La Terra vista dalla Luna - anno I - n. 1 - febbraio 1995

modernità spettacolarizzata; quando invece la grande difficoltà culturale della sinistra sta nel disagio di dover salvare quel po' di b11on vecchio che la nostr_astoria ha depositato con il nuovissimo di strategie e valori che fa fatica a elaborare. Questo svantaggio non può essere colmato in yna dimensione solamente politica. E dunque bisognerà probabilmente rassegnarsi a questo: il massimo che si può chiedere alla politica è di fermare il nemico, di intralciare o ·arrestare la marcia della destra, di evitare per quanto è possibile che quella cultura tendenzialmente egemone si consolidi in un · regime autoritario. E magari da una pratica politica un po' meno oscenà di quella del nostro recente passato si può pretendere che non contribuisca a svalutare ancora quei valori - la solidarietà, l' efficienza, l'uguaglianza, il pluralismo, la dimensione pubblica e collettiva dell'esistenza - su cui, nella società, si gioca la partita decisiva. Perché detto quello che la politica può fare e non può fare, rima1;1e il rro?lema di provare a invertue una tendenza culturale profonda che si è affermata nel nostro paese, e sulla quale per una volta concordano impressioni personali, ricerche del Censis, risultati elettorali. Dispiegatasi già nell'Italia degli anni Ottanta, quella tendenza egotista e edonista, narcisista e rancorosamente individualista, ha prodotto resistenze nobili e generose. La grande BibliotecaGinoBianco realtà del volontariato - termine che qui va inteso nel senso più ampio ma anche più rigoroso possibile - ha indicato chiaramente la dimensione e i valori di questa reazione. Ma oggi siamo di fronte a una svolta decisiva. Da un lato quegli umori negativi si stanno consolidando in una cultura con una sua forza di . . . attraz10ne ~ precisi, vmcenu referenti politici. Dall'altro, a guardarsi in giro e a leggere le statistiche, il tentativo di opporsi su scala minima, personale, volontaria, manifesta una certa stanchezza. Qui c:è un salto culturale da fare. E una volta compreso che non è la politica come è oggi, non sono i partiti - che sono diversi tra loro, e alcuni nettamente migliori di altri - a po=- ter rappresentare ed elaborare quel nuovissimo di cui c'è bisogno, la chance, l' opportunità ma anche la responsabilità stanno altrove. Nella zona della società che ha fatto del . . . propno impegno una ragione concreta di intervento e di pratica sociale in quelli che sono i settori decisivi, se dal corto respiro della politica si volge lo sguardo altrove, ai luoghi dove i processi hanno un ritmo e una profondità diversi, dove qualche speranza è lecito avere non tanto sul futuro immediato - quando il massimo che si può fare è rallentare la degenerazione, frenare la sua traduzione politica - ma su quello, obbligatoriamente più lontano, sui cui tempi va misurata la possibilità di una trasformazione culturale. Questi luoghi sono quelli della formazione e della comunicazione, delle relazioni sociali che sfuggono al mercato e al profitto, dell'aiuto, dell'assistenza, della cooperazione, del rapporto con l'emarginazione e le disuguaglianze crescenti su scala non solo internazionale. Stiamo citando realtà enormi. Ma stiamo parlando di minoranze. È questa la vera novità che bisogna essere in grado di valorizzare e di imporre. Nella storia italiana le minoranze - a parte il generale e più o meno esplicito. discredito dovuto alla loro irriducibilità alle chiese prevalenti e al culto «realistico» per il potere - hanno avuto una funzione marginale, di compensazione e sostanziale conferma dei rapporti di forza prevalenti. Di fronte alla crisi dei valori e di quel tessuto di comunicazione, di dialogo e riconoscimento reciproco che è l'unico terreno in cui la democrazia può sopravvivere, ci sono possibilità nuove, forse; e responsabilità nuove, sicurame11:te.Bis?gna pro_vare, coi propn mezzi modesti e generosi (altrimenti che minoranza saremmo?) a coglierle. Il protagonismo delle minoranze, la loro centralità culturale e sociale che si è affermata negli anni alle nostre· spalle, si trova oggi di fronte questà responsabilità. E certamente un compito difficile ma almeno è chiaro. Se la situazione non è eccellente, insomma, la confusione è piccola piccola; e lasci~ po_co sp~zio ad alibi, equivoci, erron.

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