La Terra vista dalla Luna - anno I - n. 3 - aprile-maggio 1995

E i lavoratori? 11capita-lesenza _discussione Rinaldo Gianola dice apertamente, c'è una gran voglia di farla finita col sistema di garanzie sociali e di diritti costruito con enorme fatica · lungo- gli ultjmi _vent'anni. Dalla politica per l'occupazione - anzi: della disoccupazione, visti i .risultati· - agli interventi nel Mezzogiorno, dalla riforma delle pensioni alla ristrutturazione industriale, la linea dominante è quella finalizzata a cancellare la stagione dello Stato sociale, ad azzerare le conquiRinaldo Gianola, giornalista economico, si occupa di problemi del lavoro. Scrive su '(La Repubblica". Nel '94 ha pubblicato Senza Fabbrica, edito da Bàldini & Castaldi. lorosamente su quale sia il candidato a premier che meglio "bùca il video". Ci si chiede se come leader del centro-sinistra (non si parla pìù nemmeno di fronte progressista, quasi ci si ve-rgognasse: bisogna spostarsi al _centro -ste sindacali. È la grande im- - · presa, il capitale si sarebbe detto una volt;i, a dettare le scelte f olitiche_ ed ·econ?miche de Paese, a determinare nei fatti e non a parole, la "nuova" politica di· relazioni industriali e sociali, a delineare il modello di sviluppo del Paese ne_l~rossimo _futuro. Sono gli 1ntervent1 come quello recente dell'amministratore delegato della Fiat, Cesare Romiti, a Torino a segnare i confini entro cui· deve agire il governo e a chiarire il ruolo di guida dell'impresa nel Paese. Leadership politica, anche se pudicamente -dicono che non c'è un partito dègli industriali, e non solo economica. "Lasciateci fare, siamo i più bravi, se andiamo béne noi e le nostre aziende, andrà bene il Paese" è la loro filosofia. E tutto, di conseguenza, è sacrificato agli interessi dell'impresa e del mercato_. "I difetti più eviden_tidella società economica nella quale viviamo sono l'incapacità a provve~ dere_la piena occupazione e la di- . stribuzione arbitraria ed iniqua della ricchezza e dei redditi." Q. M. Keynes, 1936) Certo c'è una grande confusione nella politica italiana. E soprattutto a sinistra. Ci avevano spiegato l'anno scorso che il sistema elettorale maggioritario avrebbe finalmènte semplificato la battaglia politica, creando due schieramenti contrapposti - teoricamente uno progressista e l'altro coriservatore - che, ·come· avviene nei paesi più moderni ed evoluti, si sarebbero alternati democràticamente alla guida del governo. In realtà, anche ripercorrendo i cinquant'anni· di Prima Repubblica, è difficile trovare un periodo di incertezza e di instabilità degli esecutivi e dei fronti politici come riscontrato dal marzo '94 a oggi. Gli ex democristiani, dopo aver subito una prima diaspora, si sono divisi in due_e gestiscono a mezzadria persino la se- _ de di piazza del Gesù. Ha ragione quel vecchio doroteo di Emilio Colombo quando dice che "nella Dc non sarebbe mai successa una cosa simil-e". La Lega, il "fenomeno" poli- . tico per eccellenza degli ultimi anni, .da fiume in piena è diventato u~ rigagnolo acquitrinoso. Persino i post-fascisti, benedetti da Silvio Berlusconi; ·hanno, registrato una frattura a destra. · A sinistra, intanto, si continua a giochicchiare. Nell' epoca delle televisioni·_ e della via berlusconiana aUa politica, fatta solo di immagine e di aria fritta, ci si interroga do.- · per vinc"ere, dicono gli esperti, tanto al centro che poi a sinistra non rimane nulla, come si vede) sia meglio l' economista bolognese Romano Pro~i o magari il vol~o giovane d1Walter Veltrom. Il confronto è tra l'ex presidente dell'Iri - un ex democristiano simpatico, animato da- una grande ambizione personale che, òvviamente, non ha risanato· l'Iri é che come economista non ha certo scritto opere memorabilì (i suoi terreni preferiti, pur con tutto ·il rispetto del caso, sono le piastrelle di Sassuolo e le magliaie di Carpi) - e il direttore de "L'unità", inventore delle promozioni delle figurine Panini e dei film in cassetta, cantore della retorica su~li anni Sessanta, tanto kennediano da voler contestare un saggio di N oam Chomsky, che pure di storia americana qualcosa deve sapere, nel quale egli sosteneva che l'eroe di Veltroni portava la grande responsabilità di aver iniziato i bombar-_ · <lamenti a tappeto nel Vietnam. Com.e se non bastasse .· c'è chi~ come· il verde Carlo Rìpa di Meana che ha bisogno di "visibilità" per i suoi, vor- .rebbe addirittura le primarie per scegliere il cavallo di raz-_ za da lanciare contro Berlusconi. Capito a che punto siamo?. Mentre, dunque, le grandi questioni politiche del Paese vengono banalizzate in Tv e.il dibattito vola "alto" sulle trasmissioni di Santoro e la corte dei suoi ospiti, è il terreno sociale ed economico quello.che offre ]é grandi novità, le dinamiche· più interessant_i e preoccupanti. Sì, perché in giro, oggi, anche se nessuno lo BibliotecaGinoBianco _ ~ l'industria che decide tempi, modi, condizioni del lavoro, senzà una vera contrattazione, ma solo con l'assenso sindacale, in una logica ricattatoria del posto a ogni costo e del bene supremo del Paese. Flessibilità, mobilità, ·_mercato dorriinan? q1;1al~i~si cosa, superano ogm pnnc1p10. Alla Fiat di Termoli gli operai si rifiutano di modificare i turni. Che cambino presto_ idea·. altrimenti gli Agnelli varino da un'altra parte a produrre. E così avviene. Nel gruppo Olivetti i lavorato~i di un paio di stabilimenti si oppong on o al" nuovo regime d'orario; che sfora al sabato e alla domenica, sono forse diventati pazzi? L'unico intervento a favore degli operai è · quello di ·un- arcivescovo, monsignor Bettazzi di Ivrea. De Benedetti, l'imprendi-tore che piace ai· progressisti, avverte: o accettate le nostre proposte o altrimenti si chiude. Ovviamente il voto degli operai viene ribaltato.· Ed epiS(?didi questo geriere si mol-

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