La Terra vista dalla Luna - anno I - n. 5/6 - lug.-ago. 1995

come se non avessero scelto una ben precisa linea trasversale che percorresse lo spettacolo stringendolo in una sua necessità. M'è sembrata un'opera meno piacevole e di successo delle precedenti, forse presaga di importanti sviluppi, ma interlocutoria e - direi - non finita), ma non si limita a stroncare. Rita Cirio tenta di produrre una lesione nel futuro, nella durata dell'organismo microsociale e teatrale ehe quello spettacolo oggi ha prodotto: l'Eti non ci riprovi, li faccia fuori. È avvilente. Ma è anche significativo. · Alcuni, che credono che quelli di Settimo abbiano rinunciato alla loro alterità - o che se la conservino a parte, nello spettacolo Passioni di Laura Curino o nello sp~ttacolo di Marco Paolini e Gabriele Vacis Il raccorzto del Vajont, scritto con la collaborazione di Gerardo Guccini, rappresentato a Milano al Leoncavallo ("Il manifesto", 9/4/'95) - penseranno forse che gli stia bene: imparino a voler essere "normali", a voler correre fra i teatri di maggioranza. Personalmente, invece, penso che sia Rita Cirio che dovrebbe imparare qualcosa di sensato. Andando a teatro tutte le prjme purtroppo non si diventa esperti, così come ~li ubriaconi non è che si intendano poi tanto d1vino. Eppure, non solo dovrebbe arrossire almeno un po' del suo giornalismo scadente (fra l'altro perché non sa informarsi e dice che spettacoli come quelli di Settimo sottraggono spettatori, quando è proprio per la quantità di spettatori che quel teatro attira, indipendentemente dagli abbonati, che il Quirino l'ha ospitato). Dovrebbe anche domandarsi perché mai fra le cose che certo non le piacciono, proprio questa l'abbia spinta ,a chiedere un interdetto. Perché l'avanguardia va bene, va bene l"'altro teatro", ma non chi propone un altro modo d'essere normale. Questa sembra essere la vera pietra d'inciampo di coloro che di teatro ne bevono troppo, per abitudine, e - credo - con intimo avvilimento. Ma che vuol dire "un altro modo d'essere normale"? Un altro modo d'esser "conforme" o un altro modo d'esser "coerente"? L'aggettivo "normale" suscita riflessi condizionati difficili da dipanare, spesso animosi, a causa delle risonanze profonde che ha l'aggettivo contrario "anormale". Me ne sono reso conto 9uando ho cercato di sostenere in pubblico l'idea secondo cui il teatro oggi "normale" è invece profondamente "anormale" rispetto alla coerenza d'una buona situazione creativa. Subito si cominciava a discutere pro e contro la "normalità", e l'immagine usata si . mangiava un boccone dopo l'altro tutto il senso del discorso. Un altro modo d'essere normale credo significhi, per il teatro, una diversa coerenza, cioè un'azione che regola le sue scelte (da quelle interpretative a quelle di repertorio), difende i propn valori, non in relazione al generale sistema mentale del teatro (quello che i critici, per statuto dovrebbero degnamente o indegnamente saper abitare), ma in relazione alle circo- . stanze date, quelle del gruppo che fabbrica teatro e quelle del contesto in cui esso si trova. Contesto più o meno esteso a seconda dei casi; delle fortune, delle storie di ciascuna "casa". Per chi lavora nel teatro scrivendone, tentando di tracciarne le cronache e le storie, pensarlo come un arcipelago di "teatri fatti in casa" è molto difficile. Scomodissimo è rinunciare agli sperimentati strumenti delle "correnti", dei "generi", delle "categorie", che per di più sono usualmente utilizzate a stramesci anche dalle regolamentazioni per le sovvenzioni. Significa cambiare radicalmente i riflessi condizionati che il critico usa per dare chiarezza ed una parvenza d'ordine ai suoi panorami. Ma è, soprattutto, la condizione preliminare ad una comprensione politica del teatro d'oggi. Altrimenti non si fa che parlare di fantasmi ottocenteschi travestiti coi costumi di qualche gran sarto d'oggidì. • ♦ 32 PAGINEDI POLmCAE CULTURADELLA SOLIDARIETA' DALLA PARTEDEGLI "ULTIMI" . PARTECIPAZ ♦ LE VOCIAUTENTICHE DELSUDDELMONDO ♦ LE POLmCHESOCIALI INITALIA -♦ DOSSIER SULL'EMARGINAZIONE IN· ITALIA:MINORI,GIOVANI, DISABILI,CARCERI,ÀNZIANI, IMMIGRATI,TOSSICODIPENDENTI, ... Coordinatòre di Redazione: Goffredo F fi . mensiledella COMUNITÀDICAPODARCO NEL NUMERO 7/8 . A CINQUANT'ANNI DA HIROSHIMA NONVIOLENZA OBIEZIONEDI COSCIENZA PACIFISMO INDIFESA DELIA COSTITUZIONE Chidesiderariceverecopiadellarivistapuòcontattare: PARTECIPAZIONE, Ufficionazionale,viaLungro3, 00178Roma- tel.06-718.05.69/70 - fax 718.01.97, inviare Lit. 3.000infrancobolliperla spedizione.Chidesidera bbonarsipuòsottoscrivere Lit. 30.000mediantevagliapostale,oassegnobancarionontrasferibile,oc/cpostalen. 10608636a: ComunitàdiCapodarco,viaVallescura,47- 63010CapodarcodiFermo(AP).

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==