La Terra vista dalla Luna - anno I - n. 4 - giugno 1995

il passaggio dalla sala cinematografica alla televisione fino al televisore portatile. e al videoregistratore: ciò che prima si poteva vedere soltanto in una sala lontana ad un'ora precisa e tutti insieme, adesso ognuno può vederlo da solo, nel bosco o nel salotto, di notte o di mattina. Nella loro struttura i riuovi apparecchi sono costruiti in modo che nulla passi sopra alla libera decisionalitàdell'individuo; il loro sviluppo sta proprio nel fatto di rendere superfluo il doversiaccordarecon lealtrepersone, il dover giungere in un luogo e ad un orario prestabiliti. Quanto più nel processo di motorizzazione di massa sembrava realizzarsiquella libertà dai vincoli, tanto più in modo lento e inevitabilesi ridefinivano leesperienze:inaspettatamentesi fecelargodietro alla conquistata indipendenza una nuova forma di dipendenza. Erano appena stati scacciatidallaporta di ingresso alcuni disagi della conditio humana,. cioè l'esserelegatiallo spazio,al tempo, allealtrepersone, che nuove necessitàin forma di costrizioni materiali rientrarono dalla porta di servizio.Non soltanto la partecipazioneal sistemadel trafficocosraun quarto del tempo attivo della vita (incluse le tasse), ma oltretutto gli innocui· desideri di libertà si sono convertiti nella spinta a soffocare il paese di strade, nella guerra per la conquista della rotta di Hormuz o nello strapotere della economia automobilistica. L'auto, così si è rivelato, non è uno strumento innocuo, che· può essere messo da parte dopo l'uso, lasciando intatte le condizioni di vita di chi lo utilizza, ma a ben vedere è piuttosto una succursale del sistema sociale mondiale che viene tenuto in movimento attraverso oleodotti, fabbricazione di strade, semafori e chirurghi specializzati in incidenti stradali .. Come un mixer elettrico o un apparecchio televisivo l'auto è, presa a sé, un oggetto inutile: senza il sostegno di complessi organizzativi e produttivi vasti e tra loro congiunti riesce a malapena a muoversi. Chi guida un auto infatti non fa uso di uno strumento ma si aggancia più a sistema composto di meccanismi tra loro dipendenti. Davanti a questo scenario l'idea di indipendenza che nella prima metà del secolo aveva reso dinamico il processo dell'automobilizzazione, risulta oggi storicamente sorpassata. Se raggiungere velocemente il cinema deve essere pagato con l'inquinamento delle coste, allora la questione della libertà individuale si trasforma nella questione dei limiti del sistema. Certo si è risolto il problema della fedeltà forzata alle persone, al luogo e al tempo prefissato, ma al suo posto è subentrata una fede forzata nella necessità della costruzione di strade, di una economia petrolifera, di una industria automobilistica o anche di una regolamentazione del traffico. Tutte queste reti di distribuzione e apparati di produzione devono essere dunque il prezzo per conquistare un po' più di indipendenza nel nostro cantuccio privato. Una indipendenza dipendente è il risultato paradossale della grande corsa verso la libertà. Come lo straripante senso del potere è debitore nei confronti di una costell,'\zione magica Notoriamente si parla di magia quando effetti inusuali sono ottenuti attraverso la manipolazione di energie che non sono di questo mondo. Effetto e causa ~ppartengono a due sfere diverse; nella mag,i_aI~ ?f~ra del visibile viene. 1 •ata a quella dell mv1s1b1le. · '\nche chi spinge il pedale dell'acceleratore.e lascia sfrecciare davami a sé il paesaggio comanda un mondo lontano e invisibile per ottenere un effetto straordinario nella propria vita quotidiana, visibile e immediata. Una impercettibile flessione della punta del piede è sufficiente a liberare energie che espandono quelle del guidatore e che lo lanciano in avanti malgrado abbia teso appena i propri muscoli. Ma poiché l'accelerazione improvvisa ubbidisce pur sempre alla pressione delle dita del piede e al comando delle mani e non si risolve, come accade per la sedia a rotelle, con l'automatismo della macchina, il guidatore può sentirsi realmente soggetto, signore di questa energia, e vivere la propria autoespansione. In tale aperta incongruenza tra le energie pilotanti e quelle pilotate sta la ragione materiale per cui l'automobile si offre come mezzo di autoaffermazione, come protesi dell'Io, del suo bisogno di potere. L'emozione della velocità, il gusto per la guida sportiva, insomma la soddisfazione di dominare energie estranee, questi erano, fin dall'inizio, i motivi trainanti del successo dell'automobile. Le nuove esperienze non sono frutto cieli' immaginazione, l'auto le rende realmente possibili. Nel senso allusivo del termine, esse hanno una qualità magica: causa ed effetto e appartengono a due mondi diversi, poiché le vere cause dello straripante senso del potere rimangono nascoste lontano, dietro l'orizzonte dell'esperienza diretta. I fuochi d'artificio si svolgono, per così dire, sul palcoscenico, mentre quel gigantesco ingranaggio che li· rende possibili, sottratto allo sguardo, si aggira dietro le quinte. In questa distanza tra causa ed effetto, in questa invisibilità dei meccanismi sociali, che cooperando senza alcun attrito, producono il miracolo tecnico, sta la magia della tecnica, magia che tiene in suo potere così tanti cuori. Il potere scattante dell'auto entusiasma proprio perché ciò che lo rende possibile - piattaforme per l'estrazione del petrolio, strade veloci, turni di lavoro - insieme alle sue conseguenze - rumore, ossido soffocante, effetto serra- rimangono fuori, al di là del parabrezza. In un certo senso il motore, così potente rispetto al corpo, allevia la fatica:e lo stress e li redistribuisce nell'intera società, e allo stesso tempo concentra su di sé il massimo rendimento. Così il glamour momentaneo è basato su uno spostamento gigantesco dei costi: lo spreco viene trasferito sul sistema e le conseguenze vengono rigettate sulla società, oltre il recinto. La forza di attrazione della civilizzazione tecnica si· fonda spesso su un'illusione ottica. . Per quasi un secolo la percezione sociale dell'automobile è passata attraverso il parabrezza; la sua immagine è stata ritagliata su di una cornice che aveva origine dall'esperienza dell'automobilista; immagine illuminata sul palcoscenico dai fuochi d'artificio. Gli ultimi due decenni possono essere letti come il periodo in cui quelle esperienze dolorose, causate da ciò che era stato riversato sulla società, hanno trovato dal canto loro una propria lingua, si sono attestate su un discorso contrario hanno sottratto il monopolio alla "percezione dal parabrezza". Scoperta la magia, subentrò il disincanto . Come l'estero divenne bene superfluo ed emersero i limiti sociali dell'automobilizzazione Vacanze e automobile! Chi non pensava a sabbia e sole, a paesi lontani comprando un'automobile! ON T!-IE ROAD

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==