La Terra vista dalla Luna - anno I - n. 4 - giugno 1995

si potrebbe pensare all'abolizione del potere di veto almeno in materia dei diritti umani e dell'ingerenza umanitaria, per poi arrivare alla sua cancellazione totale; - creazione di un Consiglio per lo sviluppo umano al fine di consentire un governo mondiale delle politiche sociali capace di agire cbme controalta re al Fmi e alla Banca Mondiale. - costituzione del Consiglio delle Nazioni Unite sulla diversità, la rappresentatività e la governatività, con il compito di farsi carico del problema delle etnie, delle minoranze e del riassetto territoriale. Ad esempio, progettare i territori trans-nazionali: dove coesistono più micro-nazionalità non è possibile creare tanti statinazione, ma si può pensare a territori smilitarizzati in cui sia presente a tempo indeterminato un'autorità internazionale di garanzia; - Segretario Generale: alla nomina dovrebbero partecipare anche le ong; - formazione di un corpo di poliziotti-caschi blu per le operazioni umanitarie, con il compito di aprire corridoi, proteggere i civili e gli operatori, ecc...; - l'istituzione di un corpo di polizia internazionale formata da parti degli eserciti nazionali messe a disposizione dell'Onu in via permanente e adeguatamente convertiti; - creazione· di un tribunale penale internazionale permanente in luogo dei tribunali costituiti ad hoc come quello per i crimini nell'ex-jugoslavia; Infine si potrebbe pensare anche a un ombudsman, un difensore civico per tutelare i cittadini planetari dalla cattiva amministrazione e dagli abusi degli organi internazionali. Attori di questa riforma delle Nazioni Unite non devono essere solo gli stati (anche Repubblica Ceka, Finlandia, Olanda, Costarica e altri stanno lavorando in questa direzione e sarebbe auspicabile che l'Italia si unisse alla cordata), ma le ong, i gruppi parlamentari, le università, le città. In Italia ad esempio sta avvenendo il recepimento della norma "pace e diritti umariii" negli statuti comunali e provinciali, il che imp_egna l'ente locale a creare l'ufficio pace, lo sportello per i diritti dei cittadini ... ♦ La vittoria di Menem, ovvero: del masochismo argentino ]oaquin Sokolowicz joaquin Sokolowicz, giornalista italiano di origine argentina, ha pubblicato saggi sul conflitto israelo-palestinese e sull'America latina. Lavora alla Rai. ♦ Trattandosi dell'Argentina si potrebbe anche pensare al masochismo come spiegazione del successo elettorale di Carlos Sa:ulMenem. Eloquente sul carattere degli ar~entini una battuta del giornalista spagnolo Ramon G6mez de la Serna sulla musica tipica del paese sudamericano: "Si suonano e cantano tante musiche per cercare di rimarginare le ferite. Il tango invece si suona e si canta perché le ferite si riaprano, per metterci il dito dentro". Il presidente è stato rieletto con quasi il 50 per cento dei voti, più di quanti ne prevedevano i sondaggi ottimisti dei suoi collaboratori. Nonostante la disoccupazione superi il 12 per cento (più di 2 milioni di disoccupati), che chi lavora abbia bisogno di altri ingaggi per arrotondare perché il costo della vita è simile a quello italiano e un maestro con 20 anni di an-. zianità guadagna appena l'equivalente di 600.000 lire al mese, e che negli ultimi mesi abbiano chiuso circa 20.000 piccole industrie e una cinquantina di banche sia sull'orlo del fallimento. Persino !$lipsicoanalisti, categoria fionda nel paese, ora sentono gli effetti della crisi. Dopo il crollo finanziario del Messico, alla fine dell'anno scorso sono stati prelevati dalle banche argentine 7 miliardi e mezzo di dollari per la preoccupazione che anche in questo paese dovesse avvenire un tracollo simile. Ma no, non è stato un atteggiamento autopunitivo. Il voto è stato determinato dalla paura dell'instabilità. Quattro milioni di argentini vivono pagando le rate di prestiti e ac- _quisti_presiin dollari: gli inte- . ressi s1 pagano in pesos. Per legge un peso è uguale a un dollaro. Se la moneta nazionale si sganciasse dalla valuta Usa sopraggiungerebbe facilmente un disastro per 4 milioni di famiglie: automobili, frigoriferi, televisori dovrebbero tornare dietro le vetrine dove signorine con le unghie finte come quelle dei telefilm americani presentano amorevolmente ·tali attrazioni in mezzo a una pubblicità che ric?rre anche all'in!$lese. E no:n s1vedono alternative: i due principali avversari di Menem, Jose Octavio Bordon (peronista dissidente a capo di una nuova alleanza di centrosinistra) e Horacio Massaccesi (Candidato dell'Union civica radical, il più antico partito politico argentino) avevano detto che avrebbero mantenuto il piano liberista e la politica monetaria dell'attuale ministro dell'Economia, Domingo Cavallo. Allora, perché rischiare? Gli argentini che votano secondo considerazioni pratiche ·rappresentano una novità. È stato Menem a farli cambiare, costringendoli con una politica economica dai costi sociali elevatissimi. Fino ad alcuni anni fa l'ottanta per cento della società argentina era costituito dai ceti medi urbani: oggi quei ceti sono pressoché inesistenti e oltre alle Villas Miserias, dove languono al limite della sopravvivenza i poverissimi senza alcun lavoro che campano con dei lavoretti d'occasione nelle periferie delle grandi città, si vedono anche umili complessi di abitazioni costruite alla meglio in cui si sono stabilite tante famiglie di quella che un tempo era appunto la classe media. Furbo, 9uel play boy di provincia ha dimostrato di capire i suoi connazionali: importante è l'involucro, gli slogan, il folklore, poi dentro ci si mette quello che si vuole. Nei primi anni Cinquanta, le folle continuarono a sostenere lo scomparso generale-presidente Peron anche quando contrattò alcune compagnie statunitensi per lo sfruttamento dei giacimenti petroliferi, una cosa che il vecchio leader aveva assicurato solennemente che non avrebbe mai fatto. "Se Peron vivesse farebbe oggi la politica 'iQQ.

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