · va avuto molte difficoltà ad essere ricevuto. Comunque l'indomani io feci salire la ragazza in Vespa e tentai. Quando hai visto per la prima volta le sue opere, e che cosa ti attirava allora nella sua pittura? Prima della seconda guerra mondiale io conoscevo poco o niente di questo Chagall. Ricordiamoci che da noi c'era il fascismo, c'era una smania di autarchia culturale contro la cosiddetta cultura demo plutocratica e per di più giudaica. A guerra finita, nel ,. 1948 a Venezia in occasione della XXIV Biennale, cioè la prima del dopoguerra, mi fu possibile incontrare tutta la grande pittura europea. Fu una rassegna d'opere, credo, irreipetibile ... c'erano tutti, capisci? tutti ... per dire: Monet, Manet, Sisley, Pissarro, fino a Cezanne, Van Gogh, Seurat, Picasso, Braque, Schiele, Kokoschka e anche Chagall... Una solenne ubriacatura di quadri! Restai a Venezia quasi una settimana. Avevo davanti agli occhi tutta la storia della pittura europea. Chagall mi piacque per quella strana festa di colore arbitrario, facce blù, nuvole verdi, un'aria di favola un po' allegra e un po' triste proprio come certi racconti di Cechov. Un po' surreale, un po' cubista, un pizzico di espressionismo: mi stupì la sua capacità di far convivere senza stridori forme apparentemente antitetiche di nuove o vecchie avanguardie. Ma soprattutto mi entusiasmarono le sue incisioni per "Le anime morte" di Gogol e per la Bibbia. Le prime erano dei veri capolavori, traduzioni fedeli della particolare atmosfera del celebre romanzo. Le tavole della Bibbia mi appassionarono per la grande bravura tecnica, molto elaborata, anch'essa libero sfogo di varie maniere. Ricordo ancora la bellezza di certi neri profondi, vivi, da sembrare velluto. I giornali di allora raccontarono che Chagall in visita a Venezia aveva scoperto Morandi. Ne fu talmente affascinato che si recò a Bologna per conoscerlo. Il pittore bolognese gli regalò un quadro con le sue celebri bottiglie. Questo aneddoto è importante perchè io pensai di sfruttarlo presentandomi a Chagall come ex allievo di Morandi e del quale io portavo i saluti. Una grossa bugia che però funzionò. Infatti la governante che apparve sulla porta della villa e mi liquidò rapidamente dicendomi che il pittore non era in casa, al nome di Morandi e dei saluti che recavo divenne gentile "Ah! Celui des bouteilles !"emi pregò di attendere. Poi ci fece accomodare in salotto dove ci raggiunse Chagall: piccolino, riccioluto, una camicia scozzese e pantaloni care con grande amore (non so mai quante volte ripetè la parola AMORE) credere in quello che si fa... le ricette non contano". Che ingenuità la mia! Ma in quel tempo io credevo che esistesse questa o quella tecnica staccata dall'artista. Non ero il solo; ricordo un pomeriggio estivo al bar, sfogliavo un libro con disegni meravigliosi, appunto di Rembrandt, assi e- • _... me ad un giovane pit- ~• tore che raggelò i miei entusiasmi dicendo: "Basterebbe avere lo , stesso tipo di carta, la stessa penna a punta larga, forse una penna d'oca, e puoi ottenere gli stessi effetti"; Capito? Penna e carta ... Rembrandt era lì per caso. Torniamo a Chae I gall che mise termine j all'incontro dicendo * che aveva del lavoro "' dafinire. Usciti ingiardino, la ragazza che mi aveva accompagnato chiese al pittore di posare con lei per una fotografia e lui accettò sorridendo, ma rifiutò, sempre sorridente, di posare accanto a me. So che la visita alla attuale mostra di Ferrara ti ha un po' deluso, perchè? Confesso d'essere