La Terra vista dalla Luna - anno I - n. 7 - settembre 1995

do a ogni parte funzioni ricomponibili solo alla grande scala della metropoli. In tale paesa~gio, gli insediamenti del Peep, né quartieri periferici, come i precedenti rioni di edilizia popolare, né centri autonomi, alla maniera della ville nouvelle francese, galleggiano come isole nell'universo di una metropoli immaginaria. Isole, dove un po' per volta in trent'anni, sono approdati decme di migliaia di naufraghi da altre periferie e dal centro storico, gettati in mare dal mutamento che ha cambiato corpo e faccia alla città. Il popolo di Scampìa C'è sempre _poca gente per strada a Scameìa, figurarsi la domenica dopopranzo, sotto il sole di un'estate precoce. Allo stazionamento, tranne due che aspettano l'autobus e uno che chiama da un telefono pubblico, non c'è proprio nessuno. Nessuno che passa, nessuno fuori la chiesa, nessuno nel mercatino deserto da sempre, nessuno affacciato da nemmeno una delle centinaia di finestre visibili da qui. Insomma: il vuoto. Poi, in un attimo, da tutte quelle finestre esplode un grido ripetuto da migliaia di voci. Gol. Uno a zero. Il Napoli ha fatto gol. Lo stesso grido, nello stesso istante, esplode allo stadio, nei quartieri, nei paesi, dovunque ci sia gente fuon e dentro la città. Qui, allo stazionamento di Scampìa, per quell'istante riempie il vuoto, lo rende riconoscibile come uno degli innumerevoli luoghi della patria napoletana. Sembra banale, ma l'appartenenza al popolo di questa patria è l'essenziale in comune ai naufraghi di Scampìa, fra di loro e con l'universo napoletano da cui provengono: innanzitutto dall'intero arco delle periferie e anche dai comuni della prima cintura, poi dal centro storico e alcuni, infine, dai quartieri residenziali collinari. Il popolamento è avvenuto a ondate, scandito dalla progressiva edificazione dei lotti, quelli dell'Iacp, q_uelliriservati alle cooperative, quelli costruiti da altri enti pubblici. Dopo le prime assegnazioni, fra il 1968 e il 1976, il popolo della 167 inizia ad acquisire dimensione e fisionomia verso la fine degli anni Settanta. Ne fanno parte gli assegnatari Iacp provenienti perlopiù da altre ,eeriferie, anche della stessa area, molti dei capifamiglia sono lavoratori dell'industria e di grandi aziende dei servizi, con le mogli a casa e i figli studenti o in cerca di lavoro; ne fanno _parteanche i soci delle cooperative, assimilabili al ceto medio urbano, che, lasciate case in fitto in zone anche più pregiate, approdano nella 167 per esaudire il sogno di una casa in proprietà. È un popolo moderno, formato nella crescita della città e orientato, soprattutto, ad aspettative sempre crescenti, in ~uesto caso: una casa migliore in una città migliore. Poi, il terremoto dell'Ottanta fa da spartiacque. Da quel momento, in circa tre anni, si completa il popolamento dei lotti di edificazione più recente, dove si insediano famiglie che fuggono da una condizione abitativa precaria. Sono gli assegnatari dei concorsi comunali riservati ai cosiddetti "senzatetto storici", sono i terremotati passati da alloggi di fortuna alle case realizzate dalla protezione civile, sono gli sgomberati da zone di intervento dei piani di recupero post-terremoto, sono numerosi e vari gruppi di occupanti abusivi. I nuovi abitanti provengono, per lo più, da quartieri della stessa zona e dalle parti del centro storico più colpite dal sisma, e numerosi vivono in una condizione precaria anche dal punto di vista socio-economico. Grandezze A metà anni Ottanta la 167 J?UÒ dirsi costruita, nell'87 nasce anche la Circoscrizione che mette insieme quasi tutti i lotti, li associa a un più antico rione INA-Casa e ad alcuni frantumi urbani, ne fa un quartiere e lo chiama Scampìa. Chiuso da tutti i lati - lo delimitano l'antica e trafficatissima diramazione dell'Appia verso Napoli, il confine comunale, un'autostrada urbana, invece, ancora chiusa al traffico, e una caserma - il quartiere, visto da dentro, è tutto in LACITTÀ

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