La Terra vista dalla Luna - anno I - n. 4 - giugno 1995

Politica internazionale: cosa fare dell'Onu? Antonio Papisca a cura di Emanuele Rebuffini Antonio Papiscainsegna Relazioni internazionali all'Università di Padova. Nel 1993 ha fatto parte del gruppo di esperti nominato dal Consiglio dei Ministri per preparare laproposta italiana al Consiglio di Sicurezza in vista dell'istituzione del Tribunale internazionale per i crimini nella Ex-jugoslavia. Dirige la rivista "Pace, diritti dell'uomo, diritti dei popoli". Emanuele Rebuffini collabora a Radio proposta di Torino. ♦ Quando si parla dell'Onu è facile farsi prendere dallo sconforto o dal pessimismo. Che bilancio fare di questi cinquanta anni delle Nazioni Unite? Non bisogna farsi cogliere da atteggiamenti di eccessiva sfiducia. Di Onu c'è biso~no perché non si può rinunciare a un ambito istituzionale che promuova il dialogo e la cooperazione multilaterale. In quest'epoca di interdipendenza planetaria c'è bisogno di forme nuove di governo mondiale. Il problema non è "Onu sì o Onu no", bensì '~quale Onu"? L'Onu degli stati, che non è quella della Carta Fondativa di San Francisco (giugno 1945), oppure l'Onu dei Popoli? Occorre trovare mezzi, risorse e procedure per arrivare una volta per tutte a dare vita all'Onu dei popoli. È un problema di qualità, di contenuti, di orientamenti. Le ultime tragiche vicende del mondo ci consegnano senza dubbio un'immagine impotente dell'Onu, costretta ad andare a rimorchio degli stati. La Cecenia, per esempio. Lì è in questione l'autodeterminazione dei popoli, che è sancita dalla Carta come un _principioguida delle relazioni internazionali, come un diritto fondamentale dei popoli, come un obbiettivo della stessa organizzazione mondiale. L'Onu doveva essere presente non appena si è avuto sentore di rivendicazione di autodeterminazione e quindi di conflitto. Non viene prima il diritto della Russia· ma la sua integrità territoriale, ma l'ordinamento internazio- · nale violato e infranto in alcuni principi cardine. Il che non significa togliere un territorio alla Russia, ma metterlo sotto osservazione e monitoraggio internazionale, dal momento che si è in presenza di una situazione in cui i diritti umani sono sistematicamente e reiteratamente violati. Le carte giuridiche internazionali stabiliscono che dove si pone una questione di autodeterminazione e di tutela dei diritti umani, lì c'è il diritto-dovere della comunità internazionale di intervenire. Invece, abbiamo avuto tante dichiarazioni da parte dei singoli stati di. non-ingerenza negli affari interni russi. La Cecenia è stata considerata un affare interno e sacrificata in nome del principio della sovranità statuale. Lo stesso Bouthros Ghali ha riconosciuto che se gli stati impediscono all'Onu di funzionare non c'è nulla da fare. A chi pretende di liquidare l'Onu, ricordo cosa significa il Fmi e come condiziona la politica sovranazionale e interna. Mentre era in discussione la legge finanziaria, a Roma stazionava la delegazione del fondo, che arriva sempre nei momenti cruciali della vita del nostro paese, quando è in gioco l'autonomia decisionale di uno stato. Tutti i parlamenti nazionali sono condizionati dal Fmi e dalla Banca Mondiale. Come negare che siamo in presenza di una forma di governo mondiale dell'economia? E allora perché dire che non abbiamo bisogno di un governo mondiale della politica attraverso le Nazioni Unite? Il vero problema, allora, è come riuscire a costruire in maniera democratica questo governo mondiale. Abbandonare gli atteggiamenti liquidazionisti e tentare di recuperare lo spirito originario della carta? Bisogna adoperarla come criterio per valutare questi 50 anni della vita dell'Onu. Il suo preambolo ("Noi popoli della Nazioni Unite") è unico e assolutamente originale nella storia del diritto internazionale pattizio. Chi promuove l'Onu sono i popoli, mentre i plenipotenziari riuniti a San Francisco erano so-· lo dei portavoce. Alla base troviamo un'istanza democratica, la volontà dei popoli, non la sovranità degli stati. Ecco perché la Carta non è un semplice accordo giuridico, ma risulta segnata da un'intensa umanità, è un documento assimilabile per so- · lennità e imeortanza a una carta costituzionale. Non solo ha enunciato valori e principi fondamentali, ma ha dato vita a un'intensa e organica produzione normativa, tutta una serie di trattati e convenzioni internazionali che hanno la loro matrice nella Dichiarazione U niversale del '48 e che hanno operato una specificazione dei contenuti di quest'ultima. Non semplici elenchi dei d.iritti della persona e dei popoli ma anche creazione di appositi organismi internazionali per la promozione e la tutela degli stessi. Il principale merito dell'Onu sarebbe dunque nell'avere generato il diritto universale dei diritti umani? Si tratta di un nuovo diritto internazionale il cui principio cardine è il rispetto dell'eguale dignità di ogni essere umano ("Tutti gli esseri umani nascono liberi e eguali in di&nità e diritti") . Il che sigmfica che i sosgetti del diritto e della politica internazionale non sono gli stati ma le persone. Già Rosmini parlava della persona come diritto umano sussistente, quindi come soggetto originario di qualsiasi organizzazione complessa. L'Onu ha innescato una vera rivoluzione sul piano delle norme che disciplinano la vita di relazione internazionale. Solo che questo nuovo diritto internazionale ha dovuto fare i conti con quello precedente, fatto di pochi principi non scritti, in primis quello della sovranità statuale. Quale diritto deve prevalere? Dal punto di vista della stretta interpretazione giuridica devono prevalere i diritti umani perché innat·i n"ellapersona.

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