andato a Ferrara controvoglia. L'esperienza di altre manifestazioni d'arte mi preoccupava. E' capitato non poche volte che retrospettive di nomi famosi, allestite più per motivi turistici che culturali, presentassero poi opere di secondo pianorispetto al valore dell'artista. Debbo riconoscere che non è così per Chagall, e specialmenscuri di velluto. Fu gentilissimo. te le opere delle prime sale, per intenderSe non ricordo male, parlasti con lui ci quelle provenienti dal museo di Piedi pittura e di Morandi in particola- troburgo, sono state una felice scoperta re. per me; penso al ritratto della sorella, Certo che parlammo di Morandi dal quei deliziosi ricami della camicetta, momento che gli portavo i suoi saluti, l'aria pensosa della ragazza che intercome gli aveva appunto annunciato la rompe la lettura per guardare chissà che governante. Infatti volle sapere come cosa al di là della finestra. Ma anche "La stava, quanto lavorava e si stupiva che casa blù" del museo di Liegi è un bellisfosse praticamente sconosciuto negli simo quadro; il rapporto di quel blù ambienti artistici europei (ricordati che oltremare coi gialli del terreno è straorChagall l'aveva visto per la prima volta dinari o ed altrettanto emozionante è la nel 1948, cioè subito dopo la guerra. "Finestra con vista sul giardino" e quel Dirò che un altro pittore scoprì in quella boschetto di betulle e abeti "Dietro la occasione lo sconosciuto Morandi, si casa" così misterioso senza presenze trattava di Kokoschka e anche lui.risul- umane. Non altrettanto interessanti mi ta sia andato in pellegrinaggio in Via sono sembrati altri quadri di soggetto Fondazza a Bologna). Parlando poi del- religioso, biblico. Mi sembravano un la sua influenza sui pittori italiani di po' stanchi, ripetitivi, e il colore più quel momento gli dissi che l'interesse sordo. Ma si tratta di opinioni dei nostri adesso era diminuito ... pittori giovani e occhi, dei nostri gusti che cambiano, o si meno giovani avevano altro per la testa assopiscono nel peggiore dei casi. ormai tra picassiani, neocubisti, reali- Ci si invecchia, caro mio, ci si ritira sti ... ; e Chagall si rammaricò "Niente è piuttosto delusi dalle "candide fedi giopiù triste dei programmi-soggiunse- ci vanili" citando Cardarelli, e una vaga vuole fantasia, amore, pazienza e since- scontentezza riempie i nostri giorni. Poi rità ..." una mostra come questa ci rivela che in Infine io gli parlai delle sue incisioni · · fondo al cuore il ricordo, il sapore di viste a Venezia quattro anni prima. La. -quei primi grandi amori sono ancora tecnica mi aveva particolarmente col- . vivi. Che altro potrei chiedere ad una pito. "Quei neri! Sembravano velluto! ·mòstra? Come ha ottenuto un risultato così difficile, senza fare un buco nero?" E mi imbarcai in paragoni pericolosi con Rembrandt, ma lui mi interruppe subito. "Non ci sono segreti tecnici-mi disse sorridendo- bisogna solo lavorare, cer- - Nellafoto: Villa "Le Collines", Saint Paul De Vence, estate 1952, Mare Chagall e la giornalista Annie Declerk. (Foto di Sergio Camporesi) NUOVA GESTIONE Libreria Cartoleria Giocattoli ''IL CENACOLO'' FORLI' via Giorgina Saffi, n. 13 - tel. 34529 Libri. N:irrativa, sa;:fJistica e varia. Scolastici, dizimari, enciclcpe:lie, atlanti. Prenotazione testi uni versi tari Libri çer ragazzi. Libri garres. Cartoleria S(X)lastica e çer uffici. PEnne di cgni tii;:o. Artiooli d3. re;Ja].o. Rlzzle. Giochi di ruolo. Fotocopie. UNA CITTA' 1 1

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