La Terra vista dalla Luna - anno I - n. 5/6 - lug.-ago. 1995

paesi dalla fame, bisogna portare loro il liberalismo. Come? "Vigilando" sulla loro democrazia, anche a costo di "un intervento negli affari interni di questi paesi" (ibid.) a questo scopo, Savater già in Etica per un figlio auspicava la formazione di una "autorità mondiale" (p. 106). Quanto all'ecolatria (l'interesse per le questioni ambientali che giunge, eresia suprema, all'anti-umanismo) Savater ritiene di aver liquidato 1~questione quando ricorda il vecchio luogo comune da osteria che "le prime leggi per la protezione degli animali e della madre Terra le promulgò, negli anni Trenta, un vegetariano, nemico del tabacco, che si chiamava ... Adolf Hitler" (p. 95}. Alla faccia dei grandi temi. A che servono la storia, la demografia, l'economia, le scienze ambientali? Una volta . che c'è il Buon Senso Laico, il Liberalismo, se ne può fare anche a meno e vivere felici, dice il Sereno Umanista Cattedratico tra una portata e. l'altra; e mentre parla con voce profonda accarezza il pargoletto sedicenne. (Non vorremmo davvero essere nei panni di quest'ultimo.) In Italia, dopo il libro di Savater e talvolta ispirati da esso, sono usciti altri libri rivolti, più o meno fittiziamente, ai figli e alle nuove generazioni. Uno specialista del settore pare essere Gaspare Barbiellini Amidei, che ne ha pubblicati due-tre. Mi si perdonerà per non averli letti: ma, essendomi imbattuto durante il passato decennio in qualche editoriale di Bar- . biellini, ero francamente terrorizzato all'idea di leggerne un intero libro. Invece, Se una mattina d'estate un bambino di Roberto Cotroneo (Frassinelli, 1994), noto come "stroncatore" di libri sull'"Espresso", può incuriosire forse un po' di più. L'autore si rivolge idealmente al figlio Francesco, di due anni e mezzo (stavolta l'artificio è dichiarato), per spiegargli l'origine e il senso del proprio "amore per i li- . bri". Incorniciati da un prologo e da un epilogo, quattro capitoli raccontano altrettante opere letterarie che illuminano aspetti fondamentali della vita: "L'inquietudine" (L'isola del tesoro), "Là tenerezza" ( Il giovane H olden), "La passione" (Il canto d'amore di]. Alfred Prufrock), "Il talento" (Il soccombente di Bernhard). La letteratura è importante perché . ti fa capire la vita: questo il messaggio finale del libro, articolato piacevolmente tra ricordi personali, massime e accenti fiabeschi. Il gioco funziona bene per il primo esempio, benino col secondo, su Bernhard annaspa, con Eliot sfiora comprensibilmente il disastro (commento al celebre "Oserò turbare l'universo?"; "Ti diranno che questa è una sorta di inferno contemporaneo, un inferno nel quale Eliot è sceso per raccontarci un dramma, c'è gente che parla di 'temporalità della caduta'( ... ). Lascia stare, caro Francesco, quel che ti diranno alcuni specialisti. Qui la storia è davvero molto semplice: Prufrock non osa fare una dichiarazione · d'amore, ma ci pensa ogni giorno; e questo è il suo scorrere del tempo", pp. 82-83). Ma quel che più importa è che il rapporto fondamentale che sta all'essenza della letteratura non è quello tra "letteratura" e "realtà", ma tra "letteratura" e "vita". E non è differenza da poco: la "realtà" porta con sé corollari fastidiosi e fuori moda: la società, la storia ... uff. La "vita", invece, è qualcosa di piacevolmente in bilico tra la biologia e l'indefinitezza metafisica, ed è fuori del tempo, il suo tempo è semmai ciclico, come l'avvicendarsi delle generazioni e delle stagioni, come l'eternità della SUOLE DI VENTO letteratura. La letteratura, come la vede Cotroneo, non apre al mondo, bensì chiude in se stessi; non genera sguardo critico su ciò che ci circonda e curiosità per le cose lontane, ma mobilita, trasfigura la nostra mediocrità quotidiana. Cotroneo ne dà più di un esempio tratto dalla propria biografia personale, la quale certo non sarà stata più squallida di tante altre gioventù di provincia, ma viene continuamente proustizzata senza ritegno. Un professore fa nascere nel giovane Cotroneo l'amore per i libri: è l'occasione per un ritrattino edificante da fare impallidire De Amicis, col docente_ comunista che dà del lei e cita Lenin (''una frase che non sottoscriverei neanche sotto tortura, ma appartiene a un mondo che ormai mi manca" p. 9). Un attore di Alessandria incontrato dal giovane Cotroneo risolve in sé ed illumina il senso della poesia di Eliot; il pezzo sul Soccombente non può che cominciare col piccolo Cotroneo che vede per la prima volta un pianoforte, ed è colpito non dal suono ma dall' odore del legno (p. 11O). La letteratura qui non apre, chiude, e fa evadere, giustifica la "vita", la nostra vita, pec minima e meschina che sia. A dispetto di Cotroneo; noi rimaniamo però convinti che la letteratura, grazie al cielo, non ci parli solo di noi, ma anche degli altri. Sennò, sai che palle ... A questo punto si capisce forse meglio anche il senso dell'indirizzo "al figlio": semplicemente, è la scusa per far passare una concezione, più che "minima", infantile, della letteratura. Se per Savater, rivolgersi al figlio significa evitare il confronto e cercarsi un interlocutore prono, per Cotroneo non si tratta che ·di un espediente per facilitare la regressione. A cent'anni di distanza ritorna, per penna di un critico trentenne e del suo ignaro figlioletto, nientemeno che la pascoliana poetica del "fanciullino". Savater, Cotroneo, utilizzano dunque la forma del me$sasgio alle nuove generazioni come di un semplice mezzo, come si servirebbero del racconto epistolare. Non così Rita Levi Montalcini, che con Il tuo futuro. . Consigli di un premio Nobel ai giovani (Garzanti 1993) tenta davvero di lasciare alle nuove generazioni un compendio della sua saggezza, in virtù della propria "esperienza" e della "viva simpatia" che i giovani le ispirano (p. 10). Appare evidente il proposito della Montalcini di. modellarsi ad immagine e somiglianza del fortunato stereotipo dello "scienziato dal volto umano", che aiuta il progre.sso dell'umanità ma si interroga anche, contrito, sul futuro di essa e sui mali dei mondo. La sua speranza sembra quella di vedersi magari un giorno affiancata al prof. Einstein e al dott. Schweitzer in qualche libro di narrativa dei salesiani per la scuola media (ci sono ancora e li adottano, ahimè). La Montalcini, infatti, anche quando espone i suoi cenni sull'universo e la gioventù, non dimentica mai di essere uno scienziato. E così applicando 1~nuove scoperte sulla corteccia cerebrale alle prospettive delle teorie educative moderne, ci regala in apertura di libro un "credo pedagogico" che merita, per i suoi toni di positivismo lombrosiano, di essere riportato interamente: "Il sistema autoritario ispirato al principio della ricompensa del 'buono'. e della punizione del 'cattivo' stimola il risentimento del giovane .senza peraltro migliorare le sue capacità di apprendimento. Il sistema liberale ispirato alla permissività non tiene invece conto del _fatto che il troppo facile ac-.

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