La Terra vista dalla Luna - anno I - n. 1 - febbraio 1995

f, 16Mro 01 R~AGlR~! ASf'€,1\AMO CHt Q\JALtUtJO Cl GUA~D\. bilizzare nel conformismo di massa le proprie scelte, d1·aggirare la pratica, necessariamente faticosa , della mediazione sociale, di legittimare ogni particolarismo, familismo, corporativismo; e la spettacolarizzazione melodrammatica, attratta dalla rappresentazione della realtà (compresa la teatralizzazione del conflitto) piuttosto che dal suo libero svolgersi. L'affermarsi - o meglio, il ribadirsi - di questi elementi in una situazione peraltro completamente nuova, in una società di massa unificata dai mezzi di comunicazione, produce due conseguenze che saranno decisive nello scenario culturale del nostro futuro e che rappresentano due motivi di interesse specifico per questa rivista. Il primo è l'approfondirsi del discredito della politica; il secondo riguarda il ruolo delle minoranze. A ben guardare, anche questi due elementi non rappresentano una novità assoluta nella stori~ culturale di ques_topaese: siamo sempre stati estremamente discontinui, in . . quanto a mteresse e impegno politico; e le minoranze, in un paese prima totalitariamente cattolico e poi superficialBibliotecaGinoBianco mente diviso tra opposte ma ugualmente "realistiche" ideologie, non hanno mai goduto di particolare popolarità e rispetto. Ma questo processo ogg_i s_embra toccare un punto limite. La crisi della politica ha infatti prodotto un movimento antipolitico di massa. Analogamente a quanto avviene un po' ovunque nel mondo, in paesi di antica democrazia e in altri di più recente "liberazione", ma con una singolare capacità di partorire prontamente uno schieramento direttamente politico e con un'accentuazione plebiscitaria dovuta alla sua natura insieme aziendalistica e televisiva. Queste due componenti apparentemente discordanti - concreta, materiale, contabile la . . pnma, programmaticamente superficiale, imbonitoria, fiction la seconda - presentano in realtà una comune vocazione alla semplificazione e si sono mirabilmente fuse in un nuovo potente senso comune, che già vanta i suoi valori e il suo linguaggio. Credo sia inutile insistere su questo aspetto, ma certamente lo stile, le forme di espressione, i contenuti della mobilitazione antipolitica italiana sono comprensibili solo a partire dalla deformazione dei comportamenti, delle forme, delle stesse tecniche del confronto e del dialogo prodotte dalla sovraesposizione televisiva. Volgarità e sopraffazione, irrazionalità e intolleranza non sono state certo inventate dalla televisione; ma la loro pubblica diffusione dall'etere in ogni casa italiana li ha_a~piamente leg~t~imati; ~ oggi dilagano, agli mcroci stradali o nelle file al supermercato esattamente come alle manifestazioni del Polo o nelle aule parlamentari. Ma la nostra autentica particolarità nazionale è che queste tendenze trovino un'immediata traduzione programmatica e partitica, secondo un panpoliticismo che s_opravvivea Tangen top o li. E questa continuità tra dimensione sociale e politica a impressionare; è questa natura uniforme dei linguaggi e degli atteggiamenti a c_Qstituireoggi la grande e "impolitica" (cioè ben più che politica) risorsa alla quale la nascente neocultura di destra può attingere. In effetti in Italia la destra si trova nella vantaggiosa condizione di poter offrire insieme il vecchissimo del nostro carattere nazionale con il rilucente nuovo di una

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