La Terra vista dalla Luna - anno I - n. 4 - giugno 1995

voler ridiscutoremeno che i modi di un sistema di potere da cui sono assistiti, cui sono (con loro pie:_ na consapevolezza) indissolubilmente legati? Noi siamo convinti, per i motivi che ci vengono spiegati nei testi che seguono e in quelli che pubblicheremo nei prossimi numeri, che il "modello automobile" sia obsoleto e vada ridiscusso di capo infonda; siamo convinti anche che il potere di chi in Italia ha soprattutto proposto e imposto questo modello sia corruttore e nemico della salute e della democrazia del nostro popolo. Siamo convinti che dalla febbre dell'automobile che ha contagiato il paese si debba guarire, prima che sia troppo tardi, e che si possa guarirne. Uno dei modi è certamente anche quello dello svelamento delle responsabilità e complicità più taciute, quelle che la famiglia Agnelli e la Fiat harz,no creato attorno al loro operato) grazie alle loro ricchezze. In un paese ipocrita come è pur sempre l'Italia, il silenzio e l'opportunismo che circondano questo potere e questa ricchezza restano l'ipocrisia più scandalosa e nefasta. ♦ ANTROPOLOGIA DELL'AUTOMOBILE Guido Viale Un mostro si aggira per il nostro pianeta; ne ha invaso le strade, le piazze e ogni spazio accessibile; ammorba l'aria che respiri'amo; distrugge la nostra salute; divora il nostro tempo; colonizza la nostra psiche; ci ruba la libertà. È l'automobile. Calcolare i danni inferti alla vita degli individui e della società da questo flagello del ventesimo secolo è un compito talmente vasto da risultare quasi impossibile, tanto che ciascuno lo delega volentieri ai nostri improbabili posteri. L'entità di questi danni scoraggia le stime dei più sofisticati analisti; la loro pervasività sembra aver azzerato le nostre capacità critiche, insieme alla consapevolezza che la nostra epoca ha di se stessa. Se ci saranno altre generazioni dopo le nostre e quelle immediatamente successive, non c'è alcun dubbio che, allo sguardo stupefatto dei loro archeologi, la nostra: epoca apparirà come il secolo dell'automobile. E l'automobile come una smisurata follia: una specie di virus che ha debellato le difese immunitarie del consorzio umano, rapinandone le risorse, governandone dispoticamente il tempo, distruggendo in forme irreversibili il suo ambiente, deturpando tutto quanto le generazioni precedenti erano riuscite a lasci.arei in etedità. Pur.e è giunto il momento che un inventario di questi danni cominci ad essere fatto: se la nostra intelligenza si è arresa di fronte a un compito di tanta mole, la dura legge dell'incompenetrabilità dei corpi - in questo caso deHe automobili - lo ha messo comunque alONTHE ROAD l'ordine del giorno. ·. Completare questa lista non sarà facile, ma iniziarla non dovrebbe richiedere sforzò alcuno: non c'è chi di noi non si senta, per qualche momento della sua giornata, o per qualche circostanza della sua vita, viokntemente leso nei suoi diritti dall'invadenza del mondo delle au-- tomobili. Basterà dunque che alla lista dei danni ciascuno aggiunga quelli che attengono alla sua specifica esperienza, cancellando - se crede, ma solo dopo un'attenta e coscienziosa riflessione - quelli già iscritti da altri, che gli paiano insussistenti, irrilevanti o esagerati. Non dubito, vista ·la molteplicità delle persone che possono essere coinvolte in questo esercizio collettivo (praticamente, l'intera umanità), che in breve tempo questa lista diventerà sconfinata e il problema maggiore non sarà tan- . to quella di allungarla ulteriormente con nuove doglianze, quanto quello di mettervi un po' di ordine. Accingendomi dunque a iniziare quest'opera collettiva - come esperimento di "democrazia cognitiva", - ma con l'intento di anteporre l'intensità di uri votò alla sua semplice moltiplicazione numerica, propongo di assumere, come criterio provvisorio di catalogazione dei danni inferti dall'automobile il ciclo biologico dell'esistenza umana, dalla nascita alla morte. . Non scelgo questo criterio a caso, anche se mi rendo conto delle sue lacune. È niente di meno che l'esistenza umana nella sua interezza, infatti, la nostra integrità fisica e le tappe della nostra maturazione psicologica - in altre parole, il nostro corpo e la nostra anima - ciò che il mondo delle automobili sta devastando. Nascita Si viene alla ·luce in un mondo inquinato. Chi scrive, meno di chi è nato venti anni fa, chi nasce ora,_me11:odi chi riuscirà ancora a nascere tra venti anm. Ma già la prima boccata d'aria, l'atto che segna il passaggio dalla vita intrauterina al "mondo esterno", al punto che per migliaia di anni la vita stessa è stata identificata con il respiro, si presenta ora come una violenta assunzione di ossidi di carbonio e azoto e di altri inquinanti, destinati ad accompagnare il nostro respiro, cioè la nostra vita, per il resto dei nostri giorni. Se e' erano e ci sono validi motivi perché ciascuno di noi continui a rimpiangere la calda sicurezza del ventre materno, di cui ha goduto nella sua esistenza prenatale, l'inquinamento ·dell'aria ci dà una prima misura di quanto questo rimpianto debba essere cresciuto nel corso degli ultimi anni, cioè di quanto "l'affanno della vita" debba essere aumentato in correlazione con ~!_deterioramento della qualità dell'aria che resp1namo. · Ebbene, nelle grandi città il traffico veicolare è responsabile di quasi tre quarti (più del 70 per cento) delle emissioni gassose inquinanti; sulla scala dell'intero pianeta, di più di un terzo (quasi il 40 per cento) delle emissioni di biossido di carbonio; del principale imputato, cioè, di processi catastrofici come l'effetto serra. Infanzia Il recinto di lamiera Quella dei bambini piccoli è diventata sicuramente la peggiore delle età della vita. La ra~ione è semplice: sono piccoli; cioè più vicim al suolo, alla sua coltre di asfalto, agli scappamenti delle automobili, alla loro

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