La Terra vista dalla Luna - anno I - n. 5/6 - lug.-ago. 1995

la possibilità di essere lui stesso il protagonista della sua vita. L'importanza della messa alla prova consiste anche nel poter dare al ragazzo l'opportunità di vivere anche il contesto sociale, tramite l'inserimento nella scuola o nel lavoro, per potersi mettere in discussione scontrandosi con i propri limiti: il ruolo della · comunità è proprio quello di "accogliere" le frustrazioni del ragazzo e aiutarlo a rielaborarle per non fuggire più da queste. Una delle caratteristiche più comuni dei ragazzi che arrivano in comunità, è la prima immagine negativa, ovvero la scarsa fiducia in sé. Come in tutti i contesti educativi, credo che la comunità, a maggior ragione debba lavorare sugli aspetti positivi di cui è portatore l'utente, con l'obiettivo di farli emergere e conoscére al ragazzo. Solo così questo sarà in grado di affrontare il mondo esterno. Ora, diviene importante che la comunità non sia sola nel contesto sociale ad occuparsi del ragazzo: la collaborazione con gli altri servizi sul territorio può far sì che il soggetto sia preso a carico in toto dalla "comunità" in senso lato. Il lavoro di rete, (inteso come "cooprogettualità" dei vari servizi) con le scuole, con i servizi di avviamento al lavoro sono indispensabili per far emergere i lati positivi del ragazzo e permette a questo di non sentirsi più isolato. Nonostante il gran parlare che si fa della adolescenza considerata come una delle fasi evolutive più dìfficili e a rischio, il territorio non è sufficientemente attrezzato per rispondere ai bisogni dei ragazzi, ancor di più per quelli socialmente svantaggiati. . La psicoterapia, non viene fornita né dal S.i.m.e.e. (Servizio di Igiene Mentale per l'età .evolutiva delle U.s.s.l. indirizzata alla fascia comeresa tra 0-18 anni) in quanto troppo iragazzi sono "grandi", né dal C.p.s. (Centro Psico Sociale uguale servizio per i maggiorenni) in quanto utenti troppo "piccoli". Ancor più scarsi e non attrezzati sono i servizi che si dovrebbero occupare dell'avviamento al lavoro o i servizi di "Assistenza domiciliare" rivolta a questa fascia di età. Da ciò ne deriva l'isolamento della comunità dal contesto sociale e dalla rete del territorio di origine dei ragazzi, che, una volta dimessi dalla comunità rimangono soli. Non è un caso che quando si avvicina il momento per il ragazzo di uscire dalla comunità, questo mette in atto dei meccanismi che possono spingere lo staff o il Tribunale a rimandare il suo ingresso in famiglia. La paura a ritornare nel contesto che nasce nel giovane, è causata dalla consapevolezza che si ritroverà ad affrontare gli stessi problemi che, magari uno o due anni prima, lo hanno spinto a commettere quel reato per cui si è ritrovato in comunità. Anche se il soggetto in parte si è modificato, lavorando su se stesso e facendo emergere i suoi aspetti positivi facendo nascere in sé una autostima, non vuole dire che sia pronto per riaffrontare un contesto portatore di patologie. Credo, anche, che non sia giusto chiedere ad un ragazzo di diciotto anni di farsi carico di situazioni più grandi di lui. Non a caso molti di loro, che non vengono più seguiti fuori dalla comunità, ritornano a commettere reati: alle varie motivazioni "psicologiche" vanno aggiunte quelle "sociologiche" quali la disoccupazione, l'assen'.?adi case, etc. Mplti di questi problemi scaturiscono anche da una chiusura delle comunità per adolescenti su se stesse. Sicuramente una s·orta di coordinamento delle comunità per adolescenti con il Centro di Giustizia Minorile e i servizi rivolti a questa utenza, non risolverebbe il problema dell'isolamento degli operatori, ma sarebbe un buon inizio, per lo meno per confrontarsi sulle problematiche che quotidianamente emergono quando si lavora con questa utenza usando come strumento principale, la relazione adulto-adolescente. 34Q CONVEGNONAZIONALE DELCEM/MONDIALITA' ASSISI DAL24 AL29 AGOSTO1995 OLacittàcomeluogo di convivenzacivica,oveglispaziurbanisticiriacquistinola funzionedel loroprimitivomsediamento: il mercato, il crocevia,la stazione, il negozio... OLacittàovelemura, i bastioni,i contraffortirientrinonel loronaturaleruolodi museidi dubbievittoriee di leggende sopravvissute. .OLacittàcometenda dell'incontrodell'uomo con l'uomo, la cuiporta d'accessononopponga chela fragileresistenza della os?italità. O E la piazza come palcoscenicodella libertà di ognuno. .------- .-------------- .1 ORATOREPRINCIPALE Il premio Nobel I RITALEVIMONTALCINI I •----------------------• Altri relatori: BrunettoSalvarani,RaffaeleMantegazza, GuglielmoMinervini, Leti·ziaTomassone,MarcoBaliani. Moderatore: Antonio Nanni Pirettrice·deiLaboratori: RitaVittori Come ogni anno, l'asse portante·del Convegno saranno i 12 laboratori di ricerca, più il Laboratorio Specialeper i Bambini,neiqua.ligliesperiidelCEMsvilupperannoattraversolepiù svariate tecnichedi animazione,i temicentrali affrontatidal Convegno_.IlConvegnoha ottenuto l'autorizzazionedel Ministerodella Pubb[icaIstruzione.espera nel contributo del Ministerodegli AffariEsteri. 1 - - - - - Per-info~;zioci ed ;d~i~ni - - - - - CENTRODI EDUCAZIONEALLAMONDIALITA' ViaPiamarta 9 - 25121Brescia te!.030/3772780- telefax030/3772781 1 I I 1 Richiedeteil p~ep:~~~~ d~r1~fu~,~~mma completo I ! _____________________ I ♦ BUONI E CATTIVI

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