La Terra vista dalla Luna - anno I - n. 3 - aprile-maggio 1995

B tiplicano. Dalle grandi rifor- . me sociali ai più semplici, ma sostanziali, diritti sui luoghi di lavoro, passa una bella mano a far piazza pulita Si guardi bene· alla suc.cess ion e dei fatti. Il governo Betlusconi cade per l'opposizione sociale al progetto di riforma delle pensioni, che non può ~ssere nemmeno condiviso da una forza "popolana" come la Lega di :So~- si. L'autore della riforma, il ·ministro Dini, diventa presi c. dente di un governo "tecnico"· sostenuto dal Pds. La riforma delle pensioni - concordata coi sindacati, ma non moh:ò diversa nella sostanza dagli obiettivi di quella precedente : i lavoratori dipendenti · devono rinunciare a qualcosa in cambio di non si sa che cosa, mentre rimangono le solite aree protette -, cioè il lavoro sporco per la destra'viene così svolto da un esecutivo sostenuto dalla ·sinistra. Il lavoro è così buono che Berlusconi ammette èhe probabilmente Dini potrebb_e guidare anche il futuro governo di legislatura, dopo le elezioni,· ovviamente sostenuto da una maggioranza di destra. L'attacco ai diritti dei lavoratori, ·dei-disoccupatI è generalmente interpretato come un segno di modernità del Paese. La grande mistificazione passa sul terreno proprio degli enormi interessi industriali: flessibilità, mobilità, libertà di licenziare, salari d'ingresso, salari differenziati tra Nord e Sud. Le ultimissime decisioni del governo Dini in materia di mercato del lavoro e occupazione segnano la vera svolta nella politica sociale di questo Paese. Certo sarà pur ver_o il ·vecchio adagio "Meglio un lavoro di merda che nessun lavoro"; ma qui si va · ben oltre. Le nuove relazioni tra .impresa e lavoro ~· e che cosa c'è di più politico di qu~s~o? dovrebbero chiedersi a s1rustra - passano attraverso la persistente sottomissione deglj interessi, dei diritti degli occupati e dei disoccupati. In un quadro legislativo privo di garanzie, si introducono stru- . • • cc• • ·,, ·,· menti· 1nnovat1v1 , g1a concordati dal governo Ciàmpi colle conf ederazioni sindacali, formalmente a favore dell'occupazione quali il lavoro in affitto, il job-sharing, i tempi parziali ma con lo straordinario. La mobilità e la flessibilità dominano tutto, g'li industriali vogliono avere mano libera: meglio una bella mas.: · sa di precari, ricattabili, che non assunzioni di m·assa contrattualizzate. È qui che si rompe l'Italia, o meglio è in questo ambito che viene colpito il modello economico e sociale formatosi negli ultimi vent'anni che, pur con gr~nd~ in~o!1gruenze e mgmst1z1e, ha assorbito.i principi della solidarietà, dell' a$sistenza, della· si- .· curezza per tutti 1cittadini. . · Adesso sembra tutto finito. Si' accetta qualsiasi cosa. Da una parte si colpisce, anzi si "riforma·" il sìstema previdenziale, dall'altra si distruggono le garanzie per il lavoro. La Confin,dustria e i. grandi capitani del capitale privato, senza OC! ,caGinoBianco vergogna, hanno gioco facile nel predicare che solo la mobilità - e non solo quella interna alle fabbriche. ma anche. da Sud.a Nord.quasi volessero inaugura~e la. stagi?ne di una nuova 1mm1graz10.ne - crea occupazione. Ci fosse al- . meno qualcuno a sinistra capace di ribattere a queste cose, forse guadagnerebbero qualche voto. Vale la pena, allora; citare l'americano Robert Solow, premio Nobel déll' economia, certamente non ascr:ivibile né al fronte progressista; né a quello comunista. In una recente conferenza monetaria tenuta à Bologna così commentava i drammatici problemi della disoccupazione in Europa e in Italia: "C'è una grande mistificazione da voi per spiegare gli alti tassi di disoccupazio- ·. ne", diceva. "Continuate a dire che là colpa è della rigidità del mercato del lavoro, che non consente fa necessaria flessibilità. È una mistificazione, non è vero. Se anche ci fossero i più elevati gradi di mobilità e flessibilità non ver- : rebbe risolto il problema della disoccupazione, non si creerebbero posti di lavoro. La verità è che l'alta disoccupazione Ì!l Europa e in Italia è. la conseguenza di molti anni di politiche monetarie restrit- . ,, uve. · In queste condizioni, diciamo la verità, si fa fatica a sperare in un qualche colpo di reni, in qualche iniziativa coraggiosa della moribonda sinistra. Tutta protesa com'è nei giochi di schie'ramento, a rassicurare i moderati che non ci sono più tracce di CO- . . . . . mumsmo nei suoi cromoso-. . mi, non si può davvero credere a un suo ripensamento. Ma · già sarebbe qualcosa per questo grave malato se nusc1sse a comprendere che la constataziòne di mezzo secolo fa di Keynes potrebbe essere la ba- .se per un buon programma politico per il Paese. Il segno della civiltà in Italia .oggi non è il rincorrere le mode delle ·privatizzazioni incontrollate, · del liberismo. sfrenato, dell'individualismo esasperato, bensì la difesa e l'azione per l'attuazione coerente dello Stato sociale, per la piena occupazione, per un'equa redistribuzione delle risorse e dei redditi. · ♦

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