GRUPPI TEATRALI ERAN TRECENTO Fabrizio Orlandi Fabrizio Orlandi, operatore teatrale, è stato tra i fondatori del Teatro San Geminiano di Modena dove tuttora lavora. ♦ Eran trecento, eran giovani e forti e sono .... dispersi. Questo potrebbe essere l'epitaffio di una generazione di teatranti che ha avuto l'illusione, più ottica che ideologica, di essere sospinta da un movimento sociale che l'avrebbe presto trasformata in generazione artistica dominante. Il tempo è passato, il movimento è cessato, le istituzioni hanno di nuovo stretto i cordoni della borsa e il brulichio di gruppi, artisti, attori, animatori per lo più si è perduto, lasciando una cartografia teatrale più rarefatta, un arcipelago di isole grandi che si nutrono di grandi numeri, di srandi pesci, e pescano nelle grandi Reti; di isole medie che stanno morendo per la loro stessa miopia, schiacciate dal de-· siderio di espansione e di istituzione, ma erose dal vento della banalità e dell'incapacità concreta di essere punto di riferimento sia dello spettatore distratto che dello spettatore che sceglie; di isole piccole per dimensione e grandi per valore, determinazione, rigore, autenticità. Sono trecento sono giovani e altrettanto SUOLEDI VENTO confusi in territori grandi dei quali è difficile tracciare confini o linee di tendenza. Il teatro è più vecchio nel delta dei "consumi" giovanili, arriva nella tarda giovin•ezza, se non veicolato dalla scuola che più che rroporlo lo impone in forme stanche e stereotipate. I gruppi giovani sono formati da ragazzi alla soglia dei trent'anni, talvolta confusi e velleitari, ma per questo ancor più desiderosi di un confronto con una comumcazione non banale, non canonizzata. Rare sono le eccezioni a questa regola e sono legate a luoghi e a esperienze particolari, di compagnie e centri che agiscono il proprio territorio, che scelgono di investire su progetti di lunga durata, volti a seminare esperienze concrete più che teoriche, condivise e sentite più che imposte. Citiamo a questo proposito il teatro delle Briciole a Parma, Teatro Kismet a Bari, Ravenna Teatro come situazioni in grado di interagire con gli adolescenti, accompagnandoli verso una "conoscenza" del fare e vedere teatro. Lo sguardo della gioventù del t.eatro deve restare ampio e posarsi _anchee·malauguratamente sul fenomeno decisamente opposto delle scuole. Queste, imperfetto esempio di trasmissione di un'arte, lungi dal formare attori e registi, tendono a produrre impiegati del genere teatro, a forgiare attori senza cuore ali' apparenza buoni per tutte le stagioni e in realtà fotocopie sbiadite del teatrese di turno. I luoghi del teatro giovane sono cambiati, non basta essere a posto, sala, spazio e cercare di indovinare un cartellone che possa giungere all'attenzione dello spettatore, si respira ovunque la necessità di un teatro di verità, di senso, di rigore che non svenda le proprie potenzialità, ma le esalti uscendo dal metabolico circolo vizioso dell'estetica per entrare nelle praterie dell'etica. Il teatro che ha lascito segni importanti negli ultimi, dolorosi, anni si è sviluppato intorno a intense e sincere solitudini come quelle di Danio Manfredini, Antonio Neiwiller del quale ricordiamo il pensiero cristallino, la necessità profonda che permeava le sue opere o a gruppi come Raffaello Sanzio di Cesena cantori di una verità addolorata e custodi di una poesia intensa e mai superficiale. Artisti come questi, han-
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