Spettacolo : Via Consolare - anno III - n. 1 - dicembre 1941

di {J,iu(J,eppe, {!/,v,,t,o nelli, Alla rinnovata serie di una rivista in rapporto ai mutati indirizzi polemici più o meno corrispondenti ad un avvicendarsi di uomini, è consuetudine far pre• cedere un avvertimento che di quelli e di questi renda in sintesi quella che con termine ca,ro alla critica letteraria potrebbe dirsi la cifra (dicendo cifra naturalmente intendiamo non soltanto un nucleo di interessi culturali e spirituali ma anche ogni punto di vista assunto volta per volta e qualsiasi presa di posizione che in essi è possibile ridurre e definire). E purchè l'assunzione del nuovo titolo seppure significativo può soltanto indicare, e molto approssimativamente, la materia che sarà oggetto della rivista, è necessario pertanto riassumere i criteri in base ai quali saranno trattati i problemi inerenti a quel nome collettivo che è teatro. Alla quale ultima definizione poi riduciamo ogni possibile impegno teoricamente assoluto. (Con tutte le conseguenze che ne derivano.) Perchè se la trattazione teorica non esorbita dai nostri compiti non è precisamente a quella che noi tendiamo ma è piuttosto a un modo di comunicare assai più immediato, a un modo in cui il riferimento concreto sia evidente, calzante, puntuale. In sostanza non intendiamo isolarci in una sdegnosa, aristocratica sdegnosità culturale, ma, sia pure attraverso una severa impostazione tecnica, affrontare questioni di tutti i giorni, relative magari a fatti singoli e contingenti. Ovvio dire naturalmente che non è al particolare per il particolare che vogliamo J ermarci. Premesso questo, alcune distinzioni, le nostre distinzioni data la complessività del fatto teatrale e, date le esigenze di una individuale polemica si rendono necessarie. ••• Il testo letterario. Che è un certo dato ben defi• nito e staccato ; la cui natura, così decisa, a nostro avviso, non dovrebbe lasciare possibilità di soluzioni illogiche e di contaminazione nei confronti degli altri dati, degli altri elementi che hanno concorso a for- 'mare il risultato ultimo e unitario di uno spettacolo. In quest' ultimo quei vari elementi perdono il loro significato individuo, ma non prima e perciò un testo rimane quello che è ; una notizia letteraria. Attualmente, anno millenovecentoquarantuno, si può giurare sull'inesistenza di un testo teatrale italiano, cioè di un "qualcosa,, di storicamente calcolabile. Se però si prescinde, ed è cosa assai strana e curiosa, da questo mancato valore storico e ci si contenta per necessità pratiche di inventariare secondo un certo criterio allora in esso conviene distinguere i due aspetti più larghi; aspetti non eccessivamente diversi, in.quanto ambedue derivati da premesse assai affini che consistono più o meno nell' etichetta generica eppur elfi2 FondazioneRuffilli- Forlì cace del cosidetto " teatro borghese ,,. Il primo, il " teatro commerciale ,,, il secondo, tutto il resto, oppure " teatro poesia ,, . Il teatro commerciale è una specie di combinazione eterogenea risultata dal vecchio teatro borghese filtrato attraverso la casistic(l pirandeliana, il peggiore estetismo di Rosso di San Secondo e i " gioc]ietti ,, del teatro del grottesco. Non è poco, ma si aggiunga a ciò che mai nessuno interesse culturale e letterario ha potuto inquietare i cieli fermi e meccanici della sua tradizione, che nessun sommovimento estetico nazionale od europeo (e ce ne sono stati) è riuscito a determinare se non superficialmente in qualche modo i suoi interessi stilistici o di contenuto, e si vedrà come la sua esistenza sia legata esclusivamente a un fatto pratico e contingente e come ogni giustificazione spiritiiale sia da un pezzo scomparsa potendosi ridurre qualsiasi altra giustificazione al persistere di un pubblico di sensibilità pacchiata, esempio lampante di un povertà intellettuale e culturale delle generazioni più vecchie e di una mentalità e di an senso della vita non abituati alla feroce, continua macerazione degli ultimissimi giovani di vent'anni, e sopratutto al persistere di una formiila di organizzazione spettacolistica fondalmentalmente utilitaria, capitalistica, democratica. Quest' ultima è infine la ragione decisiva e si riassume nella formula della Compagnia di prosa, alla quale è possibile far risalire per gran parte la responsabilità dell'involuzione in cui si dibatte tutta la scena italiana. Si assiste così al fatto sconcertante di uno stato che mentre afferma teoricamente i suoi principi etici e totalitari li rifiuta in pratica davanti ai disintegrati ma troppo comodi metodi di una civiltà che considera sua nemica mortale. L'impotenza congenita di questo teatro infine è dimostrata dal fatto che quando ha voluto parlare della "passione ,, che agita l' animo degli ultimi ha creduto di attualizzarzi e di esprimerla, comprimendola in certi ridicoli schemi di vita e di mestiere oltre i quali la sua sciocca e . meschina mentalità non poteva certo sconfinare. D' altra parte, poichè la sua importanza spettacolistica non supera affatto quella letteraria, cioè, dato che non presenta alcun interesse anche dal punto di vista puramente scenico in quanto vive su una compromesso una volta sopportabile ma adesso per lo meno ridicolo, di esso non ci occuperemo in queste pagine, se non per quei riferimenti che il nostro lavoro di cronisti od altro ·ci imporranno di necessità. Riguardo all'altro teatro, il teatro di poesia, il nostro impegno più che propriamente letterario e quindi critico, dovrebbe essere di natura morale, in quanto con questo interessamento si intenderebbe riconoscere la serietà di lavoro e la dignità di propositi che di esso sono state costanti caratteristiche. Tuttavia per quanto la giustificazione estetica cioè l' esistenza vera di un fatto artistico possa sembrare problematica o per lo meno assai rada perchè non è con le sole buone intenzioni che si scrive di teatro la nostra considerazione sarà soprattutto critica, e la benevolenza in que-

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