La Terra vista dalla Luna - anno I - n. 5/6 - lug.-ago. 1995

Oggi le favole si usano malvolentieri. Le mamme dicono che poi i bambini si impressionano. Che non dormono perché hanno paura del lupo. Si prova a raccontare favole politicamente corrette, con lupi educati che chiedono un panino da mangiare al posto della nonna, tanto per ingannare un po' l'appetito, e così i bambini crescono più sereni ... Difendiamoli, pro~eggiamoli dal male e dalle sue rappresentaz10ru. Poi, certo, il male entra lo stesso nelle case, entra attraverso i" giornali, attraverso la televisione. Ma, di nuovo, è un male ben identificato, esterno, estraneo: terroristi giapponesi, cecchini· serbi, integralisti musulmani. Gente diversa, gente lontana da noi. Tranquilli, bambini. Non vi faranno niente. Basta chiudere bene la porta di casa. Perché, in casa, tutto ritorna tranquillo, si capisce. Non c'è il male. Non c'è la violenza. Siamo tutti buoni. Se i bambini diventano cattivi,. ?icono ~e·p~rolacce, picchian? i fratelli,ni, o, pm grandicelli, escono non per andare ali oratorio ma per buttare qualche masso sulle au: to che passano sotto il cavalcavia, o per stuprare tutti insieme una compagna di scuola un po' ingenua, vuol dire che il contagio li ha colpiti fuori, nei rari momenti non protetti e non evitabili, I~ scuola, la breve uscita di c_asa_percomperar.e 11latte o andare a prendere 1!gelato, forse addirittura l'oratorio. Anche i preti non s_ono più quelli di una. volta ... È vero, succede, di tanto in tanto, di scoprire il male e la·violenza anche dentro le case, dentro le famiglie - famiglie insospettabili, si stupiscono i giornalisti: borghesi, a volte laureati, addirittura! Ma è così facile spiegare anche questo: di sicuro è quella particolare famiglia ad essere sbagliata; certo malata, forse folle. Follia. Follia che non può aver niente a c_hefare con noi, sani, equihbrati, cattolici e bianchi genitori di sani ed equilibrati bambini bianchi, battezzati cresimati e b'en addestrati a evitare il male. Quella violenza, la violenza straordinaria, eccezionale e sconvolgente, ci lascia inorriditi, ma anche rassicurati. Riguarda gli altri, pochi altri. Non noi. Ma c'è un altro male. Un'altra violenza. Quella quotidiana, domestica, ordinaria, che. passa dalle parole, dai discorsi apparentemente innocui, apparentemente ragionevoli. C'è violenza in questa descrizione di un mondo esterno sempre più ostile, sempre più minaccioso, infestato da presenze nemiche, di cui si parla con paura, con rabbia, con odio. C'è violenza in queste porte chiuse, chiudiamoli fuori gli altri, senza pensarci troppo, sono diversi quindi pericolosi quindi colpevoli. C'è violenza in questo egoismo che non è più un peccato ma un diritto, raccomandato a figli come norma di vita, pensa a te, fatti i fatti tuoi, non dar retta a nessuno. Sono il male, gli altri. · Di questa violenza legale e subdola portano i segni i bambini - sempre più numerosi, sempre più piccoli - aggrediti da fobie paraliz- . zanti, sconvolti dalla paura che la droga possa aggredirli attraverso le vetrine di un bar, o attraverso una bibita contaminata. O che la strada non restituisca mai più i loro genitori, quando gli incauti escono per andare al lavoro, sfidando quegli incidenti raccapriccianti che lui, il bambino, conosce così bene, li vede ogni giorno in televisione, non è questo che succede quando si viaggia in autostrada, quando ci si azzarda fuori di casa, dove il male è pronto a colpirti e a distruggerti? Ne portano i segni, gli adolescenti che hanno scelto di non crescere, utilizzando l'anoressia, o una ostinata incapacità di apprendere, o la depressione, nell'illusione di sfuggire al male che li aspetta là nel mondo, o che i genitori hanno loro profetizzato come punizione dei loro errori: continua così, e vedrai ... diventerai anche tu un emarginato. Una checca. Un tossico. · È violenza la paura senza limiti che i nostri figli diventino "diversi", diversi da come li vogliamo, da come si deve essere per restare bene identificati con la parte giusta. Diversi, non integrati, non inseriti, non ben vestiti, non di successo, va bene qualsiasi tipo di successo, va bene anche Ambra, nia uno che non è qualcu- . no no, non nella nostra famiglia! Non è violenza quella della madre che parla degli insuccessi scolastici della figlia dodicenne con i tendini del collo tesi allo spasimo, il viso duro, la voce carica di disprezzo? "Sua sorella, dottoressa, non ha mai dato questi problemi ... Questa, invece ... Bocciata in prima media, capisce? Come è possibile? Come faccio a dirlo ai nonni, agli amici?". Luisa guarda lontano, e finge con impegno di essere stupida. • · Non è violenza quella dei genitori di Francesco, che teorizzano sull'urgenza di trovarsi un lavoro.come si deve, che prometta una carriera, che assicuri denaro, e un futuro, e un prestigio da esibire con gli amici, mio figlio in~ gegnere ... ? Anche loro guardano freddamente il figlio che si è rifugiato nella depressione, che ingegnere non diventerà, ormai, un ragazzo che lottava con Amnesty International, che scriveva poesie, che componeva canzoni, che sognava dolcemente di poter vivere senza muri intorno, senza capiufficio, senza scrivanie, libero come il mimo dalla faccia imbiancata incontrato una sera nei sotterranei del metrò di Parigi ... Cosa vuol fare della sua vita, sussurrano i suoi, e c'è odio vero nelle parole, anche se i visi si sforzano in un sorriso desolato, restare un disadattato, un fannullone, ci chiediamo da chi può avere preso, nella nostra famiglia siamo sempre stati dei lavoratori ... E questa, la violenza domestica. Violenza di giudizi, di pregiudizi, di valutazioni ottuse, di previsioni minacciose e piene di disprezzo: non hai ambizione, non hai grinta, se fai così sarai .sempre un perdente, non farai mai strada, non diventerai nessuno ... Violenza di idee passate attraverso discorsi in apparenza innocui, fatti largo, fatti valere, hai visto lui, che si è fatto dal niente? Per riuscire basta la volontà, qualche raccomandazione giusta, e farsi furbi, soprattutto. Tu sei così ingenuo, ragazzo mio. C'è la giungi~,,là fuori, n~mc'è posto per gli ide~listi, per e~~ e tropp? ~te, troppo roco aggressivo. G1a. Perche· e questa la differenza fra aggressività e violenza. Violenti sono gli altri, quelli cattivi, pericolosi, diversi. La nostra è sana aggressività. Grinta virile. Per farsi largo. Per difendersi da "loro". Per conquistarsi un posto nella vita. Francesco tace, e non prova più a spiegare che lui cercava un mondo che non lo costringesse a competere, a farsi largo, ma gli consent_isse di vivere,. però. A modo suo. Non ci prova più, e sta sprofondando. Cosa dobbiamo fare, dottoressa, per difendere i nostri figli dalla città violenta, dagli extracomunitari, dai drogati, dai teppisti, dagli spacciatori, dagli emarginati, dai pazzi? - mi chiedono i genitori pieni di ansia. · Aprite le porte di casa. Lasciate circolare l'aria, e i pensieri. Dietro le porte chiuse, ere~ BUONI E CATTIVI

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==