La Terra vista dalla Luna - anno I - n. 7 - settembre 1995

Non è la prima volta dopo il 1974 che la diplomazia americana mostra "vivo interesse" per le relazioni greco-turche e m particolare per la questione cipriota. Sia Jimmy Carter, negli anni 1976-80, che George Bush, nel periodo 1990-92, sono stati prolissi in "promesse" verso i greci e i grecociprioti; al punto che l'allora premier greco Mitsotakis si diceva convinto che non appena conclusa la guerra del ·-· -----:~ ~ ~- --- Golfo, Bush si sarebbe impegnato per una soluzione della questione di Cipro nell'ambito del "nuovo ordine mondiale". Oggi, Clinton aiuta il governo greco del suo amico Papandreu, ma allo stesso tempo egli preme su Atene e Nicosia per maggiori concessioni alla Turchia e ai turcociprioti, vista la loro importanza per gli interessi strategici cd economici degli americani nei Balcani e nel Medio Oriente. Il presidente americano riconosce che la questione di Cipro rappresenta la "chiave" dei rapporti tra Grecia e Turchia; allo stesso tempo egli considera che la questione di Cipro potrebbe approdare, .invece, a una soluzione attraverso un miglioramento delle relazioni srecoturche e quindi preme m tale direzione, suscitando l'ira dei governanti di Nicosia, l'imbarazzo di Atene e le speranze di Ankara. Come un primo passo, la Turchia si dichiara disponibile a ritirare 10.000 dei suoi 32.000 soldati che occupano la parte settentrionale dell'isola, offerta respinta sdegnosamente dai greco-ciprioti. Allo stesso tempo, la diplomazia americana propo- ,· .. ne che nell'ambito di una soluzione federata la Turchia possa mantenere a Cipro un suo contingente militare a difesa della comunità turca. Commentando le dichiarazioni in tal senso di un anonimo diplomatico americano, il portavoce del governo cipriota Yannakis Cassoulides ha osservato: "le posizioni del governo cipriota e in genere della nostra parte su tali questioni sono chiare, ben note e non sono cambiate. Qualsiasi. parere al di fuori della procedura da noi proposta non rappresenta altro che divagazioni teoriche alle quali il governo cipriota non intende partecipare". Secondo un sondaggio effettuato a Cipro alla fine di luglio, il 28 per cento degli intervistati si è pronunciato per una soluzione federata, il 27,1 per cento per una lotta di liberazione dei territori occupati dai turchi con mezzi politici e soltanto il 7,5 per cento con la lotta armata. Sono ormai pochi sli irredentisti greco-ciprioti che sognano ancora l' Enosis, l'unione, cioè, alla Grecia, servita sempre di alibi all'espansionismo turco. Soltanto il 6 per cento è favorevole alla sf artizione, il 4,8 per cento a mantenimento dell'attuale status quo e appena l 1,8 per cento vorrebbe la doppia annessione di Cipro a Grecia e Turchia. Il 18,6 per cento non ha saputo rispondere, mentre il SO per cento degli intervistati hanno dichiarato di non sentirsi sufficientemente liberi per esprimere le lòro opinioni politiche (v. il quotidiano di Nicosia "Filelefteros" del 30 luglio 1995). Ma quello che più deprime è che alla domanda: "Siamo più vicini di un anno prima a una soluzione della questione di Cipro?" 1'83 per cento si è pronunciato con un "no" e soltanto il 14 per cento con il "sì". (v. il quotidiano di Atene "Kathimerini" del 23 luglio 1995). Tale pessimismo è alimentato dall'incapacità dimostrata sinora dall'Europa e dalle Nazioni Unite nell'affrontare le crisi che scuotono il nostro pianeta in questa fine secolo. L'interesse dei membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell'Onu per una soluzione della questione di Cipro è molto basso. Gli Usa, la Gran Bretagna e la Russia stanno promuovendo iniziative separate e spasmodiche. Non risulta alcun sforzo coordinato e collettivo per una soluzione nello spirito delle risoluzioni dell'Onu né una effettiva pressione sulla Turchia per recedere dalla sua minacciosa intransisenza. L'ultimo muro che divide un piccolo Paese europeo rischia di trasformarsi in un monumento perenne all'opportunismo d1 quella che eufemisticamente viene chiamata "comunità internazionale". ♦

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