La Terra vista dalla Luna - anno I - n. 2 - marzo 1995

nuova industrializzazione del Terzo Mondo hai riportato dalle tue permanenze? Ho riportato impressioni molto forti dal Bangladesh dove sono stato tre volte negli ultimi due anni. Un fenomeno impressionante, visibile anch~ ad un osservatore distratto, è l' espansione del settore dell'abbigliamento, concentrato nella capitale Dhaka, dove sono cresciuti come funghi negli ultimi quindici anni stabilimenti industriali che ricordano la Manchester della rivoluzione indl}striale. Sono stabilimenti che di industriale hanno poco all'apparenza: enormi casermoni che inghiottono ogni mattina centinaia di persone e le restituiscono fuori alla sera. Nella stragrande- maggioranza si tratta di donne giovanissime, anzi bambine, adolescenti e ragazzini di poco più di 1O anni d'età. Il 70% delle lavoratrici ha un'età al di sotto dei 15 anni. Sono ragazze immigrate recentemente dai villaggi e che giungono nella città per lo più senza la famiglia. Questo non semplifica ma aggrava i problemi di una sistemazione per vivere: in assenza di strutture recettive e per norme legate alla tradizione musulmana queste ragazze sono costrette a vivere in condizioni di totale sovraffollamento presso altre famiglie, generalmente negli slums, nelle baraccopoli degli immigrati precedenti insediate intorno alla capitale. Una ragazza sola in città senza la tutela di un maschio (padre, fratello o marito che sia) è soggetta ad ogni tipo di sopruso fino a concrete minacce alla propria integrità fisica. Per le donne che lasciano il villaggio (magari mandate dalle stesse famiglie per ragioni di pura sopravvivenza propria e della famiglia) e si muovono da sole, è difficile non subire l'identificazione con le prostitute. Numerosi sono i casi di violenza sessuale. Vivono condizioni molto dure di sfruttamento, dentro e fuori la fabbrica, dove per altro non viene rispettata nessuna delle norme nazionali o internazionali di tutela dei lavoratori. Gli orari sono molto lunghi: si entra al mattino e si esce a tarda sera quando è già b_uio.~e~li .stab~limen~i_non esi~ stono, se non m ranss1m1 casi, serv1z1: non c1 sono mense e a volte nemmeno servizi igienici adeguati (come gabinetti separati per le donne, essenziali in una cultura musulmana). Il salario è in genere a~di sotto di ,un dollaro al giorno: una lavoratrice non esperta, appena assunta, posizione che può durare anche due o tre anni, non guadagna più di 700 takas (23 dollari) al mese. Naturalmente non ci sono assicurazioni o previdenze. Gli aumenti di salario avvengono per lo più cambiando posto di lavoro: una lavoratrice che abbia già esperienza può essere assunta con un salario a volte doppio di quello iniziale da un altro imprenditore ma mai per progressione interna alla stessa impresa. I lavoratori qualificati sono ovviamente pagati meglio ma sono in numero assai limitato: infatti si decentrano solo le operazioni meno qualificate. Miglioramenti nell'ambiente di lavoro delle fabbriche stanno" avvenendo come condizione imposta da committenti di capi d' abbigliamento raffinati: per evitare che si sporchino le confezioni occorre avere ambienti più puliti. Come funziona l'organizzazione economico-produttiva di queste fabbriche? di che tipo di imprese si tratta? da dove vengono i capitali? Da quanto ho potuto apprendere da documenti di ricerca e da conversazioni con alcuni esperti laggiù, sembra che la maggioranza .delle BibliotecaGinoBianco sono l'azione delle compagnie petrolifere, le omissioni del governo. Chiedo con urgenza solidarietà e aiuto per denunciare questi avvenimenti, per impedire l'estinzione di questa piccola etnia dell'Amazzonia ecuadoriana". E come risposta è nato un progetto di sostegno alle organizzazioni indigene locali da parte dell'Ong italiana Terra Nuova, di delimitazione del territorio, protezione delle persone e dell'ambiente, risposte a bisogni essenziali: alimentazione, agricoltura, sanità. Quando la solidarietà è ... interscambio e collaborazione paritaria, denuncia delle violazioni dei diritti umani, ascolto delle associazioni dei paesi impoveriti, a partire dai loro bisogni essenziali, e non progettualità teorica a tavolino in Europa, burocrazia a vita. La cooperazione internazionale non può esistere senza il sostegno e l'ascolto delle organizzazioni del Sud, portatori -pur nella povertà e nelle difficoltàdi un progetto di società alternativo a quella dominante. Nell'interesse di chi? Quando la cooperazione è .... "gli interessi dell'impero Usa". Quando sono andato in Vietnam - nel maggio 1992 - c'erano ancora bambini nati def armi come conseguenza dei bombardamenti americani con armi chimiche -in particolare diossina. Regioni in cui non cresce un filo d'erba. Come si fa a credere alla democrazia statunitense, quando non è unita alla giustizia sociale? E la stessa cosa è accaduta in Cambogia, quando gli Stati Uniti d'America hanno appoggiato i Khmer rossi, autentici assassini. Quando sono stato in Cambogia ho letto i documenti di un gruppo di giuristi cambogiani degli atti del "Tribunale di Phnom Penh - Sentenza del crimine di genocidio", con le relative testimonianze. Bambini uccisi infilzati con le baionette. Poi è arrivata l'Onu, le grandi organizzazioni internazionali, a dimostrare la loro forza, esportando un modello di sviluppo ricco funzionari e co9peranti con stipendi di dieci milioni al mese. E questa la solidarietà internazionale? A chi è servita in questo caso? Qual è il ruolo delle organizzazioni "non" governative? Conclusioni La politica di cooperazione allo sviluppo in Italia è paralizzata e rischia di essere cancellata definitivamente. Forseperché oggi il mondo impoverito rz:onserve più, non è più un possibile mercato. E necessariocreare una coscienza che il mondo è "uno", e non è possibilepensare di salvarsi chiusi nelle nostre cittadelle assediate. La cooperazione allo sviluppo deve trovare una centralità sulla scena politica italiana. Il nostro ruolo di minoranze attive è di denuncia critica, ma anche di costruzione di laboratori di proposte concretepossibili, con una coerente logica di azione, superando la casualità e l'emotività. Con proposte legislative epratiche concrete. Rifiutiamo la cooperazione quando è falso umanitarismo o copertura di interessi commerciali.Andiamo pure nel Terzo Monda impoverito, ma con il bagaglio degli ideali e dei comportamenti vissuti con coerenza quotidiana, nel nostro paese, cominciando a cambiare le cose qui da noi, individuando le cause vere della povertà e del sottosviluppo. In questa direzione è auspicabile un impegno - anche un piccolo segno - da parte delle organizzazioni di base, associazioni, COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

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