La Terra vista dalla Luna - anno I - n. 2 - marzo 1995

L'Onu ha cinquant'anni Mimmo Càndito \ , Mimmo Càndito è giornalista a "La Stampa"; è stato inviato in molti paesi del mondo. ♦ Tra pochi mesi, a Ottobre, l'Onu compirà cinquant'anni. Ci sono molte buone ragioni per immaginare il dovere di una felice celebrazione del1' anniversario; ma ce ne sono almeno al tretta'"nte per far consumare questa data come un rendiconto amaro, di illusioni non realizzate. Da quel 1945 il mondo è profondamente mutato, è scomparso uno dei soggetti fondanti del1' organizzazione, Stati sconfitti dalle Forze Alleate bussano oggi con qualche ragione alle porte del Consiglio di Sicurezza e miliardi di uomini e di donne che erano senza status e senza dignità internazionale hanno ora rappresentanza e diritto paritario nel grande emiciclo dell'assemblea a Manhattan. Ma resta, e si fa anzi più evidente, la contraddizione tra gli obbiettivi che l'Onu vuole raggiungere e gli strumenti che invece ha per realizzarli. E nella politica , l I I \ I internazionale, l'inadeguatezza dei mezzi rispetto agli impegni assunti è sempre stata causa di un fallimento inevitabile. La partenza notturna, quasi una fuga vergognosa, dei soldati dell'Onu dalle spiagge di Mogadiscio in questi primi giorni di marzo diventa il simbolo di una sconfitta politica che ha forti connotazioni ideologiche. La drammaticità della crisi si era mostrata con l'implosione del vecchio mondo comunista. La caduta del muro, nell'89, e poi la fine del potere leninista; nel '91, hanno segnato due processi congiunti: l'accentuazione dei conflitti locali, che si esprimevano ora senza che l'uno dei due Grandi ci mettesse mano (e questo c'era già nel controverso teorema di Fukuyama); e l'intervento dei caschi blu per contenere i conflitti entro limiti controllabili (sostanzialmente i confini "locali"). Dall'89, l'Onu ha lanciato 14 operazioni di peacekeeping, che è un numero già superiore a tutti gli interventi che le Nazioni Unite avevanc. guidato BibliotecaGinoBianco nei precedenti quarant'anni di vita. E poi i centomila caschi blu sono oggi impegnati in compiti che vanno molto al di là dei vecchi schemi d'intervento: propongono accordi di pace ai soggetti politici coinvolti, come per esempio in Salvador, o anch~ as~ur:nono operazioni umamtane m un . . , paese m guerra pnma ancora della dichiarazione di una tregua, com'è il caso della Bosnia. Se la bandiera azzurra dell'Onu oggi sventola su molti più terreni che in passato, e su progetti di più ampio coinvolgimento, questo però è avvenuto senza che venisse modificata l'ambiguità che sta al fondo del suo statuto: non c'è uno staff militare delle Nazioni Unite, non ci sono . . truppe pronte a mtervemre m ogni situazione di crisi, non c'è un quartier generale che predisponga piani rapidi di soluzione specifica. L'ambiguità aveva potuto essere assorbita per tutto il tempo nel quale la guerra fredda ha sostanzialmente congelato l'Onu, delegando all'equilibrio tra i due blocchi la gestione reale delle crisi internazionali. Ma dall'89 il vecchio equilibrio è precipitato, e il tempo dell'ibernazione si è chiuso, forse per sempre: le Nazioni Unite hanno ritrovato gli spazi della politica che gli erano stati sottratti: la gestione delle relazioni internazionali è tornata a essere un obbiettivo possibile dell'assemblea degli Stati della T erra. L'illusione della fattibilità però non è durata a lungo. L'invasione del Kuwait, e la guerra del Golfo, hanno rivelato subito i rischi che la nuova (apparenza di) libertà apriva per l'Onu: l'egemonia del monopolio americano in sostituzione del vecchio duopoli o - Bush lo ha chiamato Nuovo Ordine Internazionale - imponeva un carico di responsabilità che gli Stati Uniti non volevano assumersi, e lo stesso Bush ne scriveva il manifesto nel suo discorso d'addio ai cadetti di West Point, quando riconosceva che gli _StatiUniti non possono essere "the world's policeman" ; questa egemonia politico-militare degli Usa era comunque in forte contrasto con le multi polarità che vanno costituendosi nella nuova geografia del potere internazionale, in Europa e in Asia. Nell'assemblea dell'Onu siedono oggi tutti i popoli del pianeta, 180 o forVOCI

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