La Terra vista dalla Luna - anno I - n. 1 - febbraio 1995

nelio stesso caffè. Gli intellettuali costituivano una confraternita moderna; nei loro scritti, nelle loro analisi, si citavano a vicenda, ininterrottamente. Ma il secolo degli intellettuali_è ormai giunto al termine. E finito perché la :vecchia domanda senza risposta è stata non risolta ma superata. La domanda "chi governa chi" è stata sostituita dal consumismo, dal suo tipico sogno di acquisizione e dalla paura, an.che più potente, della privazione. Una caratteristica fatale delle società attuali è che cons:1mis 1!10 e disoccupaz10ne s1tengono per mano. E che pochissimo o nulla passa da una mano -all'altra. Sulla terra di nessuno è stato costruito un supermercato. La maggior parte dei problemi politici e sociali vengono affrontati tramite tecniche di pubbliche relazioni o di marketing. La pubblicità~i sondaggi d' opinione rn tempo reale, un nuovo tipo di retorica politica calibrato a misura per la telev~sione. Lo s~opo ,essenzial~ d1 queste tecmche-e quello d1 simulare una forma di "sincerità"; di fare in modo che, quando chi governa parla a chi è governato, il loro sembri un rapporto intimo, senza distanze o terreni di scontro. In certa misura, una nuova figura di intervistatore prof essionale specializzato nel sollecitare questa forma di "in timità" ha sostituito sia l'intellettuale sia il giornalista. Oggi, perciò, né chi governa né chi è governato ha più bisogno nel vecchio senso tradizionale degli intellettuali. I governanti, adesso, sono legittimati da una "popolarità" artefatta, mentre le aspirazioni dell_amaggioranza dei governati vengono temporaneamente soffocate da una serie di paure e di promesse consumistiche manipolate. In questo contesto la pubblicità realizza il suo vero obiettivo politico (non economico): la politica deve diventare una forma di management. Se si osserva che nel mondo degli intellettuali nessuna nuova "stella" ha preso il posto di quelle della generazione scorsa (di Sartre o di Bertrand Russell, per esempio), non bisogna pensare che ciò dipenda da una sorta di insufBibliotecaGinoBianco ficienza generaziona1.e. Se ci fosse ancora uno spazio per gli intellettuali le cose sarebbero diverse. Ma quello spazio ormai è stato chiuso, insiemè alla domanda chiave che lo caratterizzava dall'inizio. fl telefono mi ha appena interrotto. Mi ha chiamato da New York una persona che non conosco. Si chiama Ron Carver, è un sindacalista. Carver sta raccogliendo fondi per comprare dei quadri di Ralph Fasanella, che - a settant'anni - è molto probabilmente l'unico vero pit~ore proletario di Manhattan, dato che per tutta la vita ha fatto l'operaio. I collezionisd privati hanno cominciato ad acquistare le sue tele per decorare le loro case. Ron Carver le sta comprando per donarle ai musei, in modo che le persone le cui vite sono ritratte nei dipinti di Fasanella abbiano ancora la possibilità di vederli. Chi fino a ieri poteva ancora essere un intellettuale nel senso tradizionale della parola, deve svolgere_ oggi ur:- ruolo nuovo, per cm non esiste ancora una definizione chiara. Gramsci aveva intuito questa tendenza quando parlava della necessità di "i_ntellettuali organici", pensando a una categoria di pensatori.e di oratori che appartenessero "organicamen- ,, . . te a1governati. Cinquanta anni dopo di lui, oggi possiamo forse capire meglio cosa volesse dire Gramsci. Il vecchio interrogativo sul governo è stato sostituito da una domanda anche più organica e fondamentale: come sopravvivere? Apparentemente modesto, questo interrogativo ha in realtà una portata molto generale. In ultima analisi, il futuro del mondo dipende da esso. Il problema scaturisce dalla minaccia della guerra nucleare, che investe l'intero pianeta. Riguarda la vita nelle città, le comunità, le minoranze nazionali, i paesi poveri. Come possiamo sopravvivere a Rio de Janeiro, in Ni- . caragua ·o a Rochdale? · Sarebbe sbagliato ridurre il problema esclusivamente alla questione ecologica, per quanto qùesta sia importante. Non è a rischio soltanto la sopravvivenza della natura; sono in giocò la sopravvivenza della:politica e della cultura; è in gioco, cioè, la stessa sopravvivenza della dignità umana .. Perché la dignità possa sopravvivere è n~cessario che la lunga esperienza storica dei governanti sia articolata in modo tale da esprimere un senso, una spiegazione del mondo ·e della vita capaci di sfidare l'opportunismo, la crudeltà, l'anonimato del potere costituito nelle sue pratiche economiche e militari. Ogni giorno infatti queste pratiche ignorano, violano, banalizza- ~o e offendono quella espenenza. Una caratteristica molto significativa del nostro tempo è che il suo. senso della storia è sempre più intenso, non nelle aule universitarie, ma nei movimenti popolari di sopravvi..:· venza e di lotta. Davanti all'infantilismo (e alla barbarie) delle élites dominanti, la capacità di iniziativa è passata nelle mani dei diseredati e dei perseguitati. Tornano alla memoria le parole del Nuovo Testamento. La nostalgia collettiva è sempre una forma privilegiata di decadenza. Il primitivismo di solito è una maschera della crudeltà. La tecnologia moderna è indispensabile nel mondo moderno. Il pericolo è che l'istantaneità delle sue tecniche ne definisce anche gli obiettivi. Profitto e avidità immediati. Prestigio immediato. Futuro immediato. Per questo motivo il senso della storia è diventato una condizione necessaria della nostra sopravyivenza. Oggi il compito più urgente per chi una volta avrebbe potuto essere un intellettuale tradizionale è quello di dar voce all'esperienza storica dei dominati, di garantirne la dignità e di offrire - non di esibire - una certa fiducia nella ragione.

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